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29 novembre 2005

ADESSO SI PUO' DIRE 

Con qualche giorno di ritardo - causa anche un'incomprensibile riluttanza dell'Acanto Mantova (società dall'orientamento alquanto confuso in questi giorni, se è vero che in un proprio recente comunicato stampa ha addirittura affermato che Mauro Berruto si sarebbe autocandidato per il posto di allenatore: eh già, ci si dimette da Padova per andare in A2...) - è finalmente arrivata la liberatoria che permette al Sempre Volley di dire con tutti i crismi dell'ufficialità che Luigi Schiavon è il nuovo allenatore del Giotto Padova.

In realtà il buon Gigi già da qualche giorno si è messo con entusiasmo al lavoro per cercare di raddrizzare la rotta di un campionato sin qui assai poco esaltante per i colori bianconeri. Nella babele linguistica degli allenamenti, i finlandesi avranno ora quindi modo di esercitarsi anche con il dialetto veneto.

Dopo tanti giorni di pausa campionato, e quindi essenzialmente di chiacchiere, si sta finalmente riavvicinando il tempo del volley giocato. Prima di rituffarsi nel campionato - con la sfida a Cuneo nel posticipo serale di lunedì 5 dicembre - il Giotto scenderà in campo domani in quel di Este per l'ennesima amichevole stagionale con Verona.

Diversi i motivi di curiosità della sfida agli scaligeri, da entrambe le parti della rete: in campo patavino sarà interessare osservare eventuali novità tattiche seguenti il cambio in panchina (anche se, come ci ha confermato - se mai ce ne fosse stato il bisogno - lo stesso Gigi, ben poco si può obiettare al lavoro svolto sin qui da Berruto), mentre per quel che riguarda la Marmi Lanza il pubblico del PalaEste avrà l'occasione per rivedere all'opera Lorenzo Bernardi. Non uno qualunque, ma addirittura Mister Secolo della pallavolo mondiale.

E' certamente un grosso piacere che un campione di questo spessore sia tornato ad arricchire il tasso tecnico del nostro torneo, ma un po' ci stupisce osservare che, tra le tante articolesse spese per celebrare acriticamente il suo ritorno (tra l'altro subito fruttuoso dal punto di vista dei punti in classifica), nessuno si sia chiesto come mai il personaggio in questione dopo appena due mesi abbia fatto marcia indietro - e non certo gratuitamente! - rispetto alle roboanti dichiarazioni rilasciate all'inizio dell'avventura ellenica con l'Olympiakos Pireo.

Le settimane di pausa hanno portato alla luce anche un inaspettato caso di doping nella pallavolo nostrana. Vittima un altro mostro sacro del firmamento del volley: Luca "bazooka" Cantagalli. Il veterano - gran carriera in campo, ma noi abbiamo cambiato idea dopo averlo visto parcheggiare senza problemi a Taranto la sua BMW nello spazio riservato ai portatori di handicap - è stato pizzicato positivo ad un controllo, pare per una semplice dimenticanza burocratica. A parte la nostra ignoranza in campo farmaceutico, ci chiediamo com'è possibile che siano state dimenticate - sia da parte dell'atleta che della società - le procedure per un farmaco assunto, stando alle parole del campione, da oltre vent'anni. Insomma, non siamo ai livelli ridicoli delle scuse dei calciatori (shampoo o carne di cinghiale al nandrolone (mandorlone, nella celebre traduzione biscardiana)le più esilaranti), ma ci pare che l'impianto difensivo abbia qualche falla. Comunque fortunata la Codyeco Santa Croce che in sostanza vede dimezzarsi la sospensione cautelativa grazie alla pausa del campionato: di sicuro sarebbe successo lo stesso qualora il cognome del pizzicato fosse stato più anonimo...

22 novembre 2005

PANCHINA PRENOTATA 

Nemmeno il rientro da un breve viaggio di piacere in Germania (smentiamo categoricamente la suggestiva ipotesi di chi ci voleva nella patria di Freud e Jung, sguinzagliato da Berruto, per approfondire la complessa psicologia degli atleti teutonici) ci ha fatto trovare occupata la casellina dell'allenatore in casa Giotto Padova.

