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10 aprile 2006

CONTRO LA CRISI D'ASTINENZA 

Un po' ci spiace che le notizie relative al settore giovanile del Sempre Volley arrivino col contagocce. Un po' perché l'attività dei giovani - per quanto al giorno d'oggi quasi tutte le società preferiscano, più o meno costrette dalla congiuntura, rivolgersi ai mercati esteri che investire nel proprio vivaio - rappresenta comunque un ponte proiettato al futuro.

Dopo le splendide settiamne di passione che hanno portato il Giotto alla salvezza, saranno sicuramente molti gli appassionati colpiti da astinenza pallavolistica. Quale miglior rimedio che una bella partita?

Questa sera al PalaBernhardsson sono infatti di scena i ragazzi dell'under 20. E non si tratta di una sfida qualsiasi, ma della gara di andata della terza fase di Junior League. Di fronte ai padovani i talentuosissimi tipi della Cimone Modena, con figli d'arte e ragazzi dal sicuro avvenire. La vincente di questa sfida andrà dritto dritto alle finali nazionali di categoria.

Non ci aspettiamo certo gli spalti gremiti delle gare di serie A, ma è un peccato che questi ragazzi, così pieni di entusiasmo e belle speranze, giochino di fronte solo a mamme, papà e fidanzate...

05 aprile 2006

IL PAGELLONE 

Fine stagione, tempo di bilanci.

Il felice esito del finale di campionato ci solleva dall'ingrato compito del pagellone con promozioni e bocciature: la gioia per la permanenza in A/1 è tale che possiamo mutuare il caro e vecchio sei politico in un'abbondante sufficienza per tutti.

Il blog, almeno per ora, non chiude certo i battenti. Vi invitiamo quindi a passare ancora di tanto in tanto di qua: forse non spareremo bombe come quella di Dineikin (al Tours ci hanno copiato, comunicando l'ingaggio di Ivan Miljkovic!), ma magari qualche novità in anteprima la forniremo.

Ma passiamo in rassegna tutti i protagonisti di quest'avventura:

Massimo Botti: era un nostro vecchio pallino al FantaVolley (abbiamo vinto uno scudetto nazionale - mica il torneo della parrocchietta - con lui e Karabec al centro!), per questo non riuscivamo a capacitarci del suo difficile inizio di campionato. Poi è cresciuto alla distanza, sia in campo che fuori. A Capodanno ci è rimasto in canna questo titolo per un post, ma sono stati davvero... Botti di fine stagione!

Andrea Garghella: abituati a vederlo quasi ogni giorno da 4 anni, ci si scorda che il ragazzo a soli 24 anni ha affrontato la prima stagione da libero titolare nel massimo campionato e per di più in una squadra che molti davano per spacciata. Si è imposto per maturità e per intelligenza, conscio dei suoi margini di miglioramento in difesa. Non siamo i soli ad esserci accorti delle sue qualità: in questi giorni anche un certo Gian Paolo Montali. Però pure lui è arrivato in Nazionale prima di noi...

Matti Hietanen: un valore aggiunto della panchina patavina. Opposto potente con la beata incoscienza della gioventù, si è sempre fatto trovare pronto in gara e ha alzato notevolmente il livello degli allenamenti. La prima volta che ha fatto un pallonetto son suonate le campane a San Pietro.

Rodrigo Gil: probabilmente avrebbe voluto giocare un po' di più, ma non ha mai smesso di incitare chi occupava il posto da titolare. Tra i pochi giocatori con un libro in mano e questo ci suscita sempre gran simpatia.

Simo Pekka Olli: discorso analogo a quello di Matti. Ha smentito a suon di muri chi credeva che i finlandesi fossero bravi solo a fare i boscaioli (e a guidare le macchine di F1, aggiungiamo noi) e venissero a Padova a fare i soprammobili. Ci dicono che una tifosa ha affrontato la lunghissima trasferta di Cuneo solo per lui.

Peter Veres: arrivato col marchio di miglior giocatore del campionato spagnolo (non esattamente una garanzia: quello prima era Daniele Desiderio...), è stata la rivelazione della stagione del Giotto. Giocatore di primissima fascia sia tecnicamente che caratterialmente. L'unico a non aver capito fino a Natale la nostra discendenza diretta col Presidente e, nonostante questo, non averci trattato a pesci in faccia.

