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15 gennaio 2007

UN PECCATO CAPITALE 

Il ritornello inizia pure ad essere stancante: "accidenti, che bella squadra", "però, e chi l'avrebbe detto che questa Antonveneta gioca così bene". A Roma, come a Trento e a Latina o contro Piacenza e Macerata, il Sempre Volley tiene il campo con assoluta dignità contro un avversario costruito per affrontare ben altre zone della graduatoria, ma alla fine ottiene solo tanti complimenti e una manciata di pacche sulle spalle. Niente punti in classifica, però.

La trasferta nella capitale viene archiviata con un 3-0 a favore della M. Roma Volley: ad esser tondo e netto è solo il risultato finale, perché tutti i parziali si concludono sul filo di lana e in ogni set i ragazzi di Gigi Schiavon hanno sprecato l'opportunità almeno di far sudare un po' di più i giocatori con la maglia più inguardabile del campionato (un verde acido che trasforma l'immortale Paolo Tofoli in un triste quarantenne ad una festa in maschera col vestito da evidenziatore Stabilo Boss). In una gara dominata dagli attacchi - solo 6 muri complessivi - rimane l'amaro in bocca soprattutto per come è stato vanificato il 23-20 del secondo set, ma con tutta probabilità i momenti di black out di una squadra così giovane come la nostra sono un inevitabile marchio di fabbrica di un gruppo con queste caratteristiche.

A proposito di momenti di buio: ad un certo punto anche al palazzetto di viale Tiziano è saltata la luce ("Mezzaroma al buio" sarebbe stato un ottimo titolo alternativo). E' comunque bastata una telefonata ai responsabili dell'impianto di Vibo Valentia per farsi spiegare come ci si comporta in questi casi...

Nelle fila dell'Antonveneta la notizia del giorno, assolutamente non intaccata dall'amarezza per la sconfitta, è l'esordio da titolare di Giovanni Quarti. Un piccolo fastidio al menisco del libero Andrea Garghella ha spalancato le porte del campo al rosso ventiduenne. Gli allenamenti della settimana ci avevano molto tranquillizzato sulle capacità di Giovanni, ma ovviamente bisognava mettere in conto una qualche differenza tra ricevere centinaia di palloni quando al PalaBernhardsson ci stanno al massimo un palettaro e un addetto alle pulizie e invece mettersi di fronte alle bordate di Savani, Mastrangelo, Kooistra & C. supportati da un paio di migliaia di tifosi. Quarti è sceso in campo tranquillo e si è guadagnato con merito un'abbondantissima sufficienza: i tecnici sanno ora di poter contare su un altro tassello di un puzzle che diventa via via più interessante.

Stante il fascino della città eterna, la trasferta a Roma non può certo esser considerata uguale a quella - non ce ne vogliano gli abitanti di queste città - a Latina o a Cuneo. Detta papale papale: sarebbe un delitto passare il sabato sera a discutere di muri e schiacciate nella hall di un albergo con un Montenegro in mano quando basta fare due passi in qualsiasi direzione per scorgere un angolo pieno di storia e di atmosfera in una delle città più belle del mondo.

Concessa la libera uscita dal coach, mentre i giocatori si chiudevano nella camere per riposare in vista della partita, lo staff bianconero - chi vi scrive, il vice allenatore Roscini, la dottoressa Pavan, lo scoutman Cian, il fisioterapista Daniele - saliva su un taxi alla volta di Piazza di Spagna. Constatata la non obbligatorietà delle cinture di sicurezza (con fare sin troppo zelante avevamo chiesto all'autista se era d'uopo indossarle) e con Franco Califano a manetta, i nostri raggiungevano in pochissimi minuti il cuore di Roma, non prima di esser informati della triste trasformazione di Via Veneto - noi siamo ancora fermi ai cliche felliniani della Dolce Vita - in una sequenza di "nighte clubbe" e locali di "lappe dance". Ottenute queste sommarie informazioni turistiche dal tassinaro, i cinque vestiti tutti uguali - scambiati quindi alternativamente o per una sgangherata famiglia che aveva approfittato del primo giorno di saldi per comprare cinque completi felpa & piumino assolutamente identici oppure per un gruppo sportivo che, dati gli improbabili fisici assai poco atletici, veniva individuato in una bocciofila di quartiere o in un team di freccette o al massimo di bridge - pagavano un po' il pegno di affrontare subito senza la dovuta umiltà la celebre scalinata, teatro di tantissime sfilate di moda: abituati a prendere l'ascensore anche per salire al primo piano dell'albergo, in "cima" l'aria risultava rarefatta e si sono segnalati fenomeni di visioni. A noi è parso pure che Montali ci chiedesse di seguirlo in Nazionale...

Il giro turistico proseguiva con piazza Navona, piazza del Parlamento (dove uno scazzatissimo rappresentante delle forze dell'ordine, rispondeva ai nostri dubbi con un "dicaaaa..." che ci ha fatto capire che non tutti colgono la fortuna di operare in luoghi così emozionanti), il Pantheon e l'immancabile appuntamento alla Fontana di Trevi.

Qui i nostri si posizionavano, monetina in mano, nella classica posa del lancio (foto di prossima pubblicazione). I desideri - sportivi, professionali, privati - di chi opera nel Sempre Volley sono ovviamente differenti e seguono i percorsi di vita di ognuno. Ma siamo sicuri che tutti ci hanno pensato per un attimo: la leggenda dice che chi getta una moneta nella vasca tornerà nella vita ancora una volta a Roma.

Ecco, noi abbiamo tanta voglia di tornarci. L'anno prossimo e con questa maglia addosso.

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