22 dicembre 2005
TUTTO CALCOLATO
Non poteva esserci esordio eureopeo più complicato in veste di capo-delegazione di quello di Salonicco: quando ci siamo ritrovati nel cuore della notte chiusi in uno stanzino - unici italiani in un ufficio pieno zeppo di greci che fumavano e smadonnavano con eguale intensità in attesa di sapere chi avesse passato il turno - ci siamo un po' pentiti di esserci domandati, in uno dei tanti trasferimenti fra l'hotel e il palasport, cosa avremmo mai scritto sul blog di una trasferta sino a quel momento priva di emozioni e tanto ordinaria.
Il Giotto Padova conquista la qualificazione ai quarti di finale di coppa Cev in una maniera rocambolesca e, bisogna ammetterlo, piuttosto infelice: risulta infatti difficile gioire per una pesante sconfitta per tre a zero, oltretutto piuttosto veritiera nella sua perentorietà. Il Paok ha giocato per vincere e per conquistare la qualificazione sin dai primissimi palloni, mentre i nostri hanno invece prevedibilmente pagato il calo di tensione dopo l'importantissima vittoria-salvezza di campionato a Cagliari. Per quanto nessuno in società avesse caricato la trasferta sarda di significati apocalittici, era piuttosto naturale attendersi un abbassamento della guardia dopo essere arrivati al top delle energie mentali e fisiche in quell'occasione.

Ciò non significa giustificare un atteggiamento rinunciatario nei confronti della competizione europea, tra l'altro a quanto pare di scarso appeal anche per il pubblico, ma bisogna considerare che i nostri ragazzi sono in giro per aereoporti praticamente da sabato scorso e hanno visto la palestra solo per delle semplici sgambate di rifinitura e di smaltimento della fatica. Tuttavia non si può negare che abbiano affrontato il viaggio alla volta del mare Egeo con la grinta e la prontezza di riflessi necessaria per questi appuntamenti...

Il tre a zero dei greci sul Giotto è frutto, oltre che di una giornata tecnicamente infelice, anche delle difficoltà di adattamento ai palloni Mikasa e di un arbitraggio a dir poco vergognoso: passino i guardalinee casalinghi - una triste e radicata consuetudine a certe latitudini - ma è molto meno accettabile che degli arbitri internazionali rinuncino completamente al proprio ruolo super-partes e si facciano completamente coinvolgere da un certo tipo di pressione. E per fortuna che si diceva che, stante la rivalità fra i due Stati, la designazione della coppia di fischietti turchi era favorevole. Chi ci conosce, solitamente ci attribuisce (a ragione) tanti difetti, ma non quello della scarsa obiettività a favore della ragion di casa e quindi crediamo di non esagerare affermando che cinque o sei decisioni nette sono state clamorosamente invertite a nostro sfavore: la prestazione del Sempre Volley rimane comunque mediocre, ma quando si ragiona sul filo di lana dei singoli punti....

Le vere emozioni sono tuttavia arrivate dal dopo-partita. Già nella riunione tecnica del martedì sera avevamo preteso chiarimenti circa il criterio per definire il passaggio del turno e questa richiesta si è poi rivelata fondamentale per difendere con competenza le nostre ragioni. Una volta rientrati in albergo, dopo aver compiuto complicatissime equazioni, avevamo comunicato ai nostri commensali (staff tecnico e atleti) le nostre preziose conclusioni logico-matematiche, affermando che in caso di parziali combattuti sarebbe senza dubbio convenuto perdere tre a zero anziché prolungare la partita di un altro set. Qualcuno ci ha ascoltato non capendo assolutamente nulla; alcuni hanno fintamente annuito con la testa; altri ci hanno preso per pazzi (dobbiamo dare merito al solo scout Federico Cian di averci seguito ciecamente nelle nostre elucubrazioni). E invece avevamo semplicemente ragione. Si può discutere all'infinito sull'assurda ratio di questa norma e anche sull'inefficienza comunicativa di Cev (sul sito ufficiale, sotto la voce regolamenti, campeggia ancora il vecchio criterio del quoziente set) e Federazione Italiana (possibile che per tutta la giornata di mercoledì, prima della gara, nessuno si sia assunto la responabilità di una definitiva risposta chiarificatrice?), ma le regole esistono per essere rispettate e, soprattutto, sono uguali per tutti.
Durante la partita noi, col nostro bel foglietto, tenevamo conto dell'andamento dei punti (alla fine il percorso è stato più simile a quello di una gara di basket, col punteggio continuamente a crescere) e al raggiungimento del ventunesimo punto del terzo set - una bella schiacciata in diagonale di Hietanen - abbiamo timidamente riferito alla panchina che secondo noi la qualificazione era cosa fatta. A patto di perdere il set... Perché a quel punto - paradossalmente all'ennesima potenza - ad entrambe le formazioni conveniva perdere quel parziale: al Paok per cercare in un successivo set di colmare lo svantaggio complessivo, al Giotto per non rischiare di offrie una nuova opportunità di recupero. La razionalità pura avrebbe quindi voluto che si assistesse ad una serie infinita di errori in battuta. I ragazzi in campo però, per fortuna, sono uomini di sport e hanno giocato fino alla fine senza preoccuparsi troppo della matematica. Oppure, più realisticamente, nessuno aveva capito nulla.
