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07 marzo 2004

COME VIL COYOTE 

Son passate poco più di ventiquattro ore dalla sfida del Palaverde, ma i segni del rullo compressore targato Sisley fanno ancora male. La sensazione è quella di esser finiti sotto un masso, proprio come Vil Coyote quando insegue l'odioso bip-bip.

Alla luce del risultato mai in discussione bisogna ammettere che forse i quotisti della Snai capiscono di pallavolo molto più che certi addetti ai lavori: la vittoria della Sisley era considerata un investimento sicuro - tra l'altro di questi tempi file di pensionati e piccoli risparmiatori hanno trasferito i propri averi dalle banche alle agenzie ippiche: sai mai che una bella tripla non renda più di un bond Parmalat - nonostante Treviso arrivasse da un periodo non proprio brillantissimo e Padova sembrasse invece la realtà emergente del campionato.

Banale citare John Belushi e il suo "quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare", ma la Sisley è davvero la squadra che più di ogni altra sembra poter decidere a proprio piacimento quando spingere sull'acceleratore e annientare qualsiasi avversario. Perché, in definitiva, la favola del piccolo che batte il gigante è appunto una favola e il lieto fine esiste quasi sempre solo nei libri e nei film. Nemmeno sempre: e infatti Vil Coyote fa progetti strampalati e troppo complicati e quel bip-bip non lo prendera' mai.

Al limite ci si può rifugiare nei sogni all'incontrario, come quello che ho fatto ieri sera: c'era un pianeta senza guerre, città liberate dall'inquinamento e i diritti dei soggetti deboli finalmente rispettati. Ma nel sogno all'incontrario c'è anche un mondo dello sport fatto di rapporti umani autentici (in cui magari le persone salutano pure il palettaro), di passione, di valori e di gestioni sane e corrette, dove per vincere non conta unicamente la potenza economica e una certa dose di spregiudicatezza morale. In questo sogno c'era pure Stefano Recine che al termine di un'azione non protestava per la decisione arbitrale, ma quando mi sono avvicinato mi sono accorto che era solo uno che gli somigliava parecchio. Perché, va bene tutto e che è un sogno all'incontrario, ma non è che si può pretendere l'impossibile...

Unica nota positiva della gita a Treviso i tanti tifosi, molti al debutto in trasferta, accorsi a sostenerci. La speranza è quella di trovare intatto il medesimo affetto alla prossima occasione, nonostante una prestazione non certo all'altezza come quella di ieri.

La sacrosanta strigliata finale di coach Dall'Olio annuncia che è già tempo di rialzarsi e guardare avanti. Lo dice anche Eugenio Finardi nella sua canzone; sì, siamo proprio come Vil Coyote: ci ficchiamo nei guai, può caderci il mondo addosso, ma di sicuro non ci arrendiamo mai.

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