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08 marzo 2005

EDIZIONE STRAORDINARIA:
PALMA DE MALLORCA CEV CUP FINALS 2005 

Quello di Palma di Maiorca è stato un fine settimana lungo, anzi lunghissimo e purtroppo contrassegnato dall'ultimo posto: quella patavina è stata infatti l'ultima delegazione a raggiungere nel primo pomeriggio di venerdì la capitale delle isole Baleari, l'ultima sul campo con due sconfitte che definire deludenti è davvero poco e, infine, anche l'ultima a tornare a casa.


Una palma di Palma.

Sovvertendo l'abituale ordine cronologico di un diario, partiamo dalla fine. Un ritardo nell'atterraggio del volo da Palma a Barcellona per un minuscolo incendio nei pressi della pista di arrivo ha fatto perdere la coincidenza aerea alla comitiva della Somec e così cinquantuno persone tra atleti, staff, dirigenti, giornalisti e tifosi al seguito si son trovate di fronte all'assoluta incapacità della compagnia Iberia nel trovare una rapida alternativa per un atterraggio diverso in Italia. A facilitare le cose, nella clamorosa disorganizzazione generale, l'atteggiamento pacato del nostro gruppo: il giornalista Stefano Edel e il tifosissimo Paolo Morandi erano già pronti a dichiarare guerra alla Spagna, rivendicando - tra un'invettiva e l'altra - la superiorità delle penne alla matriciana sulla paella e i gol di Paolo Rossi al Santiago Bernabeu di Madrid nel lontano mondiale del 1982. Scongiurato l'intervento della guardia civil a cavallo (ma ci chiediamo cosa sarebbe successo se nel disguido fossero incappati Bruno Basso e Maurizio Sartorati, già particolarmente sereni per i risultati sul campo), l'unica soluzione trovata è stata quella di pernottare nella città catalana. Un finale di viaggio accolto proprio a malincuore (un po' come la designazione di Palma per le Final Four), specie da chi non era oberato da imminenti impegni lavorativi. Nella notte la truppa bianconera ha così potuto ammirare - guidata da un Leonardo Morsut che, smesse le vesti del giocatore (invero indossate gran poco, come vedremo avanti), si è improvvisato ottimo Cicerone - le bellezze della città disseminata dalle testimonianze del genio architettonico di Antoni Gaudì. L'unico rammarico consiste nella mancata illuminazione della Sagrada Familia (i meno ferrati in storia dell'arte pensavano si trattasse di una replica del quartiere della periferia patavina), la misteriosa e imponente cattedrale incompiuta, ma il fascino di Barcellona regala sempre emozioni incredibili. Tanto che alla fine in pochi hanno visto con così tanto dispiacere lo slittamento di un giorno del rientro in Italia: semmai più di qualcuno ha oggi storto la bocca per il regolare atterraggio su Venezia, nella remota speranza che qualche altro inconveniente tecnico regalasse un insperato sbarco a Parigi, Londra, Stoccolma oppure Amsterdam (nel caso, però, sarebbe stato assai rischioso un antidoping al termine della prossima sfida di campionato).


Accrediti stampa per testate poco note in Spagna.

A gioire del giorno di vacanza supplementare anche i dipendenti della Somec, perché, si sa, quando i gatti sono in giro i topi ballano... In viaggio erano infatti presenti i figli dei fratelli Sossai e alcuni dirigenti della ditta, tutti responsabili nelle più disparate aree aziendali: in pratica, oltre alla figura barbina rimediata sul campo, i pazientissimi e simpatici manager di San Vendemiano hanno anche dovuto sopportare qualche disguido nella normale vita d'impresa. Ma, siamo sicuri, anche questa è stata un'occasione per conoscersi meglio e piacersi vicendevolmente sempre di più.