Quella che doveva essere una questione-lampo (avremmo trovato ingiustificato il marcato ottimismo societario se non avessimo sentito con le nostre stesse orecchie uno dei tecnici contattati parlare già di orari degli allenamenti e del programma delle amichevoli, invece è andata come è andata...), si sta rivelano una sorta di storia infinita.

Ora, oggettivamente, il traguardo sembra molto vicino: il candidato, inutile nasconderlo, è quello di Gigi Schiavon. Il professore di Trebaseleghe è una vecchia conoscenza del Sempre Volley, avendo guidato in passato sia le giovanili bianconere che la prima squadra. E noi, non ci stuferemo mai di ripeterlo, consideriamo quelle squadre come alcune fra le più belle che mai ci sia capitato di vedere nei palazzetti di tutta Italia: e se quell'under 18 era una formazione che avrebbe potuto tranquillamente navigare tranquilla in un campionato di A2 con Meoni, Tovo, Vianello, Baroldi, Padovani, Bertossi e Baggio, l'altra era una formazione che schierava in attacco nientemeno che Pippi, Krystof Stelmach e Franceschi. Tre ottimi giocatori, ma certamente non dotati di un braccio-kalashnikov in attacco: eppure quella Jucker era un paicere per gli occhi degli spettatori (un po' meno per la pazienza dei giornalisti, dato che le gare duravano mediamente tre ore), con i suoi frequentissimi attacchi da seconda linea e un gioco sempre vario.

Alla notizia manca ancora l'ufficialità, anche perché l'Acanto Mantova, la società con cui Schiavon ha iniziato la stagione, non ha ancora concesso la liberatoria per svincolare Gigi da ogni impegno col club lombardo. Si tratta, speriamo, di un impedimento solo burocratico. Per fare un esempio in parallelo, oggi Berruto potrebbe già accasarsi in un'altra piazza. E ci chiediamo se, in un mondo di furbi, il Sempre Volley faccia bene a comportarsi in ogni situazione con estrema lealtà e un altissimo senso etico. Da queste parti si contatta un allenatore per volta, senza diffondere facili illusioni...

La scelta di Schiavon ha i suoi pro e i suoi contro. Di certo si tratta di un personaggio sanguigno (anche lui entrerà nei club dei costretti con la giacca) e che conosce già a fondo l'ambiente patavino. Inoltre è unanimamente riconosciuta la sua capacità di rendere al meglio con un gruppo giovane: nonostante tutti si accollino i meriti della sua scoperta, ricordiamo in questa sede rammentiamo che l'esimio professor Prandi scartò un certo Alessandro Fei ad un provino, mentre il buon Gigi ci scommise ad occhi chiusi, lanciandolo titolare a soli 16 anni.

Poi - permettetici un ricordo personale, perché in fondo gli allenatori sono uomini e vanno valutati anche per le qualità espresse nella quotidianità fuori dal campo - in tutti questi anni di regno del lider maximo Sartorati, è stato l'unico a ricordarsi della sempre discreta first lady, omaggiandola a fine stagione - dopo la risoluzione del contratto, mica la conferma! - di un apprezzato bonsai.

Legittima è invece la critica di chi osserva come l'Acanto Manrtova occupi in questo momento un poco lusinghiero penultimo posto in classifica in serie A2. Tutto vero. Curioso è invece notare che questa puntualizzazione arrivi da chi poco tempo fa ha difeso a spada tratta un tecnico molo bravo e preparato come Mauro Berruto, allo stesso modo - se si giudicano solo i punti in classifica - deludente. E allora ci chiediamo: non sarà che il sistema sportivo italiano e mondiale tuteli infinitamente solo gli atleti? Ci verrebbe da dire, parafrasando un cantautore che incontra i nostri favori, che non è da questi particolari che si giudica un allenatore...