Mikko Esko: poche squadre hanno espresso un gioco veloce e spinto (non nel senso che a volte era vietato ai minori) come il Sempre Volley. Ha trovato una fantastica intesa con le bande. Giocasse in Italia da qualche anno in più e fosse più smaliziato tecnicamente, sarebbe tra i migliori palleggiatori del campionato. Ma ci arriverà. Diversamente con la sua voce profondissima può tranquillamente diventare il nuovo Barry White.

Bjorne Andrae: talento sopraffino che a volte funziona solo a intermittenza. Su alcune vittorie importantissime c'è il suo marchio indelebile. Quando si ostina a non ricevere in palleggio fa arrabiare gli allenatori, ma poi cancella tutto con giocate magiche. Ha un'invidiabile (e effettivamente invidiato) harem.

Davide Tovo: era ragazzino ed ora è il veterano della squadra. Questo ci dice che il tempo passa: soprattutto per noi. Mai come quest'anno si è sentito parte in causa dei destini della squadra ed è stato un collante fondamentale per lo spogliatoio. Nel suo carnet punti e muri decisivi, ma soprattutto l'amicizia profonda con Fei (Santa Croce: si scherza, eh...).

Christian Pampel: senza farsi notare troppo, nel girone di ritorno è stato tante volte MVP del match. Forse la pallavolo moderna predilige gli opposti molto potenti e in grado di risolvere da soli la partita, ma a noi questo ragazzo un po' schivo e timido non dispiace affatto. Si mormora che Berlusconi gli invidi l'agguerrito ufficio stampa.

Luca Cibin: un po' tutti sono rimasti impressionati dall'impegno e dai progressi del bocia. Condivide con chi scrive queste righe il destino da figlio di Presidente, ma senza dubbio gioca a pallavolo molto meglio di noi.

Marco Cosimo Piscopo: un altro che, se arriverà ai massimi livelli, dovrà ringraziare di esser passato da Padova. Mezzi fisici incredibili e un carattere mai arrendevole. Non può che migliorare col tempo. Fortifica il carattere e la pazienza dei suoi compagni di squadra. Specie di chi finisce in camera con lui.

Stas Dineikin: non pervenuto.

Gigi Schiavon: ha ricompattato il morale della truppa quando a molti la missione pareva impossibile. Lo conosciamo da tantissimo tempo: umanamente non è cambiato di una virgola e questo è un gran bene. Il bonsai che regalò alla famiglia Sartorati alla fine della sua prima avventura padovana (l'unico omaggio spontaneo mai ricevuto in tanti anni) non ha resistito tantissimo. La stima e l'affetto reciproco, invece, alla grandissima.

Simone Roscini: genuino e ruspante, nonché preparatissimo, è uno dei prediletti del Presidente. Fra i tanti ha un pregio e un difetto: vota dalla parte sbagliata, ma confidiamo nella sua strenua opposizione per non indossare mai la cravatta in panchina.

Mauro Berruto: a nostro avviso c'è il suo marchio nell'impostazione di gioco di questa squadra. Le sue dimissioni hanno inchiodato i giocatori alle loro responsabilità. In più ci costa dirlo, ma forse scrive meglio di noi.

Angelo Lorenzetti: non pervenuto.

Mariella Cavallaro: allenatrice del settore giovanile, collabora spesso agli allenamenti della prima squadra. Soprattutto per espiare la colpa (mortale secondo il codice penale di Roscini) dei tanti palloni persi con i giovani.

Paola Pavan: viene nominata spesso per le più o meno volute gaffes, ma a pensarci bene a Padova ci sono molti meno infortuni che nelle altre squadre. Che sia un caso oppure no, ci siamo definitivamente convinti che abbia davvero la laurea in medicina e anche che non l'abbia presa al Cepu.