L'imprevisto fuori-programma allla fine si è dimostrato, oltre che un piacevole diversivo turistico, anche un modo per cancellare subito il ricordo della pessima prestazione sportiva offerta sul campo dal Sempre Volley. E qui veniamo alla cronaca sportiva più stretta. Potranno dirvi tante cose, anzi tantissime: dal calendario così ricco di impegni ravvicinati all'innegabile questione della panchina corta, dalla scelta di anticipare anziché posticipare la gara di campionato con Modena alle difficolta di adattamento alle traiettorie del pallone Mikasa, dalle problematiche logistiche al sorteggio maligno che ci ha subito visti di fronte ai calienti padroni di casa, passando per i numerosi e preventivabili errori arbitrali. Si può optare per uno qualsiasi di questi alibi, ma si nasconderebbe la più semplice delle verità, ossia il totale fallimento sportivo della spedizione in Spagna.

Nessuno pretendeva di tornare in Italia con la Coppa Cev in valigia né si ignoravano tutte le insidie di questa intensa due giorni, ma l'accesso alla finale era davvero l'obiettivo minimo. Anche perché, sinceramente, prima gli spagnoli del Son Amar, seppur sopportati da un tifo incredibile, e poi i francesi del Lille Tourcoing hanno alla fine dimostrato un tasso tecnico analogo a quello di una formazione del campionato di A/2 italiano e forse nemmeno delle migliori. Certo il Mallorca contro Somec e Lube ha probabilmente tirato fuori dal cilindro le prestazioni della vita, ma questo non significa certo nascondere il fatto che per strada qualche errore, forse anche grave, è stato commesso.


Tutto pronto per la semifinale.

Il dubbio fondamentale è chiedersi se la Somec ha affrontato queste gare sfruttando tutte le armi a propria disposizione, sia tecniche che caratteriali. Se da quest'ultimo punto di vista non si può far altro che appellarsi all'orgoglio di ogni singolo giocatore - e nel caso l'atteggiamento con cui si è scesi in campo nella finalina (per quanto in qualsiasi manifestazione sportiva la sfida per il terzo e il quarto posto è quanto di più assurdo e inutile ci possa essere) è davvero qualcosa di vergognoso, come rivelato con un pizzico di rabbia e di delusione da un invece generosissimo capitan Meoni - relativamente al primo punto si arriva dritti dritti alla questione che tanto ha appassionato, forse con qualche prevedibile forzatura giornalistica nei titoli, gli inviati di lusso di Mattino e Gazzettino, Stefano Edel e Adriano De Grandis. Ci riferiamo, ovviamente, alla decisione del tecnico Dall'Olio di non schierare, nemmeno per un secondo di gioco, Leonardo Morsut, affidandosì così per il ruolo di seconda banda esclusivamente ai pur volonterosi Stelmach e Garghella. Una scelta - ci preme ribadirlo - esclusivamente tecnica, perché lo schiacciatore padovano aveva ricevuto l'ok dei medici per scendere in campo. Non sempre - anzi quasi mai - concordiamo con le reazioni a caldo, magari sull'onda emotiva di una sconfitta, del Presidente e per questo, sfruttando una certa confidenza, lo abbiamo allontanato di peso dall'area dei giornalisti dopo la batosta in semifinale, ma una volta tanto sposiamo in pieno la linea della delusione societaria per l'atteggiamento di Pupo. Questo soprattutto in virtù della completa fiducia riposta dalla struttura del Sempre Volley nel proprio staff medico (certe dichiarazioni vanno anche lette nell'ottica di una doverosissima difesa della professionalità di Paola Pavan e Luigino Zulian): perché qui non si discute se sia giusto o meno far giocare Morsut (Dall'Olio è pagato per prendere queste decisioni e capisce di volley più di tutti i dirigenti e i tifosi messi insieme), ma piuttosto di assumersi, ciascuno nel suo campo specifico, le responsabilità delle scelte. Perché se i medici dicono che un giocatore è disponibile al 100%, poi non si può affermare in conferenza stampa che la sua esclusione è dovuta essenzialmente a problemi di natura fisica...


Un turista nella hall dell'albergo.