18 novembre 2005

FUMATE GRIGIE 

Volevamo stupirvi con effetti speciali. Ok, lo ammettiamo: eravamo pronti ad annunciare l'ingaggio di Angelo Lorenzetti come nuovo allenatore del Giotto Padova dopo le dimissioni di Mauro Berruto. Bastava premere "pubblica post" e il pezzo era bello e pronto da qualche giorno, in barba al manuale del bravo giornalista (ma non siamo soli se anche il più diffuso quotidiano nazionale calpesta la deontologia professionale, copiando e incollando stralci di un blog senza preoccuparsi minimamente di citare la fonte: vedi qui): una cena di qualche giorno fa in quel di Ferrara con il tecnico di Fano ci aveva illuso che fosse tutto a posto, tranne qualche piccolo dettaglio e alcune formalità burocratiche da sbrigare. Evidentemente non è andata così e ancora non capiamo perché il triangolo Lorenzetti-Federazione-Sempre Volley si sia rivelato alla fine una specie di beffardo gioco delle tre carte.

Ora ci ritroviamo, come tutti, nell'attesa del fatidico nome. I giornali parlano di Santilli come primo candidato alla panchina bianconera. Non conosciamo personalmente l'allenatore che nella prima parte di stagione ha guidato la Benacquista Latina, per cui ci asteniamo da qualsiasi giudizio. Di sicuro, chiunque sia, il nuovo tecnico avrà bisogno del sostegno di tutti (ma soprattutto della collaborazione degli atleti) per raddrizzare la stagione e dare anche un senso utile al doloroso e coraggioso gesto di Berruto.

Che sia un angelo o un sant...illi, sempre di miracoli si parla. E noi, una volta tanto, vogliamo abbandonare il nostro agnosticismo.

15 novembre 2005

L'ALTRO LATO DELLA PANCHINA 6
Grazie a tutti. I perché della mia scelta
 

Cari amici del SempreVolley Padova,
per darvi una idea più chiara dei motivi che hanno portato alle mie dimissioni devo fare un paio di premesse:

- in Italia (dove si gioca senza dubbio il campionato più bello-forte-desiderato del mondo) ci sono 14 squadre di A1 e quindi 14 allenatori. Gli allenatori italiani di pallavolo regolarmente tesserati sono alcune migliaia e, naturalmente, tutti sognano di allenare in A1. Ma anche tutti gli allenatori del resto del mondo sognano di allenare in A1 in Italia. Fate voi i conti per determinare statisticamente quanti ci riescono.

- io vengo dal nulla pallavolistico. Non sono ex-giocatore di successo, non ho pedigree acquisiti per chissà quale merito ancestrale. Se sono arrivato ad allenare in A1 l'ho fatto guadadagnando e difendendo ogni centimetro che conquistavo. La mia strada è incominciata nell'anno del Signore 1989, la mia squadra si chiamava Coordinamento Giovanile San Paolo, Oratorio di S. Bernadino, Borgo San Paolo, Torino. I campionati ai quali la mia squadra partecipava erano quello Fipav di Terza Divisione (l'ultimo dal basso) e quello delle Pgs (Polisportive Giovanili Salesiane).

Viste le premesse maggiore e minore vi lascio dedurre, per sillogismo, quanto la mia decisione sia stata sofferta. E quanto, ancora adesso, mi faccia soffrire.

Ma ho perso.

Ho perso non negli aspetti tecnici o tattici del gioco. Ho perso, purtroppo, nella cosa più importante in cui credo: che per giocare a pallavolo, scrivere un libro, dipingere un quadro, oltre al muscolo pettorale sia necessario anche quello cardiaco.

Ho perso nel non riuscire a fare sì che la mia squadra, in campo, trasmettesse emozioni. Non gesti tecnici d'eccellenza, non scelte tattiche geniali. Semplicemente emozioni. Mi sarebbero bastati tanti set come il terzo di Macerata e oggi sarei ancora al mio posto, pure con le stesse sconfitte, con le stesse difficoltà, con lo stesso numero di punti in classifica. Con lo stesso pane duro.

Invece ho perso.

