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08 gennaio 2007

COZZI AMARI 

Anno nuovo, vizi vecchi (un inizio così banale e stantio, unito al titolo sì triviale, dovrebbe suonare come riprova della fine della spinta propulsiva - ahi, questa terminologia che rivela l'inequivocabile formazione marxista... - di questo blog): l'Antonveneta tiene testa ad una delle prime della classe, ma alla fine della fiera non porta a casa nemmeno un punto.

Come contro Trento, anche con Piacenza i ragazzi di Gigi Schiavon restano in scia dei più quotati avversari per lunghi tratti di incontro e questo sicuramente è un dato positivo per un sestetto mai accreditato dei favori del pronostico. Una squadra come Latina, però, nelle ultime due settimane ha fatto punti contro entrambe e questa differenza significherà pure qualcosa.

Il giustificazionismo non è certo il nostro mestiere, però le attenuanti ci sono eccome, a partire da un Bjorne Andrae debilitato nel fisico già da metà settimana e impossibilitato quindi a rendere al meglio. Mikko Esko, privo di punti di riferimento, ha un po' perso la testa e tutto il gioco dei bianconeri ne ha risentito.

E poi c'è stata la coppia arbitrale: chi ci conosce sa quanto è lontana dal nostro dna la contestazione (fra l'altro assolutamente inutile) ai direttori di gioco, ma è indubbio che a far le spese di una direzione confusa e poco sicura (non parliamo tanto di fischi sbagliati - andando controcorrente diciamo che in quasi tutte le decisioni contestate avevamo visto esattamente come i fischietti - quanto di incapacità di controllare la gara) sono stati principalmente i giovani padovani. Non ci piacciono le proteste plateali, men che meno se a farle sono i massimi dirigenti. Abbiamo avuto quindi il nostro bel daffare a placcare i bollenti spiriti di chi avrebbe voluto un incontro ravvicinato col primo arbitro. Nulla comunque in confronto al nostro splendido tuffo in quel di Cuneo quando fermammo, sotto gli occhi di un incredulo Meggiolaro, il Presidente in avanzata e ci guadagnammo una chiamata nel draft NFL da parte dei Dallas Cowboys.

Il rimpianto maggiore rimane tuttavia l'arrendevolezza con cui i nostri sono scesi in campo nel quarto parziale: dopo aver rimesso in piedi, per quanto su gentile rilassamento dell'avversario, la partita ci si sarebbe aspettati (sarà giusta la consecutio temporum?) un altro atteggiamento e invece quel 5-1 iniziale, tanto repentino quanto efficace, è stato molto simile ad un silenzioso colpo da ko.

La Copra Berni, sempre supportata da un gruppo di tifosi tra i migliori del campionato, ha fatto valere la sua batteria di attaccanti impressionante cui, comunque, al PalaBernhardsson è bastato essere molto meno che impressionante per portare a Piacenza l'intera posta. Abbiamo rivisto con piacere Pupo Dall'Olio, sempre amabile nei modi e sempre quadrato, in senso positivo, nell'affrontare il suo mestiere (un po' più tondo nella forma invece...). Non si vincono dieci partite consecutive per caso, per quanto siamo convinti che con Marshall (perché quella ridicola battuta?), Zlatanov e Simeonov si possa giocare addirittura meglio di così.

Ora non resta che preparare al meglio la trasferta nella Capitale, con cui si chiuderà il girone d'andata, e, nel frattempo, continuare la macumba contro Verona.

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