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07 novembre 2005

SOTT'ACQUA 

Piove ininterrotamente da qualche giorno a Padova. E piove sul bagnato anche in casa Giotto, dove l'ennesima sconfitta relega i nostri ragazzi sempre più desolatamente all'ultimo posto in classifica. In questo diluvio, reale (piccola considerazione: ma trent'anni fa le città erano in queste penose condizioni dopo un paio di giorni di pioggia?) e metaforico, anche il buon patriarca Noè sarebbe in grossa difficoltà nell'individuare al PalaBernhardsson due passeggeri per la sua biblica imbarcazione, perché qui a trovarne contemporaneamente due che giochino bene a pallavolo è impresa davvero ardua...

Storicamente il Sempre Volley ha sempre aiutato le squadre in difficoltà (Modena, solo per fare un esempio, negli ultimi tre anni ha sempre interrotto contro Padova le proprie striscie negative), ma probabilmente nemmeno il nuovo coach dell'Rpa Perugia, quel Massimo Caponeri subentrato appena venerdì a Piero Molducci, immaginava un esordio così morbido in A/1. Diciamo la verità: gli umbri hanno un organico costruito per centrare senza troppi problemi l'accesso ai play-off (averne di "ciccioni" come Lebl...) e - nostra piccola considerazione - sono dotati forse della migliore panchina dell'intero campionato, ma ieri sera non hanno certo dovuto sfoderare una prestazione maiuscola per piegare le deboli resistenze del Giotto.

Ci è finalmente piaciuto (e molto) Christian Pampel, ma questa volta sono mancati all'appello gli schiacciatori di banda. Al centro la squadra continua a evidenziare palesi difficoltà e nemmeno i cambi nel ruolo (Tovo per Piscopo, il solo Botti appare intoccabile) sortiscono variazioni sostanziali. Mauro Berruto le ha provate tutte, anche la mossa di richiamare la squadra in spogliatoio tra un set e l'altro (circostanza assai rara, ma consentita dal regolamento e che evidentemente piace agli allenatori di Padova: lo stesso fece Pupo Dall'Olio nel campionato scorso nell'infuocato palazzetto di Gioia del Colle, scatenando le ire degli increduli spettatori pugliesi): in campo si è vista una reazione - il terzo parziale è stato effettivamente il più combattuto - ma la squadra si è di nuovo squagliata come neve al sole all'approssimarsi dei punti decisivi. Continuamo a credere però che l'atteggiamento barricadiero debba essere qualcosa che nasce dall'animo dei giocatori e non stimolato dall'esterno: siamo convinti che Berruto sia al tempo stesso contento di vedere una reazione negli occhi dei suoi ragazzi e incazzato perché questo atteggiamento non è un fuoco che brucia dentro, ma una reazione ad una sollecitazione.

Gli arbitri, ancora una volta, ci hanno messo del loro. Non perché abbiano influito sul risultato finale (anche con qualche errore in meno sarebbe con tutta probabilità finita 3-0), ma perché già a metà del primo set avevano completamente perso di mano la partita. In questo purtroppo il volley sta imitando sempre più alcune malsane abitudini calcistiche: ad arbitrare squadre "scarse" si mandano fischietti scarsi. Avessero, se convinti della bontà delle proprie decisioni, almeno il coraggio di tirare fuori qualche cartellino: nemmeno quello.

Ora, prima della pausa, rimane solo la proibitiva trasferta di Macerata. E' provato scientificamente che alcune persone in situazioni di particolare pericolo trovano un'energia e una forza inaspettata. Sarebbe il caso capitasse anche al Giotto. Per non affondare.

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