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21 febbraio 2006

CEV: -10 GIORNI 

Va bene, va bene: c'è il campionato di mezzo e quest'anno la salvezza viene prima di ogni cosa. Però la nostra sonnacchiosa città non deve dimenticare che fra una decina di giorni ospiterà una manifestazione pallavolistica di alto prestigio internazionale: le final four di Coppa Cev. Non male per una realtà geografica che, suo malgrado, vive a livello sportivo quasi unicamente degli exploit della sua squadra di calcio a Pizzighettone, Giulianova e Lumezzane.

La Cev ha insignito il Sempre Volley dell'onore e dell'onere di organizzare l'appuntamento e, ormai da qualche settimana, il lavoro dei collaboratori della società è finalizzato a incastrare al meglio tutti i tasselli della complessa due giorni.

Si opera su tutti i fronti: dalle questioni logistiche (ospitalità delle squadre e degli arbitri, trasferimenti da e per gli aereoporti, ecc...) all'abbellimento del PalaBernhardsson, dal merchandising (bello, accattivasnte e moderno il logo che campeggerà su tutti i prodotti ufficiali) alle iniziative promozionali e di intrattenimeto per il pubblico, dalle problematiche sportive alle mille altre questioni di contorno.
Non saranno le Olimpiadi, però, nel nostro piccolo, ci assomigliano abbastanza.

E, proprio come a Torino, un elemento fondamentale per il successo della manifestazione sarà un'adeguata cornice di pubblico. La prevendita è cominciata da qualche giorno e si registrano già numerose richieste non solo da Padova e dal Veneto, ma anche da Macerata e persino dalla Russia. Merito indubbiamente dell'appeal intrinseco di una finale continentale, ma anche dei prezzi particolarmente popolari fissati dalla società. Pensare che - e non stiamo scherzando! - alcuni gruppi di tifosi si sono addirittura permessi il lusso di comprare un paio di abbonamenti in più unicamente per avere il posto su cui appoggiare tutte le giacche...

I dettagli della prevendita - e moltissime altre informazioni sulla manifestazione - sono specificati all'interno del portale creato appositamente per la due giorni del 4 e del 5 marzo.

A noi - fra l'altro assai poco amanti del concetto di nazionalismo, anche applicato allo sport (sicuri che De Coubertain intendesse le Olimpiadi come una sfida fra nazioni? E perché mai non è possibile vedere, per esempio, nella massima competizione una pattinatrice russa in coppia con un partner canadese?) - è stato dato un arduo compito, ossia quello di recuperare i diversi inni nazionali delle squadre partecipanti. A giorni si riunirà la commissione artistica del Giotto Padova per definire quali versioni, fra le centinaia esistenti, dell'inno di Mameli, della Marsigliese e della marcia ex-sovietica tenere per buone; ne esistono davvero di tutti i tipi: strumentali, raffinate, acustiche, pompose, elettroniche, cantate, con archi, ecc. Di sicuro, quando sarà il momento, rinnoveremo ai nostri lettori l'invito già rivolto in passato: giudicate come volete "Fratelli d'Italia" (fummo tacciati di scarso rispetto, ma anche un'enciclopedia dello spessore scientifico di Wikipedia lo definisce, almeno a livello musicale, "una marcetta" e continuamo a ritenere più significativa "Viva l'Italia" di De Gregori oppure, in ossequio allo spirito antifascista della Costituzione, "Bella Ciao") e cantatelo pure a squarciagola. Ricordando però che la strofa "parapà parapà parapappapappà" non rientra nel testo ufficiale vergato dal Goffredo nazionale e poco ha che fare con i (nobili) ideali del Risorgimento.

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