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15 settembre 2004

DASVIDANIJA, SERGIO 

Nel prossimo campionato, durante le partite dell'Edilbasso, a bordo campo mancherà una presenza importante. Quella che anche chi non è così addentro alle vicende pallavolistiche patavine ricorderà senz'altro perché in qualsiasi inquadratura televisiva si vedeva pericolosamente sporgere ben oltre i cartelloni pubblicitari per incitare i nostri giocatori in battuta.

Ci sono treni che passano poche volte nella vita e Sergio Busato ha giustamente scelto di salire al volo sopra uno di questi. Il nostro scoutman - magari dopo tanti anni legittimamente un po' stretto nei panni dell'uomo delle statistiche - ha deciso infatti di trasferirsi in Russia per il prossimo biennio, accettando l'offerta congiunta della Dinamo Mosca per il ruolo di terzo allenatore e della federazione russa per l'avvio di un sistema standardizzato sull'utilizzo delle statistiche nella pallavolo. Un incarico importante, sia dal punto di vista economico che professionale, e che permetterà senza dubbio a Sergio di affinare ulteriormente il proprio bagaglio di competenze.

Questo non è affatto un addio ma un semplice e amichevole a presto, in vista di possibili future collaborazioni al termine dell'avventura ad Est. Il messaggio odierno non vuole minimamente assomigliare ad uno di quei tristissimi coccodrilli preconfenzionati che tutte le redazioni dei giornali hanno pronti in un cassetto per fronteggiare la scomparsa di una persona importante. Prima di tutto perché - e ci mancherebbe: gli affetti più cari tocchino pure tutto il toccabile - Sergio gode di ottima salute e poi, in secondo luogo, sarebbe inutile ricordare in questa sede la bontà del suo lavoro, ampiamente riconosciuta sia dall'offerta moscovita che dai recenti incarichi rivestiti in Nazionale, ma soprattutto dalla stima sincera e profonda di noi tutti.

In tutti questi anni di percorso comune Busato ha interpretato al meglio uno dei lati più autentici della nostra società, quello della grinta e della schiettezza. SempreVolley, ma in questo caso ancora più giusto è scrivere Petrarca e Sergio si son da subito piaciuti, apprezzati e al termine hanno finito spesso per assomigliarsi in quanto a determinazione e carattere. Siamo sinceri: con una tuta diversa da quella di Padova, magari quella della Sisley, proprio non riusciremmo a vederlo.

Più che l'infinita serie di numeri battuti freneticamente al computer durante le azioni di gioco, preferiamo qui ricordare la colorita interpretazione di quelle cifre: ci mancheranno molto concetti quali le "granate" e le "sassate" per spiegare la potenza degli attacchi di Simeonov o i "capei" per indicare i muri rifilati all'avversario. Non scorderemo mai la faccia dei due poveri stagisti dell'European School of Economics a fianco di Sergio durante una trasferta: ecco, lì si capiva tutta la differenza tra una dirigenza di plastica e chi invece sputa l'anima per inseguire una passione. Il presidente perde invece il più valido concorrente nella sfida alle imprecazioni più fantasiose, mentre le nostre trasferte risulteranno un po' più lunghe senza quell'interminabile chiacchiericcio in cui pallavolo e filosofie di vita si intrecciavano lungo le strade della penisola.

Arrivederci, Sergio. Magari in panchina, fra qualche anno, a ricordarti quanti time-out hai già chiesto.


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