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26 settembre 2005

FALSA PARTENZA 

Tanta attesa per, alla fine, scontrarsi con la dura realtà. Sia chiaro: nessuno metteva in dubbio l'innegabile maggior tasso tecnico - inutile confrontare i budget a disposizione delle due società: in pratica Paperino che va a far visita al deposito di Paperon de' Paperoni - dell'Itas Diatec Trentino, ma il fatto di trovarsi di fronte ad una squadra che si allenava al completo solo da alcuni giorni aveva alimentato qualche speranza in casa Giotto. Anche la bella prestazione della Codyeco Santa Croce, iniziata con tre-attacchi-tre di un finalmente sorridente Tomalino (per lui sabato più punti che nelle ultime due stagioni) e giunta a sole due azioni (23-19!) da una clamorosa ma meritata vittoria con i campioni d'Italia della Sisley, illudeva qualcuno che la prima giornata di campionato potesse propiziare qualche risultato contro-pronostico.

La gara di Trento si è invece chiusa con un rotondo tre a zero e un Sempre Volley che ha progressivamente spento la luce, alzando completamente bandiera bianca in un terzo parziale assolutamente senza storia. Buone però le indicazioni del primo set, con Padova sempre nella scia dei padroni di casa e un paio di episodi sfortunati (alcune battute di André si sono rivelate insidiose solo grazie al contributo del net) che hanno determinato il 26-24 finale per i trentini. Ottime le prestazioni degli ex Meoni e Morsut (anche lui cresciuto di tono muscolare in maniera evidente: tanto lavoro d'estate oppure questi ragazzi fuori da Padova fanno merenda a pane e creatina?), ma le doti tecniche e la professionalità dei due saranno una piacevole novità per il pubblico di Trento, non certo per noi.

Come detto, dopo il primo set Padova è un po' sparita dal campo, cedendo progressivamente in tutti i fondamentali. A muro e in difesa la squadra ha evidenziato palesi difficoltà, facendo perdere progessivanmente sicurezza anche a Esko, che comunque, a sprazzi, ha fatto vedere di saper prendere in mano la squadra e giocare un gioco molto spinto e rischioso, quello che potrebbe rivelarsi fondamentale per l'annata patavina. Molto bene anche Veres, insufficiente solo al servizio, ma in virtù dei rischi presi per tentare una difficile rimonta.

La gara è iniziata con cinque minuti di ritardo per una sacrosanta protesta degli arbitri: i fischietti di serie A attendono infatti ancora i rimborsi della passata stagione. Si tratta di una situazione alquanto paradossale in quanto le società per poter disputare ciascun incontro di campionato devono pagare una tassa gara, pena l'impossibilità materiale di scendere in campo: e allora questi soldi dove fanno a finire? Coppola e Cammera, comunque, hanno poi fatto molto poco per rendersi simpatici e ci chiediamo quale formale e sciocca dimostrazione di potere sia domandarsi se Berruto e Roscini - come se non li avessero mai visti, poi... - possiedono tutti i requisiti tecnici (il famoso patentino di terzo grado) per allenare in serie A.

Come sempre a Padova ci si abitua a guardare anche e soprattutto il lato buono delle cose. Questa secca sconfitta non ha affatto determinato un clima mesto all'interno del gruppo, ma è stata trasformata in un salutare contatto con la situazione che da qui in avanti bisognerà affrontare per conquistare ogni sacrosanto punto: chiamatela "sputare sangue" (Dan Peterson), "occhi della tigre" (Julio Velasco) o "cuore e passione" (Giampaolo Montali), ma la sostanza è chiara.

Il finale di serata è contrassegnato da un folle viaggio in tre, dal San Lazzaro alla Guizza, sulla Smart di Rodrigo Gil: qualche giocatore si è improvvisato paparazzo per scovare l'identità dei tre sventurati. Il nostro ufficio legale è già allertato per smentire qualsiasi ilazione: in ogni caso Amedeo Goria - Iene docet - ha fatto molto peggio.

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