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18 ottobre 2004

KRYSTOF RE 

E' probabile che il grigio scatolone del San Lazzaro abbia, tra le tante limitazioni, anche quella di non reggere il peso di troppe emozioni in un lasso di tempo breve e così, dopo lo splendido concerto di Fiorella Mannoia di sabato sera, Edilbasso Padova e Prisma Taranto hanno offerto ieri uno spettacolo dai contenuti tecnici piuttosto bassi.

Ma, come afferma la massima aristotelica, primum vivere, dehinde philosophari e quindi ciò che conta maggiormente per la causa bianconera sono i tre punti incamerati e la possibilità di continuare a respirare l'aria buona dell'alta classifica.

In un match sicuramente non bello e caratterizzato da troppi errori non sono comunque mancate le note positive, a partire dall'ennesima prova maiuscola dell'eterno Krystof Stelmach. Tutti sanno che il polacco è un esempio di professionalità e di impegno sia in allenamento che fuori dal campo, caratteristiche che gli permettono - alla soglia dei 37 anni - di impartire sul taraflex ancora molte lezioni di pallavolo a giovani talenti o sedicenti tali. Da sottolineare anche il carattere di Simeonov: nemmeno la vistosa fasciatura al ginocchio e i fastidi della settimana hanno impedito all'opposto italo-bulgaro di portare a casa il consueto sostanzioso bottino di punti. Alla festa ha partecipato pure il giovane Orel, subito autore di un punto all'esordio in campionato; circostanza che è invece sfuggita di un nulla in battuta a Strenghetto per una manciata di millimetri.

I tabellini ufficiali dell'incontro non riportano, ahimè, il punto ottenuto nel quarto set dal palettaro, capace di scorgere in ben due occasioni un fallo di posizione della formazione tarantina. L'attività di delazione non rientra certo tra le nostre preferite, ma c'era da riscattare la scialba prestazione personale di Cuneo. Curiosamente si rivela che il dirigente accompagnatore appare decisamente più attento e guardingo durante le partite casalinghe, quasi che l'occhio viglie (o la telecamera?) di amici e conoscenti lo tenesse costantemente sotto pressione.

Pollice verso, invece, per la coppia arbitrale, capace di scontentare entrambe le panchine con una lunga serie di decisioni discutibili. Lontanissime da noi le considerazioni di natura sessista, ma Fiammetta Manciocchi (la secondo arbitro dell'incontro) ha fatto davvero ben poco per evitare le facili e colorite ironie della tribuna. Rocco Buttiglione, il rappresentante italiano in Commissione Europea sempre al passo coi tempi, avrebbe sicuramente consigliato alla signora di dedicarsi alle attività domestiche piuttosto che affrontare la difficile carriera dell'arbitraggio.

Ultima riflessione dedicata al pubblico padovano, al solito freddino (non ce ne vogliano i volonterosi che tentano di animare gli spalti: paradossalmente l'accusa riguarda in sostanza gli assenti, ma ricade inevitabilmente su chi invece c'era) nei momenti di difficoltà della squadra. Non entriamo nel merito delle vicende - anche perché non conosciamo affatto i presupposti che le hanno determinate - ma spiace non vedere più gli amici di Pozzonovo sotto lo striscione dei Lupi Bianconeri. Certo, per connotazione politica siamo abituati a parteggiare per uno schieramento che ha fatto sin dalla sua nascita delle divisioni e delle scissioni interne quasi una ragion d'essere, ma non vorremmo che tra le fila del tifo patavino si verificasse una situazione analoga alla scena politica italiana. Ci siam distratti un attimo e ci siamo ritrovati Gasparri e Castelli ministri. No, non è bello.

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