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31 ottobre 2005

PASSI IN AVANTI, MA NIENTE PUNTI 

La trasferta più lunga dell'anno, quella di Vibo Valentia, si conclude tornando a Padova senza aver mosso la classifica e solamente - magrissima consolazione - con qualche scatoletta di tonno in valigia: infatti, tanti più sono i punti lasciati in terra calabra dagli avversari della Tonno Callipo, tanto maggiore è la propensione allo sconto applicato dai giallorossi ai dirigenti ospiti in visita allo spaccio aziendale della ditta in questione.

Una delle priorità, ossia cancellare il brutto ricordo della pessima prestazione contro Montichiari (talmente mediocre da indurre al clamoroso errore lo scrivente, capace in aereo - probabilmente temeva che qualcuno riconoscesse in quegli individui alti più di due metri i protagonisti del poco edificante spettacolo offerto alle telecamere di Sky domenica scorsa - di definire i suoi ragazzi come appartenenti ad una squadra di basket: ma all'increscioso misunderstanding sarà dedicato il prossimo "L'altro lato della panchina" di Mauro Berruto), è stata però raggiunta e ancora una volta siamo a recriminare per una partita che con un minimo di attenzione e di fortuna in più sarebbe potuta benissimo finire, senza rubare nulla a nessuno, col risultato opposto. Purtroppo il Giotto Padova paga ancora una volta sia una certa difficoltà a giocare con serenità e raziocinio le fasi calde di ogni set sia brevissimi momenti di amnesia colletiva, che consentono agli avversari filotti importanti di punti e obbligano i nostri ad affannose rincorse.

Fedele alle proprie dichiarazioni, ossia che non esistono titolari certi in squadra (anche se il senso più corretto delle affermazioni del tecnico torinese è che tutti devono sentirsi potenzialmente titolari e non solo i sette che scendono in campo), Mauro Berruto ha schierato sin dall'inizio sia Rodrigo Gil che Marco Piscopo, variando così per due sesti lo starting six delle ultime uscite. Il brasiliano ha disputato una gara davvero eccellente, mostrando tra l'altro un carattere e una determinazione che dovrebbero essere da esempio per tutti gli altri. Ma tutta la squadra, numeri alla mano, si è espressa su livelli più che discreti, latitando forse solo a muro. Lascia l'amaro in bocca - ed è, dopo Latina, la seconda volta che succede - commentare una sconfitta a fronte di una fase cambio-palla addirittura superiore a quella degli avversari, ma forse nella pallavolo moderna la mancanza di una bocca di fuoco (alla Biribanti, per intenderci) capace di caricarsi sulle spalle tutto il peso dell'attacco è un dazio eccessivo da pagare. Christian Pampel ha svolto una gara sostanzialmente positiva, ma, come tutti, è mancato nella fase di contrattacco.

Non per fare del facile vittimismo, ma di mezzo ci si è messa anche la coppia arbitrale. Si potrà anche dire, facendo sfoggio di spirito decoubertiano, che gli errori sono tutti uguali e che alla fine sostanzialmente si compensano, ma abbiamo la netta impressione che l'alzata - a onor del vero tecnicamente non da manuale, ma come se ne vedono a decine - di Mikko Esko sanzionata sul 22 pari del quarto set sia il classico fischio che punisce la squadra ultima in classifica in trasferta su un campo caldo. Per fare un paragone calcistico, si tratta del visto e stravisto rigore a favore della Juventus ai danni di una provinciale nei minuti di recupero. Saremmo curiosi di vedere un arbitro fischiare una doppia simile a Nikola Grbic o a Valerio Vermiglio senza essere poi impiccato dal giocatore col suo stesso fischietto...

Insomma, si torna dalla splendida costa tirrenica con la netta impressione di aver fatto un passettino in avanti sotto tanti aspetti, ma ancora col sacco del bottino desolatamente vuoto. Le avversarie corrono e il tempo passa, ma sarebbe assai controproducente perdersi ora in una spirale negativa. Domenica al Pala Bernhardsson arriva un'altra squadra con problemi non da poco, ossia quell'Rpa Perugia costruita per i quartieri altissimi della classifica, ma protagonista sinora di una stagione piuttosto grigia.

Non è ancora l'ultima chiamata, ma ora bisogna tradurre i segnali e le belle speranze i punti. Remando tutti insieme e facendo fatica. Come quella fatta per sollevare una macchina che impediva la partenza dal palasport del pullmann della squadra: non appena Gil ci fornirà la foto, vedrete quattro energumeni alle prese con problemi di questo tipo.

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