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26 ottobre 2004

NON DIVENTARE GRANDE MAI 

Con queste parole si esprimeva in una vecchia (e bella) canzone Eugenio Finardi: il cantautore milanese si riferiva al movimento giovanile degli anni Settanta, incapace di tradurre in scelte pragmatiche la spinta propulsiva dei propri ideali, ma la stessa frase può essere applicata anche all'Edilbasso & Partners Padova.

Il cronico mal di trasferta dei bianconeri si è materializzato un'altra volta ieri sera a Montichiari e al solito impedisce quell'ultimo salto di qualità necessario per ambire definitivamente allo status di grande squadra. Il brutto anatroccolo non è poi così tanto brutto, ma non è ancora nemmeno uno splendido cigno. Questa malattia ad andamento prolungato - negli ultimi anni le imprese lontano dalle mura amiche del San Lazzaro son davvero poche e in campi non propriamente proibitivi - e con scarsa tendenza alla guarigione può diventare un pericoloso freno alle ambizioni patavine, anche se continuiamo ad esser convinti che l'innesto di un giocatore esperto come Marco Meoni in regia porterà sicuramente dei benefici in tal senso.

E poi, sia detto per inciso, l'Acqua Paradiso Montichiari ieri ha vinto anche e soprattutto per meriti propri, dimostrando pure alla difficile prova del campo quell'equilibrio tecnico e tattico che molti osservatori tecnici gli attribuivano in sede di mercato sulla carta. L'ex di turno, Gregor Jeroncic, non ha infierito troppo contro i suoi vecchi compagni, ma ha offerto la consueta prova ordinata e di massima concretezza. Non è stata in termini assoluti una batosta (bollino giallo - nota per i lettori più sensibili: nella prossima frase potrebbe esserci un velato riferimento all'attualità): per dire, non si è trattato di uno squillante sette a zero, ma di un tre a uno che, con una migliore gestione dell'ultimo parziale, poteva anche regalare almeno un punticino a Padova.

Nelle fila bianconere ha al solito stretto i denti Venceslav Simeonov e ha brillato per lunghi tratti la stella di Domotor Meszaros, ma in simili gare le individualità non supportate da una buona prestazione collettiva di certo da sole non sono sufficienti. Quella del Sempre Volley è stata in definitiva una prestazione abbastanza opaca e spiace soprattutto per lo sparuto manipolo di spettatori padovani, che, senza tanti proclami ufficiali, ha affrontato un viaggio in un giorno feriale per dimostrare l'affetto verso questi colori. Tutto questo nonostante la comoda diretta televisiva satellitare.

A tal proposito siamo soddisfatti del servizio offerto da Sky al nostro amato sport, ma in certe occasioni ci domandiamo se l'invadenza televisiva all'interno del rettangolo di gioco non sia eccessiva: l'orario di inizio gara viene posticipato di qualche minuto perché deve essere trasmesso un ultimo blocco pubblicitario, le panchine devono essere spostate per far sistemare il cameraman, i due allenatori devono rinunciare all'ultimo discorso prima della battuta iniziale per sottostare ad un'intervista a ridosso del fischio d'inizio, la zona di riscaldamento è invasa da cavi e cavetti, i time-out non hanno un minimo di privacy... Julio Velasco l'anno scorso ha sbottato di fronte a tutto ciò: forse i modi furono eccessivi, ma non è che in sostanza avesse poi tutti i torti.

Ora il campionato offre una settimana di pausa per consentire, come da tradizione, lo svolgimento dell'All Star Game (alla fine, non essendo arrivata la tanto agognata convocazione, parteciperemo all'evento unicamente da semplici spettatori, abbinando alla trasferta sportiva in terra bresciana la visita alla mostra di Monet: chissà se in un blog incentrato sulla pallavolo si può parlare di pittura...). La pausa non sarà affatto deleteria per i ragazzi dell'Edilbasso, perché, al di là della classifica comunque lusinghiera, la qualità degli allenamenti stava in tempi recenti progressivamente scemando a causa dei molti acciacchi fisici che hanno colpito i giocatori e un allenatore esperto come Francesco Dall'Olio aveva già da tempo captato la pericolosità di questi segnali, preannunciando le insidie di queste ultime partite (e in effetti nemmeno nella vittoria con Taranto si può dire che la squadra abbia brillato).

Il mesto ritorno in pullman da Montichiari nella notte è stato segnato dalla visione di Kill Bill volume 2. Poi, al San Lazzaro, prima di recuperare le macchine per rientrare a casa, uno sguardo veloce ai preparativi per i concerti padovani di Renato Zero. Zero, purtroppo, come i punti portati a casa.


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