Non mi va di fare né l'eroe né la verginella. Sono deluso, arrabbiato, ferocemente triste. Ma, sia ben chiaro, non mi sento tradito da nessuno. Non sono un eroe, né una verginella, né un ipocrita. Per cui credo sia evidente che sono deluso e arrabbiato non nella stessa misura con tutti i miei dodici giocatori. Certamente qualcuno è stato molto al di sotto delle mie aspettative. Ma non credo che nessun atleta venga in palestra demotivato. Così rimprovero a me stesso di non aver saputo trovare la chiave giusta per accendere qualche motore. L'ho cercata, questo sì. Ma non l'ho trovata. E se questi motori si accenderanno adesso questa sarà la conferma dell'utilità della mia decisione. E le considerazioni personali resteranno per me.

Devo ringraziare la società, non formalmente, ma sinceramente. Perché fino all'ultimo secondo (e anche dopo) mi ha trasmesso una fiducia incrollabile. Ma, purtroppo, la fiducia nel mio metodo, nel mio stile, nella mia strada l'avevo smarrita io stesso verificando che alcune situazioni che cercavo di combattere si ripresentavano tali e quali con il passare delle giornate di campionato.

Così nei match dell'ultimo mese ma anche tante volte in allenamento, durante la settimana, mi sono accorto che l'inerzia era preoccupante. E che questa inerzia non avrebbe permesso a questa squadra di raggiungere il suo obiettivo che oggi, dopo un terzo di campionato, è lì a quattro punti. Cioè a poco più di una partita. E di partite ne mancano diciassette.

Ho ritenuto giusto, utile e onesto, fare un passo indietro un minuto dopo l'ultima partita della prima fase di campionato. Ho ritenuto giusto, utile e onesto permettere a chi verrà di poter lavorare per tre settimane prima di arrivare al prossimo appuntamento agonistico sfruttando al pieno la pausa che, in questo momento, è provvidenziale per la squadra. E ho ritenuto utile, giusto e onesto parlare nel corso della settimana scorsa con Presidente e Direttore Sportivo per informarli di tutte queste cose, riservandomi soltanto di attendere la partita di Macerata per ricevere delle ultime risposte che in effetti ho ricevuto, fin troppo chiare e forti.

Così, caduto l'ultimo pallone a Macerata, ho semplicemente applicato una regola. Ho messo in azione un valore in cui credo e che ho raccontato in tutti gli spogliatoi in cui sono stato, a tutti gli atleti che ho avuto l'onore di allenare da Lorenzo Bernardi, mister secolo, a Marco Gaspari, operaio nella vita e libero nel volley della squadra di Torino con cui conquistammo la promozione in A2. Quando racconto questa regola, quando parlo di questo valore dico sempre la stessa frase: "nella pallavolo la cosa che conta più di tutto è la squadra. Solo la squadra permette ad ogni singolo di realizzare i suoi sogni. La squadra sta sopra ogni singolo giocatore. La squadra sta sopra anche all'allenatore".

Non posso sottrarmi alle mie stesse regole.

Grazie a tutti, davvero.

Grazie ai miei atleti, ciascuno dei quali mi ha insegnato qualcosa.
Grazie a Max, che resterà il mio capitano, a Mikko, Simpa, Matti, Peter, Bjorne, Christian, Gil, Marco, Davide, Garghy e Luca.
Ricordatevi che potete farcela davvero a patto che crediate fortemente in voi stessi.

Grazie al mio staff, persone speciali.
Grazie a Roscio, alla dott.ssa Paola, Valter, Dennis, Paolo, Luca, Federico.
Grazie a Mariella per l'aiuto estivo e per la stima.

Grazie ai dirigenti e allo staff della segreteria a cui la passione non manca di certo.
Grazie a Sandro, Carlo, Mario, Stefania, Samuela, Marco, Alessandra.

Grazie allo staff tutto del PalaBernhardsson, in particolare ad Alessandro, splendido esempio di mentalità vincente.

Grazie a tutti i tifosi dei quali ho sentito l'affetto fin dalle e-mail che mi arrivavano in Finlandia. Scusatemi. Avrei voluto farvi vedere qualcosa di più.

Grazie a tutti i giornalisti e addetti ai lavori, con i quali ho avuto un rapporto davvero sincero.

