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13 novembre 2005

MACERATA, ULTIMA FERMATA 

Anche la Lube Macerata passeggia senza troppe difficoltà sul Giotto Padova, trafitta in poco più di un'ora dall'ennesima sconfitta per tre a zero e con una prestazione a tratti imbarazzante.

Riesce difficile, nello specifico, catalogare i primi due set (25-16, 25-14) come quelli di una gara fra due formazioni appartenenti allo stesso campionato e l'appellarsi alla forza dell'avversario equivarrebbe a fare un po' la figura di chi guarda il dito anziché il cielo. Ne è dimostrazione lampante il terzo parziale, combattuto punto a punto e che ha mostrato un Sempre Volley finalmente vivo e battagliero. Ad un certo punto della partita sono stati richiamati in panchina i due tedeschi, protagonisti di un'altra prova incolore, ma non vorremmo che in questo modo si individuassero facili capri espiatori: il Giotto è una barca che affonda come collettivo e come progetto unitario di squadra, non come singoli atleti che non rendono come dovrebbero.

La vera notizia del giorno non è comunque, ovviamente, la cronaca sportiva dal Pala FonteScodella, ma le dimissioni, giunte immediatamente dopo il fischio finale, di Mauro Berruto. Il capitano scende dalla nave giusto prima della sosta di campionato e noi vogliamo interpretare questo gesto come l'estremo tentativo di fornire un contributo utile a Padova. Evidentemente il coach si è accorto - non ieri, crediamo -di non riuscire a trasmettere ai suoi ragazzi non solo la sua lezione tecnica, ma anche parte del suo carattere sanguigno e grintoso: chi lo ha visto a bordo campo prendere a calci una sedia, sgolarsi o sfasciare un microfono, ma soprattutto (perché in fondo quelli sono gesti plateali e legati all'emotività del momento) chi lo ha visto allenare con una passione e una dedizione assolute, difficilmente può credere che questi dodici ragazzi siano il frutto di tre mesi alle sue dipendenze.

Rimaniamo convinti che questo gruppo non abbia ancora espresso il suo potenziale: sicuramente non è una formazione di campioni - e nessuno lo ha mai detto - ma la somma dei valori dei singoli non può essere rappresentata da un ultimo posto in classifica così perentorio. Non lo diciamo perché bisogna ostentare ottimismo a tutti i costi (a quello ci pensa già il Presidente del Consiglio) e infatti in questo siamo supportati dalla medesima opinione di chi di pallavolo ci capisce un po' più di noi. A volte è solo questione di alchimia e di come si incastrano i vari pezzi: in Formula Uno - pensiamo per esempio alla McLaren (ok, facile battuta: il Giotto in realtà sembra la Minardi...) - ci sono macchine che hanno singoli componenti tecnologicamente all'avanguardia, ma che in pista rendono, una volta assemblati, meno di altre vetture.

Delusi? Un po', inutile nasconderlo. Anche perché - qui parla Andrea, non il dirigente del Sempre Volley - salutiamo una persona estremamente intelligente e stimolante, con cui ci sarebbe piaciuto parlare un po' più spesso di politica, di cinema, di solidarietà, di letteratura e non di pallavolo. Anche perché - qui parla il dirigente del Sempre Volley, non Andrea - in tanti sembravano conoscere già a priori queste intenzioni, mentre noi le abbiamo subodorate indirettamente e il protocollo (ma esiste un protocollo in queste circostanze?) avrebbe voluto forse un comportamento diverso e ci siamo invece trovati nella paradossale situazione di un viaggio di ritorno in macchina in cui i giornalisti parevano saperne di più dei massimi dirigenti della squadra.

Tristi? Molto. Moltissimo. Perché esistono diversi tipi di dimissioni e queste non sono certo quelle finte - così usuali in Italia - date solo per essere respinte e per fare bella figura; queste sono dimissioni reali, frutto di un malessere forte e autentico. E allora quando qualcuno non si sente nelle condizioni ideali di lavorare o non riesce ad esprimersi come vorrebbe ci si sente tutti - atleti, staff, dirigenti - un po' sconfitti.

E ora? Ora la situazione è ancora meno facile di prima. Perché, fedele (con una coerenza che speriamo verrà apprezzata) alla fiducia incondizionata espressa al coach torinese sin dall'inizio e ancora più fermamente nelle ultime settimane, la società non si è assolutamente mossa alla ricerca di un sostituto. Ma lo farà immediatamente e cercherà di farlo al meglio: non con una scelta di ripiego, come qualcuno già crede, ma sondando ogni possibilità di portare a Padova qualcuno che creda ancora nel progetto e nel sogno di una salvezza oggi lontana.

Perché, sia chiaro, qui non si sbaracca affatto: gente che ha voglia di mangiare il pane duro - porteremo sempre con noi questa bella lezione, sperando che anche a Mauro rimanga qualche sassolino nell'anima di questa esperienza patavina - ne è rimasta.

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