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30 novembre 2006

RICOMINCIAMO 

Dopo un po' (molto?) di tempo si torna a scrivere. Qualcuno - fin troppo gentile - ci ha chiesto il motivo di questa prolungata astinenza dall'aggiornamento di queste righe. Innanzitutto perché, come suggerirebbe Monsieur De La Palisse, mancava la materia prima stessa di questo blog, ossia qualche notizia, al di là del solito tran tran, degna di essere approfondita. E poi perché, ogni tanto, bisogna pure dedicarsi al lavoro vero, quello che permette di tirare avanti e di arrivare alla fine del mese senza che ci taglino luce, gas e, cosa più importante di tutte, connessione a Internet. E, diciamola tutta, di girare l'Europa per seguire quei sette o otto concerti stagionali di Bruce Springsteen: pensare che per poco non abbiamo convinto Simone Roscini a seguirci nella prenotazione last minute dei biglietti per lo show (anzi gli show: per "ammortizzare" le spese del viaggio abbiamo assistito sia a quello del sabato che a quello della domenica...) del Boss alla Wembley Arena di Londra.

E forse - dobbiamo esser sinceri con i nostri venticinque lettori - siamo pure un po' stanchi. Non tanto di questa "rubrica" (insuperabile definizione di Pupo Dall'Olio, convinto che ci fosse un committente dei nostri articoli) che, seppur a volte fraintesa o non capita sino in fondo, ci ha dato tante gratificazioni. Ma stanchi in generale. Soprattutto di un Paese che non rispetta le file, che non paga i biglietti, che considera la furbizia sempre e solo una virtù, che vive le regole spesso con malcelato fastidio, che dimentica in fretta, che non sa rispettare un minuto di silenzio, che non si indigna quasi mai, che non conosce il tono basso della voce, che è lo specchio di "Domenica In" e "Buona Domenica", che fischia Zeman ma venera eroi di dubbia moralità. Ecco, di questo ci piacerebbe parlare e scribacchiare un po' più spesso, magari senza il vincolo del pretesto di una palla a spicchi e di un campo con la rete in mezzo. In ogni caso, per onor di cronaca, arriveremo a fine stagione e poi decideremo se far calare o meno il sipario su questa piazza virtuale.

Comunque, bando alle ciance: è quasi Natale - per quanto siamo sicuri di aver visto le prime (tristissime) luminarie già a Ferragosto - e il conto alla rovescia è praticamente terminato; i Mondiali in Giappone volgono al termine (e speriamo che la Polonia del nostro vecchio pallino Zagumny non vinca l'oro, perché nel caso avremmo qualcosa da ridire al buon scout Federico Cian che ci ha sconsigliato di mettere i nostri miseri due cents sul sestetto di Lozano...) e il campionato bussa ormai minacciosamente alle porte. Fra l'altro siamo convinti che, coerentemente con l'elevato tasso di cultura sportiva delle nostre parti, la prematura uscita di scena degli azzurri farà cadere una pesante mannaia sull'attenzione mediatica rivolta alle ultime partite in quel di Tokyo: ancora ricordiamo quando, da adolescenti, la Rai ci negò la visione del vero Dream Team di basket (quello con Magic e LArry Bird per intenderci) perché nel volano c'era un italiano nei quarti di finale...

Fra poco più di una settimana l'Antonveneta si troverà di fronte alla Prisma Taranto, squadra attrezzata, ma della stessa fascia dei bianconeri e "appena" tre punti più su in classifica. I pugliesi - nelle cui fila milita Marco Vicini, libero delle belle stagioni Edilbasso - schierano due protagonisti della rassegna iridata e c'è da sperare che sia Anderson che Granvorka (schierato da opposto nella Francia) abbiano lasciato dalle parti del sol levante ben più di qualche tossina. La "nostra" Germania invece ha ben figurato, specie con una prima parte ben al di sopra delle apsettative, per quanto in un'ottica strettamente egoistica spiace vedere che Andrae, Pampel e Kromm non possono riunirsi prima a Tovo & company per la disputa delle assai fondamentali finali dal nono al dodicesimo posto.

Il SempreVolley ha affrontato la lunga marcia di avvicinamento alla ripresa del campionato con molti (e utilissimi) allenamenti congiunti assieme a quel che rimaneva della Sisley Treviso. In occasione di questi, naturalmente, si son poste le basi per combinare la gara di ritorno al Palaverde... Nessuno ha invece approfittato della pausa per sgranchirsi le gambe in serie A/2, come invece capitato all'amico Massimo Botti che, con un'originale operazione di mercato ai limiti del regolamento e di dubbio gusto sportivo, ha continuato ad allenarsi a Piacenza per unirsi nei fine settimana ai tipi di Taviano e dare una mano alla Salento D'Amare.

I nostri stanno tutti bene. Solo Baggio - uno che venderebbe l'anima pur di non veder cadere un pallone - in occasione di un tuffo ha subito una piccola ferita al mento, prontamente risolta al pronto soccorso con qualche punto di sutura. Facevano più comodo in classifica (e aggiunti ai sei al gomito di inizio stagione avvicinano Michele al completamento della scheda per ottenere il borsone dal benzinaio), ma tutto è bene quel che finisce bene. Per il resto, per quel poco che ne capiamo, abbiamo visto una squadra molto vogliosa di tornare a giocare e che può esser benissimo rappresentata da un Esko in forma smagliante, rigenerato dalla pausa e forse dalle partite a Pro Evolution 6 (fornito dal dirigente che scrive, una volta tanto resosi utile).

Per ovviare all'inevitabile silenzio mediatico di questi giorni attorno alle attività dei club e per regalare alla ripresa del campionato una degna cornice di pubblico, la società ha pensato bene di invitare molti studenti delle scuole medie al match di domenica 10. Ma quel giorno al PalaBernhardsson, proprio in prima fila dietro alle panchine, ci sarà una sedia vuota. Quella occupata da tanti anni da una persona semplice e di cui ci mancheranno le chiacchiere, gli sguardi di intesa e gli strampalati pronostici. Perché rappresentavano uno di quei tanti piccoli riti che, come si diceva ne "Il piccolo principe", sono necessari per non affogare nella quotidianità. Non c'è nulla di più prevedibile della morte, eppure ogni volta che arriva ci spiazza e ci fa mancare la parole. Non siamo maestri di retorica né abbiamo le capacità per scrivere qualcosa di bello o di altamente consolatorio. E poi il dolore è qualcosa di profondamente intimo e privato, per questo siamo orgogliosi di un presidente (ma in questo caso siamo proprio orgogliosi che sia un papà) e di un addetto stampa (ma in questo caso siamo proprio orgogliosi che sia un amico), che hanno trovato cinque minuti della loro vita - fatta di impegni, casini, appuntamenti, telefonate, ecc. - per salutare una persona che forse nemmeno conoscevano troppo bene. Semplicemente perché era giusto così e da questo si capiscono tante cose, che vanno ben oltre il salvarsi o l'andare in A/2, l'incazzarsi per un errore arbitrale o il gioire per una vittoria, l'acquisto di un campione o la scoperta di un talento.

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