Grazie a Stefano e al Presidente per la fiducia incondizionata della quale non sono riuscito a sdebitarmi. Nella mia carriera ho trovato poche volte situazioni come questa, purtroppo ci siamo incontrati nella stagione sbagliata.

Grazie Andrea.
Grazie per la tua misura e per il tuo amore per questa squadra. Grazie per avermi ospitato su questo blog e permesso, fra le altre cose, di scrivere questo lettera di saluti che mi lascerà un groppo in gola per un po' di tempo. "Le cose hanno vita propria, si tratta solo di risvegliargli l’anima", sono le parole che Gabriel Garcia Marquez fa dire a Melquiades lo zingaro che si rivolge agli abitanti di Macondo mostrando loro i prodigi del magnetismo. Non so se si tratta di magnetismo o di qualche altro segreto alchemico. Ma credo che questa volta la pallavolo, che per ovvie ragioni un po' zingaro mi ha fatto diventare, mi abbia fatto incontrare una persona che ha risvegliato un po' la mia anima. Chi fa sport di professione conosce centinaia di persone, atleti, dirigenti, giornalisti, tifosi. Di qualcuno ci si ricorda con affetto, di qualcuno con rabbia, di qualcun altro non ci si ricorda proprio. A Padova ho trovato una persona vera con la quale ora, davvero, sarà un piacere parlare di tutto con intelligenza, ironia e passione. Lasciando la pallavolo come ultimo argomento.


Beatrice Berruto chiama il suo primo schema


Infine grazie alla mia famiglia, a mia moglie Margherita, a Chicco e Bea che oggi compie un mese. Loro, di sicuro, hanno pagato un prezzo troppo grande per le mie tensioni. Adesso, per un po', papà starà a casa.

Mauro Berruto

14 novembre 2005

L'EUROPA PER DIMENTICARE 

Immaginiamo che non sia la curiosità maggiore da soddisfare in questo momento per i tifosi del Giotto Padova - tra l'altro a pochi, vedendo le recenti prestazioni della squadra, viene in mente che questa è impegnata anche in campo europeo - ma riceviamo or ora dalla Cev la notizia del sorteggio degli abbinamenti di ottavi di finale dell'omonima coppa.

Ancora una volta l'urna di Lussemburgo è stata tutto sommato benevola con il Sempre Volley: saranno i greci del Paok Salonicco a sfidare il Giotto Padova. Una sfida che non appare impossibile dal punto di vista tecnico (ma anche gli ellenici, leggendo la classifica del campionato italiano, penseranno più o meno lo stesso) e che non è nemmeno troppo complicata dal punto di vista logistico.

Il vero mistero è chi si siederà in panchina in occasione delle prossime uscite patavine. Questo blog tenterà di dare la notizia in anteprima: stay tuned.

13 novembre 2005

MACERATA, ULTIMA FERMATA 

Anche la Lube Macerata passeggia senza troppe difficoltà sul Giotto Padova, trafitta in poco più di un'ora dall'ennesima sconfitta per tre a zero e con una prestazione a tratti imbarazzante.

Riesce difficile, nello specifico, catalogare i primi due set (25-16, 25-14) come quelli di una gara fra due formazioni appartenenti allo stesso campionato e l'appellarsi alla forza dell'avversario equivarrebbe a fare un po' la figura di chi guarda il dito anziché il cielo. Ne è dimostrazione lampante il terzo parziale, combattuto punto a punto e che ha mostrato un Sempre Volley finalmente vivo e battagliero. Ad un certo punto della partita sono stati richiamati in panchina i due tedeschi, protagonisti di un'altra prova incolore, ma non vorremmo che in questo modo si individuassero facili capri espiatori: il Giotto è una barca che affonda come collettivo e come progetto unitario di squadra, non come singoli atleti che non rendono come dovrebbero.