Valter Daniele: fisioterapista e molto di più. Dobbiamo ringraziarlo se più e più volte abbiamo corso il concreto rischio di giocare senza maglie o di restare senza staff medico per mancanza del passaporto. Teorizzatore dell'esistenza di diversi tipi di ordine, il suo è certamente molto particolare. Anche se di fronte alla fidanzata nega l'evidenza, ha fans sparse in tutti i palazzetti d'italia e ne conquista di nuove durante i trasferimenti aerei.

Denis Roncolato: massaggiatore sempre a disposizione. All'inizio urlava "gol" ogni volta che la palla colpiva la rete, ma alla fine ha capito il meccanismo del gioco. Denis, con una enne.

Paolo Borghi: il preparatore atletico del Giotto è un vero pezzo da novanta. In molti forse non sanno nemmeno chi sia, perché lavora lontano dai riflettori, ma i giocatori si fidano enormememente di lui. Ci piacerebbe vederlo un po' più spesso alle partite, anche se quasi ogni anno c'è al derby con Treviso. Per salutare quelli della Sisley.

Sandro Camporese: sarebbe riduttivo citarlo sempre e solo per le chicche culinarie che scova su e giù per l'Italia. In trasferta non è mai morto nessuno, tutto è sempre filato liscio e lui c'era sempre. Vivrebbe a completa disposizione dei ragazzi, ci chiediamo solo se al lavoro sappiano che faccia abbia.

Federico Cian: l'ultimo arrivato in casa SempreVolley. Gli scoutman sono sempre tipi strani: non vede la tv a due metri di distanza dallo schermo, ma è in grado di valutare con precisione certosina una ricezione a due chilometri di distanza dalla sua postazione. Nessuno è perfetto: è trevigiano e, anche se nega, tifa Sisley.

Roberto Rossi: forse non è ancora pronto per fare lo scout (il boy scout, sia chiaro), ma per Londra 2012 c'è qualche speranza. E' stato dirottato con successo alal realizzazione dei siti Internet e alla gestione dei led pubblicitari e promette per l'anno prossimo effetti grafici mirabolanti. A noi basta che nessun tabellone esploda durante il gioco.

Maurizio Sartorati: come Woody Allen alla ricerca dell'immortalità, si è avvicinato a qualsiasi religione e movimento spirituale che gli promettesse la salvezza. Ha seguito l'ultima gara con amuleti di tutti i tipi, ma a vincere alla fine è stata come sempre la sua tenacia. Santo subito.

Stefano Santuz: ad un'intervista sul giornale preferisce una bella chiacchierata davanti ad una birra. Poco appariscente e riservato(di certo la persona col carattere più simile al nostro in tutto il Sempre Volley), ha sempre costruito squadre di ottima fattura. Chissà se anche quest'anno al penultimo giorno di mercato il Presidente gli venderà qualche pezzo del puzzle.

Marco Barbagelata: uomo del marketing dalle mille idee e dalla passione infinita. Abbiamo imparato che customer satisfaction non è una canzone dei Rolling Stones.

Carlo Vettore: l'amore ce lo ha quasi portato via, ma non che prima con la testa fosse tanto più presente. Era il nostro compagno di stanza per le trasferte ed è un gran bravo ragazzo. Non gli perdoneremo mai di non aver scattato bene la foto con le ballerine brasiliane.

Stefania Bottaro: ci chiediamo come possa essere ancora normale dopo lustri di lavoro in quella gabbia di matti. Per complicarsi le cose si è pure sposata il friulano. La chiacchierata di Anversa vale da sola un'amicizia profondissima, anche se non ha saputo dirci se Andrea Zorzi ha una relazione con Ilaria D'Amico.

Alessandra Principi: responsabile della direzione del Palasport, occupa questa posizione di prestigio per qualità vere e non certo in omaggio ad un fantomatico criterio delle quote rosa. In più sa con chi sta Andrea Zorzi, ma non vuole dircelo. Ci ha comunque rassicurato che non si tratta di Ilaria D'Amico.

Alessandro La Torre: se il campo è sempre in ordine e il PalaBernhardsson meno brutto di quanto non sia in realtà, il grande merito è di questo infaticabile stakanovista. L'anno prossimo, per metterlo alla prova, proveremo ad organizzare un concerto e una partita di volley in contemporanea.

