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12 gennaio 2006

100-PALETTE-100 

La settimana scorsa Davide Tovo ci ha legittimamente rubato i riflettori con quel suo record - a quota 264 - di presenze nella storia pallavolistica padovana. Ma è innegabile che nella vita di ognuno esistono tappe importanti e numeri, magari insignificanti visti dall'esterno, che si elevano a valore di simbolo.

Per esempio ci sono i compleanni, gli anniversari, le scadenze importanti e così via. Di solito siamo fra quelli che si dimenticano senza troppi rimpianti queste ricorrenze, ma principalmente se riguardano gli altri. Abbiamo invece ben presente che domenica, in quel di Santa Croce sull'Arno, il palettaro festeggerà le 100 presenze in panchina, tutte rigorosamente alle dipendenze del Sempre Volley e sempre con il medesimo stipendio, che nel tempo non ha minimamente seguito - roba da interessare i sindacati - il corso dell'inflazione.

Son passati più di tre anni da quel lontano e timido esordio in un pomeriggio di ottobre al PalaVerde di Treviso contro una Sisley quasi imbattibile. Fu ovviamente tre a zero per gli odiati cugini e ci vollero ben nove partite perché il dirigente accompagnatore bianconero assaporasse per la prima volta la gioia di una vittoria vissuta dalla panchina e non più dagli spalti. Allora sulle maglie di Padova non c'era alcuno sponsor (solo verso Natale di quell'anno arrivò l'Edilbasso), ci si vestiva ognuno come voleva (privilegio concesso oggi solo alla dottoressa Pavan, altra esordiente di quella stagione) e Francesco Dall'Olio chiedeva educatamente un supporto per tenere il conto dei time-out e dei cambi effettuati. In quel momento esatto scoccava una scintilla, destinata a segnare da lì in poi tutti i nostri successivi week-end (a proposito ricordiamo, per tutti i familiari e gli affini di questi malati di pallavolo, che la first lady del Sempre Volley - in qualità di moglie del Presidente, nonché mamma di chi scrive - da lustri cerca di fondare un'associazione di vedove bianche dello sport e di ottenere un sussidio statale per la sventura subita).

Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata davvero tanta. Innanzitutto 99 partite, con 42 vittorie e 57 sconfitte per un totale di 382 set (172 vinti e 210 persi) vissuti da quell'osservatorio privilegiato. Si sono alternati tre allenatori: Pupo è stato al nostro fianco in 85 occasioni, Mauro Berruto in 9 partite e Luigi Schiavon in 5. Le squadre che ci hanno visto più volte roteare nell'aere le palette per un cambio al volo sono state Piacenza (11 sfide dirette), Perugia (10) e Macerata (9). Il nostro influsso positivo si è sentito soprattutto contro Gioia del Colle (4 vittorie su 4), mentre ben poco abbiamo potuto fare contro Modena (5 sconfitte in 7 occasioni). Il risultato più visto è stato purtroppo il 3-0 a favore degli avversari (26 volte), seguito però dalle vittorie per 3-1 (17).

In mezzo a tutti questi freddi numeri, doverosi però per gli appassionati di statistiche, ci sono però tante cose in più. Dal cartellino giallo subito contro Cuneo ancora non si sa per quale motivo sino alle tre panchine saltate: una volta per far provare a Mario Rengruber l'emozione della panchina in A/1 (in un'inutile ultima giornata a Montichiari, ma Pupo non prese lo stesso bene la sostituzione dell'ultimo minuto), un'altra per motivi di traffico (a Latina e quella volta il degno usurpatore fu Sandro Camporese) e infine una terza per una banale influenza. E ancora la promozione sul campo con coach Berruto, a tenere conto della distribuzione di gioco del nostro palleggiatore: ancora oggi ci domandiamo con un po' di paura se non sia stata questa la vera causa del naufragio dell'incolpevole tecnico torinese...

E poi le emozioni per le vittorie inaspettate, le incazzature per le sconfitte senza storia, le imprese solo sfiorate e invece quelle raggiunte a sorpreaa con la forza del cuore, i campi caldi col pubblico che urla di tutto dietro le panchine, l'amarezza di una giornata storta che si stempera con un sorriso, i sentieri della burocrazia arbitrale, le panchine comode e quelle scomode, le palette lasciate sparpagliate per terra dai dirigenti avversari, le sirene e i telecomandi del time-out che non funzionano quasi mai, i giocatori che son già passati di Padova e hannpo sempre una bella parola da spendere, le ore da aspettare prima del fischio d'inizio, i bar dei palazzetti chiusi, le gradinate deserte, le maglie ancora stirate, l'odore del taraflex, le passeggiate per recuperare le statistiche tra un set e l'altro (le stampanti degli scout sono sempre di una lentezza esasperante), le borracce e gli asciugamani da passare, i tifosi storici e i volti degli amici da individuare in mezzo al pubblico, gli alberghi tutti uguali, gli Autogrill che passano veloci dal finestrino (molto più veloci se si è perso), la sbirciatina in anteprima agli articoli dei giornalisti, i commenti a caldo, quelli che ti salutano e non hai la minima idea di chi siano, quelli (molti di più) che saluti e loro non sanno chi sei...

Quest'elenco, di certo non esaustivo, potrebbe continuare pressoché all'infinito e di sicuro non appena cliccheremo sul tasto "pubblica post" ci verrà in mente qualcos'altro che potevamo aggiungere. Ma quello che ricordiamo con maggior piacere è l'aver scoperto - ancor da più vicino di quanto ci permettesse la discendenza genitoriale - un mondo luccicante sì, ma per molti versi ancora a misura d'uomo, in larga parte semplice e pulito. Un mondo di cui gli atleti sono indubbi protagonisti, ma che è popolato, animato e alimentato da tantissime altre persone che, quasi sempre per passione, fanno sì che la ruota vada avanti e giri al meglio. Sappiamo di essere privilegiati a vivere queste emozioni così da vicino e siamo sicuri che in tanti pagherebbero per essere al nostro posto. Abbiamo sempre amato - dai concerti rock alle manifestazioni politiche - le emozioni collettive e forse anche per questo, oltre che per soddisfare mai sopiti sogni personali di giornalismo, è nato il tentativo di raccontare su Internet le vicende della squadra e di tutto ciò che ci gira intorno.

Forse (forse?) la ricorrenza delle cento palette in sé non ha alcun significato particolare, ma ogni tanto bisogna pure trovare dei pretesti per fermarsi a pensare e a tirare delle somme. Noi siamo convinti di essere cambiati e di uscire di sicuro arricchiti da quest'esperienza. E di tutto questo dobbiamo ringraziare le tante persone - belle persone - che magari, mischiati anonimamente fra il pubblico e col nostro carattere riservato, mai avremmo avuto modo di conoscere. Molte di queste passano di qui e ci leggono con sorprendente regolarità: cento, cento, cento volte grazie.

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