La vera notizia del giorno non è comunque, ovviamente, la cronaca sportiva dal Pala FonteScodella, ma le dimissioni, giunte immediatamente dopo il fischio finale, di Mauro Berruto. Il capitano scende dalla nave giusto prima della sosta di campionato e noi vogliamo interpretare questo gesto come l'estremo tentativo di fornire un contributo utile a Padova. Evidentemente il coach si è accorto - non ieri, crediamo -di non riuscire a trasmettere ai suoi ragazzi non solo la sua lezione tecnica, ma anche parte del suo carattere sanguigno e grintoso: chi lo ha visto a bordo campo prendere a calci una sedia, sgolarsi o sfasciare un microfono, ma soprattutto (perché in fondo quelli sono gesti plateali e legati all'emotività del momento) chi lo ha visto allenare con una passione e una dedizione assolute, difficilmente può credere che questi dodici ragazzi siano il frutto di tre mesi alle sue dipendenze.

Rimaniamo convinti che questo gruppo non abbia ancora espresso il suo potenziale: sicuramente non è una formazione di campioni - e nessuno lo ha mai detto - ma la somma dei valori dei singoli non può essere rappresentata da un ultimo posto in classifica così perentorio. Non lo diciamo perché bisogna ostentare ottimismo a tutti i costi (a quello ci pensa già il Presidente del Consiglio) e infatti in questo siamo supportati dalla medesima opinione di chi di pallavolo ci capisce un po' più di noi. A volte è solo questione di alchimia e di come si incastrano i vari pezzi: in Formula Uno - pensiamo per esempio alla McLaren (ok, facile battuta: il Giotto in realtà sembra la Minardi...) - ci sono macchine che hanno singoli componenti tecnologicamente all'avanguardia, ma che in pista rendono, una volta assemblati, meno di altre vetture.

Delusi? Un po', inutile nasconderlo. Anche perché - qui parla Andrea, non il dirigente del Sempre Volley - salutiamo una persona estremamente intelligente e stimolante, con cui ci sarebbe piaciuto parlare un po' più spesso di politica, di cinema, di solidarietà, di letteratura e non di pallavolo. Anche perché - qui parla il dirigente del Sempre Volley, non Andrea - in tanti sembravano conoscere già a priori queste intenzioni, mentre noi le abbiamo subodorate indirettamente e il protocollo (ma esiste un protocollo in queste circostanze?) avrebbe voluto forse un comportamento diverso e ci siamo invece trovati nella paradossale situazione di un viaggio di ritorno in macchina in cui i giornalisti parevano saperne di più dei massimi dirigenti della squadra.

Tristi? Molto. Moltissimo. Perché esistono diversi tipi di dimissioni e queste non sono certo quelle finte - così usuali in Italia - date solo per essere respinte e per fare bella figura; queste sono dimissioni reali, frutto di un malessere forte e autentico. E allora quando qualcuno non si sente nelle condizioni ideali di lavorare o non riesce ad esprimersi come vorrebbe ci si sente tutti - atleti, staff, dirigenti - un po' sconfitti.

E ora? Ora la situazione è ancora meno facile di prima. Perché, fedele (con una coerenza che speriamo verrà apprezzata) alla fiducia incondizionata espressa al coach torinese sin dall'inizio e ancora più fermamente nelle ultime settimane, la società non si è assolutamente mossa alla ricerca di un sostituto. Ma lo farà immediatamente e cercherà di farlo al meglio: non con una scelta di ripiego, come qualcuno già crede, ma sondando ogni possibilità di portare a Padova qualcuno che creda ancora nel progetto e nel sogno di una salvezza oggi lontana.

Perché, sia chiaro, qui non si sbaracca affatto: gente che ha voglia di mangiare il pane duro - porteremo sempre con noi questa bella lezione, sperando che anche a Mauro rimanga qualche sassolino nell'anima di questa esperienza patavina - ne è rimasta.

09 novembre 2005

DIMISSIONI 

Di dimissioni vere o presunte sappiamo ben poco e quel poco lo leggiamo sui giornali. Non siamo così bravi - né, a dire il vero, siamo tanto amanti della dietrologia e della... avantologia - ad interpretare segnali, sguardi, pensieri, mezze parole e semplici sensazioni, per cui ci atteniamo unicamente ai fatti.