Samuela Schiavon: segretaria esecutiva, fin troppo buona. Fra un po' la vedremo anche riparare gli impianti elettrici e idraulici delle case dei giocatori. Impossibile che quelli lascino giù qualcosa di mancia, sarebbe giàq ualcosa che la ringraziassero.

Mario Rengruber: si arrabbierà per averlo messo anche in questo elenco vicino alla sua cara marmottina. Addetto agli arbitri e mille altre cose, pesa a occhio gli spaghetti per i coinquilini Roscini e Cian. Ha un affetto incredibile per Padova, ripagato dall'impagabile soddisfazione di conquistare la salvezza nella terra di chi "ha solo il radicchio" (cit.).

Letizia Zagarese: l'area ospitality è territorio suo. Le sue composizioni artistico-gastronomiche (in Cev le mele con i colori delle bandiere delle squadre partecipanti!) sono praticamente delle opere d'arte. E se le cose vanno male si possono sempre lanciare ai giocatori.

Andrea Ascani: momentaneamente fuori servizio, ma il suo freudiano best speaker (anziché spiker, cioè schiacciatore) durante le premiazioni di Cev entrerà nella storia.

Giorgio Malacchini: dalla radio al microfono del Palasport. L'anno prossimo passerà anche gli spazzoloni durante i time-out tecnici.

Roberto Pomiato: telecronista che ogni tanto ci omaggia di una citazione durante i commenti televisivi. Basta poco per gratificare il nostro ego.

Diego Benetello: ha dato una mano in tantissime occasioni, sfoggiando fra l'altro un inglese impeccabile. Porta la cravatta nera del Sempre Volley meglio di chiunque altro.

E poi ci sarebbero gli sponsor, i giornalisti e i mitici tifosi. Non vogliamo correre il rischio di dimenticare qualche nome, ma i diretti interessati sanno di essere stati una componente fondamentale del film.

E Andrea Sartorati, il palettaro? E' di sicuro una persona fortunata perché può scrivere di questa bella realtà. La cosa strana è che ci sia qualcuno disposto a leggerlo.

03 aprile 2006

UNA VITTORIA FEI DA TE 

Eccoci qui. Il Giotto Padova termina in estasi, espugnando il PalaVerde, una delle stagioni più travagliate e accidentate della sua lunga storia.

In una giornata carica di elettricità e tensione, il Sempre Volley ha conquistato il diritto a disputare anche il prossimo campionato nella massima serie. Ora si aprirà il consueto lungo periodo di passione, con la missione impossibile di far quadrare sogni e bilanci, ma per ora godiamoci questo importante traguardo senza pensare ad altro. Per chi volesse, il portale del volley padovano www.volleypadovano.org(asm) si interroga con un sondaggio sulla chiave di volta della stagione padovana.

Correndo il rischio di cadere nella retorica più stucchevole, vogliamo subito spendere una parola ricordando un fatto che ha segnato profondamente quest'annata sportiva, ossia la scomparsa, a pochi giorni di distanza, di Golas e Sapega. Forse in pochi se ne sono accorti, ma quest'anno Andrea Garghella - cui in queste ore è arrivata la lieta novella della prima convocazione in Nazionale - ha giocato sempre con un calzino recante una scritta col pennarello in ricordo del suo caro amico Arkadiusz. Non un semplice e banale gesto scaramantico, ma una dimostrazione d'affetto autentica. E noi quella scritta l'abbiamo fissata ogni domenica, magari per pochissimi istanti, ma sempre attratti da una sorta di ipnotico magnetismo. Il nostro assoluto agnosticismo non ci consente di spiegare la cosa, ma siamo convinti che in tutti questi mesi in campo non siamo mai stati soli.

La gara di Treviso si è subito rivelata surreale. In prima fila - siamo sensibili alle casse trevigiane: ci auguriamo che la Sisley abbia fatto pagare loro il prezzo pieno - abbiamo subito notato gli emissari della Codyeco Santa Croce. Scrutavano con aria interrogativa qualsiasi movimento tra le panchine e ci siamo chiesti chissà quale trame immaginassero nei semplici e educati saluti del Presidente o di Davide Tovo ai vecchi compagni Fei e Vermiglio. Perché, qualora non lo sapessero, questi campioni sono passati e si sono formati - non solo dal punto di vista sportivo - a Padova. Perché tanti anni di serie A, soprattutto con un certo stile, non passano inosservati. Ed è forse per questo che oggi non si contano le telefonate, gli sms e le mail di congratulazioni giunte da tutto l'ambiente pallavolistico nazionale.

