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26 maggio 2004

SIMEONOV E DINTORNI 

Proviamo, una volta tanto, ad aprire un dibattito serio. L'Edilbasso & Partners Padova è stata senza dubbio, assieme a Perugia, la rivelazione del campionato appena concluso ed è abbastanza naturale che gli occhi famelici delle grandi squadre, specie se reduci da una stagione altalenante, si siano puntati verso numerosi giocatori protagonisti della splendida cavalcata bianconera.

Ecco così spuntare sui mezzi di informazione le prime voci di mercato, spesso create ad arte dagli stessi dirigenti delle squadre per alimentare nei giocatori interessati - anche se sotto contratto (ma siamo in Italia, un paese dove ci si stupisce se a capo dell'Arma dei Carabinieri viene messo un carabiniere!) - il desiderio di passare ad un team più blasonato.

Alcune di queste voci riguardano l'opposto Venceslav Simeonov, a detta di molti il miglior giocatore della stagione 2003/04. Naturalmente queste notizie hanno provocato il panico nella tifoseria padovana e già si sono manifestate le prime critiche nei confronti della società.

Non scopriamo certo oggi la natura intrinseca di una fetta degli spettatori padovani: oltre che estremamente corretto e competente, si tratta anche di un pubblico molto simile per atteggiamento ai temibili loggionisti del Teatro Regio di Parma; si critica quando c'è da criticare e si applaude... forse e quando si ha voglia, perché in fondo far bene è semplicemente un dovere. Nessun dramma, è un atteggiamento comune anche negli altri sport (il giovanissimo Albertini all'Appiani veniva fischiato al primo passaggio sbagliato) e nelle manifestazioni culturali. I meno giovani ricorderanno sicuramente l'iniziale disappunto - con tanto di raccolta firme! - per il passaggio in regia da Tofoli a De Giorgi, così come le poche decine di spettatori che assistevano alle gare infrasettimanali, ritenute poco più che una formalità, dei primi turni di play-off (ricordiamo una clamorosa eliminazione di fronte a pochi intimi da parte della neopromossa Schio) o delle coppe europee.

Ora non sappiamo assolutamente quale sarà il destino di Vincenzo e siamo i primi a sperare che possa regalarci ancora un'altra stagione eccezionale. Ma un po' soffriamo nel leggere di tradimento e delusione verso la società, specie dopo il grandissimo colpo di mercato di Marco Meoni. Nessuno deve dimenticare gli sforzi fatti per garantire, attraverso una gestione economica attenta e equilibrata, oltre un decennio di discreta pallavolo a Padova: magari qualcuno rimpiange i proclami altisonanti della European, buoni solo per qualche titolone ma poi falsi certe promesse elettorali. Oppure si guarda con rimpianto agli scudetti della Maxicono Parma: una società che forse toccherà quest'anno l'invidiabile record di tre fallimenti in pochi anni e quasi tutti con gli stessi uomini al comando. Inutile quindi condurre campagne moralizzatrici contro il calcio spendaccione oppure protestare contro i crac finanziari di Fiat, Cirio e Parmalat e poi auspicare che il Sempre Volley faccia il passo più lungo della gamba. Padova era, rimane e probabilmente sarà una realtà con mezzi inferiori rispetto ad una buona metà delle società di serie A1. Bruno Basso - sempre sia lodato - ha portato entusiasmo e risorse reali, mai viste neppure col binocolo all'ombra del Santo, ma non confrontabili con quelle a disposizione di certe corazzate: ci sono società che, quando decidono di acquistare un giocatore, lo comprano. Punto e basta.

Se l'Edilbasso può ambire a qualcosa in più di una dignitosa sopravvivenza è soprattutto grazie alla capacità dei suoi dirigenti di costruire anno per anno una squadra equilibrata, ottimizzando le risorse e gli investimenti, e grazie all'intelligenza di alcuni giocatori che preferiscono un ingaggio dignitoso a fronte di un progetto serio piuttosto che le sirene allettanti di realtà improvvisate e dalla dubbia solidità. Mi auguro che tutti i tifosi siano consapevoli di questo e che manifestino il loro affetto al di là della campagna acquisti, anche perché poi il tifo è più una questione di cuore che di portafogli e ben lo sappiamo noi che di solito amiamo stare dalla parte dei più deboli. In caso contrario, pazienza: è stato comunque bello fare un pezzetto di strada insieme.

Si potrebbe poi anche discutere sotto il profilo tecnico. In quanti piangevano l'anno scorso la partenza di Richard Schuil, principale artefice della salvezza della stagione precedente? Io credo, confortato nell'opinione da numerosi tecnici e addetti ai lavori, che nella pallavolo moderna quello dell'opposto paradossalmente sia il ruolo più facilmente sostituibile. Certo ne esistono di fortissimi, di forti e di normali e Simeonov appartiene alla prima o alla seconda categoria e non è detto che i nomi proposti possano avvicinarsi al suo rendimento.

L'evolversi della situazione dipende comunque assai poco dal nostro chiacchiericcio e la domanda fondamentale è: quanto sarà disposta a spendere la Dinamo Mosca per assicurarsi i servizi di Dineikin? Qualche sera fa, a cena col grandissimo Yuri Sapega - il più forte centrale mai atterrato sul campionato italiano - ho provato a convincerlo dell'inutilità di questa operazione, ingigantendo i problemi fisici dell'opposto in forza alla Sisley. Ho buttato lì come alternativa Daniele Desiderio, ma non sembra avere abboccato...

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