Possiamo solamente dirvi con certezza che non sarà Mauro Berruto il prossimo conduttore di "Serie A", il contenitore sportivo della domenica pomeriggio su Canale 5. Ugualmente Paolo Bonolis non assumerà la guida tecnica del Giotto Padova.

Meglio pensare a Macerata...

07 novembre 2005

SOTT'ACQUA 

Piove ininterrotamente da qualche giorno a Padova. E piove sul bagnato anche in casa Giotto, dove l'ennesima sconfitta relega i nostri ragazzi sempre più desolatamente all'ultimo posto in classifica. In questo diluvio, reale (piccola considerazione: ma trent'anni fa le città erano in queste penose condizioni dopo un paio di giorni di pioggia?) e metaforico, anche il buon patriarca Noè sarebbe in grossa difficoltà nell'individuare al PalaBernhardsson due passeggeri per la sua biblica imbarcazione, perché qui a trovarne contemporaneamente due che giochino bene a pallavolo è impresa davvero ardua...

Storicamente il Sempre Volley ha sempre aiutato le squadre in difficoltà (Modena, solo per fare un esempio, negli ultimi tre anni ha sempre interrotto contro Padova le proprie striscie negative), ma probabilmente nemmeno il nuovo coach dell'Rpa Perugia, quel Massimo Caponeri subentrato appena venerdì a Piero Molducci, immaginava un esordio così morbido in A/1. Diciamo la verità: gli umbri hanno un organico costruito per centrare senza troppi problemi l'accesso ai play-off (averne di "ciccioni" come Lebl...) e - nostra piccola considerazione - sono dotati forse della migliore panchina dell'intero campionato, ma ieri sera non hanno certo dovuto sfoderare una prestazione maiuscola per piegare le deboli resistenze del Giotto.

Ci è finalmente piaciuto (e molto) Christian Pampel, ma questa volta sono mancati all'appello gli schiacciatori di banda. Al centro la squadra continua a evidenziare palesi difficoltà e nemmeno i cambi nel ruolo (Tovo per Piscopo, il solo Botti appare intoccabile) sortiscono variazioni sostanziali. Mauro Berruto le ha provate tutte, anche la mossa di richiamare la squadra in spogliatoio tra un set e l'altro (circostanza assai rara, ma consentita dal regolamento e che evidentemente piace agli allenatori di Padova: lo stesso fece Pupo Dall'Olio nel campionato scorso nell'infuocato palazzetto di Gioia del Colle, scatenando le ire degli increduli spettatori pugliesi): in campo si è vista una reazione - il terzo parziale è stato effettivamente il più combattuto - ma la squadra si è di nuovo squagliata come neve al sole all'approssimarsi dei punti decisivi. Continuamo a credere però che l'atteggiamento barricadiero debba essere qualcosa che nasce dall'animo dei giocatori e non stimolato dall'esterno: siamo convinti che Berruto sia al tempo stesso contento di vedere una reazione negli occhi dei suoi ragazzi e incazzato perché questo atteggiamento non è un fuoco che brucia dentro, ma una reazione ad una sollecitazione.

Gli arbitri, ancora una volta, ci hanno messo del loro. Non perché abbiano influito sul risultato finale (anche con qualche errore in meno sarebbe con tutta probabilità finita 3-0), ma perché già a metà del primo set avevano completamente perso di mano la partita. In questo purtroppo il volley sta imitando sempre più alcune malsane abitudini calcistiche: ad arbitrare squadre "scarse" si mandano fischietti scarsi. Avessero, se convinti della bontà delle proprie decisioni, almeno il coraggio di tirare fuori qualche cartellino: nemmeno quello.

Ora, prima della pausa, rimane solo la proibitiva trasferta di Macerata. E' provato scientificamente che alcune persone in situazioni di particolare pericolo trovano un'energia e una forza inaspettata. Sarebbe il caso capitasse anche al Giotto. Per non affondare.

