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11 ottobre 2005

L'ALTRO LATO DELLA PANCHINA 2
Diamoci una mano
 

Cari amici,
prima di tutto grazie per i vostri commenti, ai quali cercherò di rispondere in maniera personale.

L'iniziativa ha colto nel segno, sia per il vostro interesse, sia perché qualche giornalista si è "offeso" leggendo le mie parole. Pazienza. D'altronde il mondo, mica solo quello del volley, è diviso fra attaccanti, difensori e... arbitri. Dato che però la libertà di Internet non conosce cartellini gialli o squalifiche vado avanti sulla stessa linea che è quella di non raccontare che Gesù è morto di freddo. E se ci riesco, anche di raccontare come abbiamo perso una importante partita contro i Lupi di Santa Croce.

La nostra è stata una sconfitta con poche attenuanti, anche perché la partita è cominciata molto bene per noi, ma poi non siamo stati capaci di conservare quella superiorità che nel primo set non è stata mai in discussione. Nel finale poi abbiamo avuto la possibilità di riaprire il match e portarlo al tie-break, ma anche in questo caso non ci siamo riusciti. Abbiamo costruito delle occasioni, ma non le abbiamo sfruttate. Gioventù? Inesperienza? Errori dell'allenatore? Bravura dei nostri avversari? Errori degli arbitri? Tutte queste cose insieme, esclusa l'ultima. Perché bisogna, una volta tanto, riconoscere che la coppia arbitrale non ha praticamente fatto errori. Bravissimi. Molto più bravi di noi che sembriamo ancora una non-squadra. Nel senso che ci sono dei momenti del gioco in cui dimostriamo di non avere ancora una nostra identità. Una nostra personalità. E anche un nostro livello "minimo" di autostima che possa permetterci di passare sopra a degli errori che, invece, ci condizionano troppo. Così quando tutto fila liscio giochiamo una pallavolo bella ed efficace, ma quando qualche automatismo si inceppa... diventiamo timidi e un po' impacciati.

La cosa importante, che deve rappresentare la nostra sicurezza di oggi, sono due diverse consapevolezze: la prima è quella di avere un potenziale che ci permette, in alcuni momenti del match, di esprimere la nostra pallavolo, che deve essere bella e divertente (sia per chi la vede che per chi la gioca). La seconda è di non avere ancora espresso quel potenziale. È difficile dire cosa e quando permetterà alla nostra prestazione di avvicinarsi al livello del suo potenziale. Serve del tempo. Serve lavorare in palestra. Serve cercare di vedere la parte piena del bicchiere. Serve lavorare sui propri punti di forza. E poi, facile a dirsi, serve qualche risultato. Già, i risultati da questo punto di vista fanno miracoli e cambiano improvvisamente situazioni che setttimane o mesi di allenamento non riescono a scalfire. È normale che ci proveremo già da domani sera, contro una squadra che conosciamo molto bene per averla incontrata tre volte in pre-campionato. Speriamo che ci sia un clima più "caldo" al Pala Bernardhsson, più gente e più partecipazione. Spesso (quasi sempre) succede che è la qualità del gioco della squadra a trascinare il pubblico, ma mercoledì diamoci una mano. Remando tutti nella stessa direzione, con lo stesso ritmo e con la stessa intensità. Ci sono 12 punti in palio in 12 giorni. C'è poco tempo per pensare. Dobbiamo fare.


Alla prossima!
Mauro


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