Le ore successive ci hanno visti nella frenetica attesa - nel succitato stanzino, fra sigarette e bestemmie - di un verdetto definitivo da parte della Confederazone Internazionale. Dobbiamo ammettere che il delegato tecnico di campo, un ex arbitro ellenico, ci ha subito detto sottovoce che secondo lui avevamo ragione e per questo ha anche subito qualche critica da parte della dirigenza Paok per non aver difeso l'interesse nazionale. Di contro abbiamo preteso che si parlasse almeno un po' d'inglese e che ci fosse detto con chiarezza chi telefonava a chi, perché ogni tanto vedevamo un paio di persone chiudersi a riccio e parlare in una maniera che francamente ci pareva un po' losca. Insomma, non ci era così lontano il ricordo del dirigente del Venezia preso con la valigietta di soldi in mano... Paura non ne abbiamo avuto, ma saremmo stati pronti anche ad immolarci per la causa in un'eventuale rissa (magari facendoci scusa con il buon Cian - ultimo arrivato della famiglia Sempre Volley: qualche episodio di sano nonnismo non guasta in questi frangenti - e ricorrendo alla vecchia scusa infantile dell'impicchiabilità perché "porta gli occhiali"). Una volta giunta la tanto attesa notizia, i greci si sono subito calmati (a nostro parere sapevano già tutto, anche perché al nostro ventunesimo punto dalle loro parti è calato un gelo incredibile): delusi e comprensibilmente freddini, ci hanno congedato comunque con un formale "good luck".
Noi ribadiamo che nel complesso il Paok avrebbe meritato il passaggio del turno e che nel complesso loro possono essere considerati i vincitori morali del doppio incontro, ma non si può certo negare una certa soddisfazione per la prosecuzione dell'avventura europea. Permetteteci poi un po' di soddisfazione personale: siamo riusciti ad imbarcare senza problemi gli atleti, li abbiamo fatti mangiare e bere, abbiamo trasmesso con puntualità tutti gli aggiornamenti in Italia e alla fine li abbiamo anche fatti qualificare. Insomma, siamo moderatamente soddisfatti di noi e speriamo che qualcuno si sia accorto che si può fare affidamento su quel tipo che ogni tanto scrive minchiate su Internet, indipendentemente dal cognome che porta. Cosa si può pretendere di più dalla vita? Nulla. O forse un telefonino nuovo fiammante, come quello dimenticato in terra ellenica in chissà quale spostamento...
Il Giotto Padova conquista la qualificazione ai quarti di finale di coppa Cev in una maniera rocambolesca e, bisogna ammetterlo, piuttosto infelice: risulta infatti difficile gioire per una pesante sconfitta per tre a zero, oltretutto piuttosto veritiera nella sua perentorietà. Il Paok ha giocato per vincere e per conquistare la qualificazione sin dai primissimi palloni, mentre i nostri hanno invece prevedibilmente pagato il calo di tensione dopo l'importantissima vittoria-salvezza di campionato a Cagliari. Per quanto nessuno in società avesse caricato la trasferta sarda di significati apocalittici, era piuttosto naturale attendersi un abbassamento della guardia dopo essere arrivati al top delle energie mentali e fisiche in quell'occasione.
Ciò non significa giustificare un atteggiamento rinunciatario nei confronti della competizione europea, tra l'altro a quanto pare di scarso appeal anche per il pubblico, ma bisogna considerare che i nostri ragazzi sono in giro per aereoporti praticamente da sabato scorso e hanno visto la palestra solo per delle semplici sgambate di rifinitura e di smaltimento della fatica. Tuttavia non si può negare che abbiano affrontato il viaggio alla volta del mare Egeo con la grinta e la prontezza di riflessi necessaria per questi appuntamenti...
Il tre a zero dei greci sul Giotto è frutto, oltre che di una giornata tecnicamente infelice, anche delle difficoltà di adattamento ai palloni Mikasa e di un arbitraggio a dir poco vergognoso: passino i guardalinee casalinghi - una triste e radicata consuetudine a certe latitudini - ma è molto meno accettabile che degli arbitri internazionali rinuncino completamente al proprio ruolo super-partes e si facciano completamente coinvolgere da un certo tipo di pressione. E per fortuna che si diceva che, stante la rivalità fra i due Stati, la designazione della coppia di fischietti turchi era favorevole. Chi ci conosce, solitamente ci attribuisce (a ragione) tanti difetti, ma non quello della scarsa obiettività a favore della ragion di casa e quindi crediamo di non esagerare affermando che cinque o sei decisioni nette sono state clamorosamente invertite a nostro sfavore: la prestazione del Sempre Volley rimane comunque mediocre, ma quando si ragiona sul filo di lana dei singoli punti....