04 novembre 2005

AVVISO AI KAMIKAZE 

Siamo sempre molto sensibili alle tematiche di sicurezza nazionale, per cui ci sentiamo in dovere di girarare alla nostra platea di lettori la seguente comunicazione, giuntaci direttamente dai servizi segreti nostrani (quando sentiamo alcuni uomini politici italiani parlare di intelligence ci chiediamo se non viviamo in un ossimoro permanente...):

"Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi non sarà presente al PalaBernhardsson domenica 6 novembre alle ore 18 per l'incontro di volley Giotto Padova - Rpa Perugia".

Confidiamo invece in una massiccia partecipazione di tifosi veri e appassionati.

03 novembre 2005

L'ALTRO LATO DELLA PANCHINA 5
La pallavolo è rock, il basket è lento
 

DIALOGO NOTTURNO TRA UN ADDESTRATORE E IL PADRE DELLA PSICANALISI

A - Avrò ancora sullo stomaco il menù di Camporese o mi pare di vedere in questo notturno delirio pre-partita un signore con la barba bianca?

Dr. F – No, non ti preoccupare caro addestratore... sono proprio io...

A – Ah ecco, mi pareva di riconoscerti... ti ho visto l'estate scorsa a casa tua, in Lapponia, a Rovaniemi... dimmi, come va caro Babbo Natale?

Dr. F – Oddio, caro addestratore... la tua mente deve essere un po' ottenebrata... non sono affatto Babbo Natale... sono quel signore austriaco che ha cambiato la storia...

A – Maresciallo Radetzky?

Dr. F – La storia del pensiero, zuccone. Voi addestratori siete tutti uguali... se vi tolgono il pallone dalla mani... Se ti avesse conosciuto Darwin avrebbe trovato in te l’anello mancante. Comunque, tagliamo corto: mi chiamo Sigmund... dimmi pure.

A – Dimmi che? Veramente io non ti ho chiamato. Vuoi forse farti bello con me e darmi in sogno i numeri del super-enalotto? Aspetta che prendo da scrivere: se faccio almeno 5+1 mi compro tutti i biglietti dei prossimi concerti del PalaBernardhsson e li faccio fare nel salotto di casa mia, così posso allenare in pace la mia squadra.

Dr. F – Senti, moccioso, io non sono qui per dare i numeri. Semmai per dare il mio parere su chi li da i numeri... E non sarei venuto a disturbarti se tu non mi avessi chiamato. Ho altre cose da fare, non credere. Però stanotte scatta l'ora legale e ho giusto un'ora in piú... non che sia gratis, naturalmente. Ma sai com'è, per arrotondare...

A – Io non capisco... davvero

Dr. F – Allora, mi stai facendo spazientire. É successo qualcosa che ti ha fatto pensare oggi?

A – Beh, in questi momenti di pensieri ne ho tanti davvero... però aspetta... in effetti oggi è successa una cosa strana...

Dr. F – Bene, sdraiati sul lettino e dimmi...

A – Se permetti sono comodo qui nel mio letto in albergo... comunque oggi eravamo sull’aeroplano e uno steward, vedendo un sacco di ragazzi alti, ha fatto la solita domanda rituale: "giocate a pallavolo o a basket?"

Dr. F – Uhm, scusami, ma so appena cosa é un aeroplano ma devi spiegarmi cosa sono uno steward, la pallavolo e il basket...

A – Lo steward è... un cameriere d'alta quota, la pallavolo e il basket due giochi con la palla, ma molto diversi fra loro... comunque il punto è che la domanda rituale il... cameriere d’alta quota l’ha rivolta al nostro dirigente accompagnatore... si chiama Andrea (in Italia è noto come il palettaro, in Germania come il randellatore). Vedi lui è un nostro dirigente e poi ...come dire... è anche il figlio del nostro Presidente... e noi, accidenti, siamo una squadra di pallavolo!

Dr. F – Bene, caro addestratore, e cosa turba i tuoi sonni notturni?

A – Caro dottor Sigmund, mi turba il fatto che lui con fare sicuro e con un pizzico d'orgoglio gli abbia risposto... di BASKET!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Dr. F – Freudiano, caro addestratore, freudiano... fanno 500 Euro... 450 senza fattura...

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