Per chi non lo avesse capito il comportamento della società toscana delle ultime settimane non ci è affatto piaciuto. In un paio di lustri di volley ad alto livello mai avevamo sentito qualcuno preoccuparsi con tanta enfasi della regolarità di quanto avveniva sugli altri campi. Certo - e questo non è il massimo - le ultime giornate hanno sempre riservato parecchie sorprese a causa delle differenti motivazioni fra squadre già qualificate e/o senza obiettivo e quelle ancora in lizza per un traguardo, ma nessuno ne ha mai fatto una questione di Stato. Anche perché, se la matematica continua a non essere un'opinione, l'ultima giornata pesa per un misero ventiquattresimo sui bilanci di un campionato... Una squadra che gestisce i propri uomini, come ha legittimamente fatto la Sisley domenica in vista dei suoi imminenti play-off, ha forse qualcosa di diverso dalla Copra zeppa di infortunati che ha affrontato la Codyeco nel corso del campionato? Tutte queste cose, purché rimangano nei sentieri della correttezza (speriamo sia chiaro che la Sisley avrebbe fatto la stessa identica cosa con qualsiasi avversario), sono assolutamente normali e comprensibili: o forse Vermiglio doveva spaccarsi la schiena in una gara priva di significati per la sua squadra?

E comunque, nonostante tutto, è stata gara vera. Come dimostrano due parziali finiti ai vantaggi e la concreta paura che il Giotto finisse la benzina proprio a pochi metri dal traguardo. Non nasconderemo il fatto che Carletti non è così bravo come il palleggiatore della Nazionale e che Kral non vale Tencati, ma siamo sicuri che il fatto che Bagnoli abbia sostituito lo spento Papi con un determinatissimo Casoli sia il segnale di un tecnico che non vuole vincere la partita? Leggere Capra in sestetto può dare adito a qualche dubbio solo a chi non c'eraperché il ragazzo si è presentato con quattro muri quattro...

L'ace finale di Pampel è stata una vera liberazione. Come al solito in questi casi, l'esultanza finale non è stata il massimo della compostezza (oltre a farci docciare, buscandoci un raffreddore micidiale, ci siamo anche ritrovati a baciare una renna: e ora tocca pure all'orecchino...), ma le aspettative erano troppo alte per aspettarsi una reazione consona ad un tempio sacro come Wimbledon.

Il Giotto è salvo. E siamo convinti di esserci meritati fino in fondo questo lieto finale. E' la vittoria dei giocatori, dei tecnici (personalmente includiamo anche Mauro Berruto tra i firmatari della salvezza: alla fine pure il suo non-esserci, con una scelta tanto difficile quanto nobile, ha assunto un significato particolare), della società e dei tifosi. I quali rappresentano senza dubbio il patrimonio su cui fondare i prossimi passi verso il futuro. Gli abbracci e le strette di mano finali valgono tanto, tantissimo.

Concludiamo spendendo due doverose parole su Gigi Schiavon. Che su questa salvezza ha inciso il suo nome a caratteri cubitali. Spesso in questo blog poniamo l'attenzione su episodi minori, ma che - speriamo - spiegano bene la diversità dell'ambiente patavino. Nella festosa pizzata post-salvezza, animata dai cori della Tana Bianconera, il tecnico di Trebaseleghe, giustamente acclamato dai presenti, si è distinto per la consueta umiltà e semplicità. Alzandosi da tavola per tornare a casa, si è congedato con un semplicissimo "grazie per la compagnia". Come se fosse una normalissima serata tra amici. E infatti, a pensarci bene, lo era.

Forse è proprio questa la chiave del successo, da anni, di Padova: una coperta che è sempre molto corta e che viene tirata da tutte le parti per coprire le varie carenze. Ma che non si spezza mai.

ANCORA/1 

E che festa sia. Per le analisi approfondite ci sarà tempo, ora solo gioia.

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