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15 novembre 2004

VIBO SPEZZA IL GRISSINO 

Diciamo la verità: eravamo già pronti a raccontare la vittoria dell'Edilbasso sul Tonno Callipo Vibo Valentia (i più distratti pensavano che si trattasse già di un incontro di coppa Cev contro una squadra spagnola), ricorrendo, nella banalità più assoluta, ai giochi di parole sulla nostra squadra che squagliava gli avversari tagliandoli con un grissino. E invece ieri pomeriggio al San Lazzaro impigliati nella rete son finiti proprio i ragazzi bianconeri con una delle prestazioni più opache della stagione.

Ci aveva preavvisati, nel consueto e scaramantico caffé pre-partita, il coach Dall'Olio sulle insidie di questo match e ancora una volta i fatti gli hanno dato ragione. I calabresi hanno portato a casa la vittoria con pieno merito, anzi a dirla tutta se avessero lasciato Padova con tre punti anziché due nessuno avrebbe gridato allo scandalo: al riguardo bisogna solo ringraziare il centrale Felizardo per aver riaperto il quarto set con una sciagurata e plateale invasione a rete. L'Edilbasso ha sempre faticato a dare continuità al proprio gioco, nonostante la buona vena - ancora - di Meszaros e la regia precisa di Meoni. Il breve infortunio dell'alzatore titolare non deve essere un alibi per il black-out nel gioco del SempreVolley a partire dal finale del secondo parziale: Strenghetto ha dimostrato di poter tenere il campo, ma sono stati i compagni a spegnere improvvisamente la luce. Di tutti i fondamentali è clamorosamente mancata all'appello la battuta: non tanto per i numerosissimi errori (ben 23), quanto perché quelle che entravano erano facilmente gestibili dalla ricezione di Vibo.

Una sconfitta non è certo un dramma: la classifica continua a sorridere e il bilancio del cambionato è sin qui ampiamente positivo. In definitiva, considerando la vittoria a sopresa in terra trentina, si può dire che il conto è tornato in pareggio. Però, triste costante nella storia recente della pallavolo bianconera, spiace constatare l'ennesima occasione lasciata per strada per imporsi come qualcosa di più di una semplice outsider di lusso. A Padova comunque l'ambiente è sempre tranquillo, anzi alcuni si chiedono se ci sono ancora le terribili sfuriate del presidente Sartorati. A noi non risulta, per quanto Simone Roscini abbia pensato bene di sfuggire in questo modo al discorsetto presidenziale:



Nonostante l'amarezza per il risultato sul campo, non sono mancati alcuni motivi di sorriso nella giornata. Innanzitutto la bella cornice di pubblico, sebbene non si trattasse certo di un incontro di cartello. Pare, comunque, che anche la sera prima ben 4.000 padovani avessero scelto l'uscita al Palasport per il concerto (?) di Max Pezzali: chi l'avrebbe mai detto, per una volta ci tocca dire che stare a casa a guardare la tv non sarebbe poi stata un'idea così malsana...

C'è stato poi l'omaggio alimentare della squadra ospite: una confezione di tonno gentilmente offerta dallo sponsor. Il gatto di casa ringrazia sentitamente.

Il vero motivo d'orgoglio della giornata di ieri è stato comunque il concretizzarsi di un progetto sociale che vede il SempreVolley a fianco dell'associazione Tangram, operante nel carcere Due Palazzi di Padova. Sugli spalti erano infatti presenti alcuni dei trentacinque detenuti che hanno seguito un corso per conseguire la specializzazione di arbitro CSI. Ora non possiamo esimerci dalla poco elegante considerazione che nessuno meglio di un ladro può intraprendere questa carriera e ricordare quella splendida battuta di Osvaldo Bagnoli che, rientrando negli spogliatoi dopo un Verona-Juventus e incrociando nel tunnel un carabiniere, disse - indicando il locale riservato alle giacchette nere - "se sta cercando i ladri, sono in quella stanza!". Ben sette ospiti del Due Palazzi hanno seguito ieri, grazie ad un permesso speciale, la partita dal vivo. A dire il vero non ci è stato detto se hanno fatto tutti rientro nell'istituto penitenziario, ma in caso di incidente diplomatico era già pronto il piano di riserva che prevedeva il sacrificio di Aljiosa Orel.

Ci permettiamo di scherzare sull'argomento confidando che i nostri lettori sappiano bene quanto queste iniziative ci trovano concordi. Crediamo fortemente in questi progetti di reinserimento sociale e mai ci permetteremmo, com'è invece triste usanza comune, di giudicare "questi servi disobbedienti alle leggi del branco (...) che dopo tanto sbandare è appena giusto che la fortuna li aiuti" (Fabrizio De André). C'è chi magari li liquida semplicemente come "brutte facce", senza nemmeno provare a fermarsi per capire un motivo, una ragione, per strappare un sorriso e una goccia di umanità. E' sempre più facile alzare le spalle e chiudersi nelle proprie vigliacche paure, girare gli occhi da un'altra parte e magari credere ai bei signori imbellettati in giacca e cravatta. Quelli che probabilmente non hanno mai rubato in un supermercato. Ma magari l'hanno costruito. Sempre rubando. Perché, come diceva già Bertold Brecht, spesso chi opera nell'alta finanza è assai più pericoloso e crea più danni sociali di chi le rapina. E noi, sempre a fianco di chi viaggia in direzione ostinata e contraria, concordiamo.

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