Le vere emozioni sono tuttavia arrivate dal dopo-partita. Già nella riunione tecnica del martedì sera avevamo preteso chiarimenti circa il criterio per definire il passaggio del turno e questa richiesta si è poi rivelata fondamentale per difendere con competenza le nostre ragioni. Una volta rientrati in albergo, dopo aver compiuto complicatissime equazioni, avevamo comunicato ai nostri commensali (staff tecnico e atleti) le nostre preziose conclusioni logico-matematiche, affermando che in caso di parziali combattuti sarebbe senza dubbio convenuto perdere tre a zero anziché prolungare la partita di un altro set. Qualcuno ci ha ascoltato non capendo assolutamente nulla; alcuni hanno fintamente annuito con la testa; altri ci hanno preso per pazzi (dobbiamo dare merito al solo scout Federico Cian di averci seguito ciecamente nelle nostre elucubrazioni). E invece avevamo semplicemente ragione. Si può discutere all'infinito sull'assurda ratio di questa norma e anche sull'inefficienza comunicativa di Cev (sul sito ufficiale, sotto la voce regolamenti, campeggia ancora il vecchio criterio del quoziente set) e Federazione Italiana (possibile che per tutta la giornata di mercoledì, prima della gara, nessuno si sia assunto la responabilità di una definitiva risposta chiarificatrice?), ma le regole esistono per essere rispettate e, soprattutto, sono uguali per tutti.
Durante la partita noi, col nostro bel foglietto, tenevamo conto dell'andamento dei punti (alla fine il percorso è stato più simile a quello di una gara di basket, col punteggio continuamente a crescere) e al raggiungimento del ventunesimo punto del terzo set - una bella schiacciata in diagonale di Hietanen - abbiamo timidamente riferito alla panchina che secondo noi la qualificazione era cosa fatta. A patto di perdere il set... Perché a quel punto - paradossalmente all'ennesima potenza - ad entrambe le formazioni conveniva perdere quel parziale: al Paok per cercare in un successivo set di colmare lo svantaggio complessivo, al Giotto per non rischiare di offrie una nuova opportunità di recupero. La razionalità pura avrebbe quindi voluto che si assistesse ad una serie infinita di errori in battuta. I ragazzi in campo però, per fortuna, sono uomini di sport e hanno giocato fino alla fine senza preoccuparsi troppo della matematica. Oppure, più realisticamente, nessuno aveva capito nulla.
Le ore successive ci hanno visti nella frenetica attesa - nel succitato stanzino, fra sigarette e bestemmie - di un verdetto definitivo da parte della Confederazone Internazionale. Dobbiamo ammettere che il delegato tecnico di campo, un ex arbitro ellenico, ci ha subito detto sottovoce che secondo lui avevamo ragione e per questo ha anche subito qualche critica da parte della dirigenza Paok per non aver difeso l'interesse nazionale. Di contro abbiamo preteso che si parlasse almeno un po' d'inglese e che ci fosse detto con chiarezza chi telefonava a chi, perché ogni tanto vedevamo un paio di persone chiudersi a riccio e parlare in una maniera che francamente ci pareva un po' losca. Insomma, non ci era così lontano il ricordo del dirigente del Venezia preso con la valigietta di soldi in mano... Paura non ne abbiamo avuto, ma saremmo stati pronti anche ad immolarci per la causa in un'eventuale rissa (magari facendoci scusa con il buon Cian - ultimo arrivato della famiglia Sempre Volley: qualche episodio di sano nonnismo non guasta in questi frangenti - e ricorrendo alla vecchia scusa infantile dell'impicchiabilità perché "porta gli occhiali"). Una volta giunta la tanto attesa notizia, i greci si sono subito calmati (a nostro parere sapevano già tutto, anche perché al nostro ventunesimo punto dalle loro parti è calato un gelo incredibile): delusi e comprensibilmente freddini, ci hanno congedato comunque con un formale "good luck".
Noi ribadiamo che nel complesso il Paok avrebbe meritato il passaggio del turno e che nel complesso loro possono essere considerati i vincitori morali del doppio incontro, ma non si può certo negare una certa soddisfazione per la prosecuzione dell'avventura europea. Permetteteci poi un po' di soddisfazione personale: siamo riusciti ad imbarcare senza problemi gli atleti, li abbiamo fatti mangiare e bere, abbiamo trasmesso con puntualità tutti gli aggiornamenti in Italia e alla fine li abbiamo anche fatti qualificare. Insomma, siamo moderatamente soddisfatti di noi e speriamo che qualcuno si sia accorto che si può fare affidamento su quel tipo che ogni tanto scrive minchiate su Internet, indipendentemente dal cognome che porta. Cosa si può pretendere di più dalla vita? Nulla. O forse un telefonino nuovo fiammante, come quello dimenticato in terra ellenica in chissà quale spostamento...
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