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11 dicembre 2006

DI PINTO AL MURO 

Dolce il ritorno al campionato per l'Antonveneta Padova: prima vittoria casalinga stagionale e Prisma Taranto, possibile/probabile diretta concorrente per la salvezza, agganciata in classifica a 8 punti. E soprattutto possibilità di utilizzare il gioco di parole del titolo, unica cosa decente che ci sia venuta in mente negli ultimi due mesi.

Il PalaBernhardsson è animato dai tanti ragazzini che hanno partecipato al raggruppamento di minivolley: forse non hanno visto una partita dai contenuti tecnici eccezionali, ma di sicuro hanno capito che forzare la battuta (21 aces complessivi!) è un po' più utile di affidarsi al servizio tattico...

L'Antonveneta si presenta in campo con un nuovo sponsor sui pantaloncini. Non capiamo mai se gli esperti del marketing siano degli autentici geni o se certi effetti siano semplicemente il frutto del caso, ma la foglia d'acero del logo Canadiens nei pressi delle pudenda faceva apparire i nostri come dei novelli Adamo.

I reduci del Mondiale pagano un po' di inevitabile stanchezza e la perdita dei meccanismi di gioco con compagni che non vedevano da due mesi, ma ben vengano questi appuntamenti se questo è l'effetto su Andrae e Kromm. Soffre un po' di più Pampel, sostituito da Eerik Jago, atleta per il quale l'aggettivo sorprendente inizia ad essere francamente riduttivo.

Quando Felizardo ha sbagliato il servizio che ha regalato il definitivo 3-1 ai bianconeri a metà campo è esplosa la gioia. Ed è partita la corsa al campo da parte di tutti quelli che si sentono in qualche modo coinvolti nella costruzione dei destini della squadra. Noi, invece, istintivamente ci siamo recati subito verso una precisa seggiola del palasport per battere un cinque alto con i vicini di posto di Paolo.

Anche quest'anno quindi la tradizionale cena di Natale viene anticipata da una vittoria (l'anno scorso fu quella con Cuneo, la stagione prima con la Sisley) che permette di affrontare l'appuntamento con maggiore serenità e il sorriso sulle labbra. Poi però c'è subito da pensare alla trasferta di Latina: il treno per la salvezza deve compiere ancora un lungo viaggio e l'importante era non mancare la prima fermata.

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