Di sicuro, comunque, come sempre nello sport, non esiste controprova e non può esser la sola assenza di Leo la spiegazione del naufragio della barca bianconera. In entrambi i match si è assistito ad una battuta per nulla efficace e a percentuali di attacco imbarazzanti (contro i francesi non si è riusciti nemmeno nell'intento che secondo gli amici di Macerata era ampiamente sufficiente per vincere: buttare la palla al di là della rete...), tanto da chiedersi secondo quali criteri sono stati assegnati i premi individuali di miglior battitore e miglior attaccante, andati rispettivamente a Simeonov e Meszaros: evidentemente la sangria a disposizione dei votanti era particolarmente forte.


Un giudice di linea iberico dalla mascella inquietante.

L'ultimo posto finale nell'atto conclusivo dell'avventura europea è il modo peggiore per ricompensare l'affetto e l'attaccamento del manipolo di tifosi che si è sobbarcato un viaggio di oltre 1.300 chilometri per sostenere la causa bianconera. Non una voce di protesta si è levata, anzi sino all'ultimo non è mancato un applauso, un coro (e non era certo facile farsi sentire in quella bolgia) o un incoraggiamento. Un riscatto sportivo è quasi doveroso nei confronti di questi fedelissimi. Grazie, grazie, grazie.


La curva dei generosissimi tifosi padovani.

A livello logistico e di anedottica, la trasferta nell'isola è stata il solito campionario di episodi divertenti e interminabili chiacchierate. L'albergo che ospitava le squadre è stato alla fine promosso, con un voto - quello più atteso e temuto - di sufficienza piena, ma senza infamia e senza lode, alla cucina locale. L'organizzazione a buffet non è stata particolarmente gradita da Simone Roscini, non tanto per le continue tentazioni offerte dalla miriade di vassoi dai primi al dolce a disposizione degli ospiti, ma per lo sforzo supplementare di doversi alzare ogni volta da tavola per riempirsi il piatto. Uno sforzo ogni volta compensato da una porzione un po' più abbondante del solito. Il team manager Sandro Camporese si è dovuto invece arrendere ai menù imposti dall'organizzazione internazionale e non ha così potuto sfoggiare il suo talento al riguardo. Non possiamo rendervi invece conto della festa conclusiva di domenica sera presso il locale Son Amar, gestito dallo sponsor della squadra spagnola, e capace di oltre 2.000 coperti: un posto intimo, di quelli che piacciono a noi. In realtà una volta tanto eravamo anche stati invitati a questa imperdibile occasione mondana, ma siamo rimasti intrappolati in una interminabile camminata lungo la costa dalla bellissima cattedrale di Mallorca all'hotel (secondo le indicazioni di un passante non più di tre/quattro chilometri: ma quelli spagnoli, forse ci è sfuggito, equivalgono a circa quindici dei nostri!) in compagnia di dottoressa, fisioterapista e scoutman. Se bisognava espiare in qualche modo la sconfitta, noi quattro abbiamo già sicuramente dato.

Dopo la cena alcuni giocatori hanno pensato bene di sfogare (...) la propria delusione agonistica in discoteca. Un Carlo Vettore particolarmente allegro, di ritorno all'alba, ci ha svelato alcuni retroscena divertenti che per amor di discrezione facciamo passare sotto silenzio (contatteremo i diretti interessati per un'adeguata ricompensa). Una tifosa padovana, ci dicono, ha anche dovuto respingere le avances di Mastrangelo: ma come, con così tanti bei ragazzi che vestono i colori della Somec, proprio l'intelletuale della Lube dev'essere oggetto di tante attenzioni?


Reazioni allo sfogo del presidente Sartorati: Simone Roscini studia in vista di nuove ed esotiche destinazioni di lavoro, Sandro Camporese è pronto per fare il gondoliere a Venezia.

L'allegra combriccola e la vita di squadra già ci mancano, seppure il lungo viaggio si sia concluso solamente da poche ore. Con un ultimo episodio sintomatico: il pullman guidato dal mitico Giuliano Colcera è partito dall'aereoporto Marco Polo lasciando a terra il buon Carlo Vettore. Nemmeno la sorella e la nonna se ne sono accorte: da compagni di stanza storici del giovane e dinamico addetto stampa, comprendiamo benissimo il loro far finta di nulla.

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