29 luglio 2007
L'ANNO CHE VERRA'
Precauzioni: si astengano dalla lettura coloro i quali credano che il titolo preannunci contenuti sportivi sulla prossima stagione agonistica del SempreVolley: ne rimarrebbero delusi. Sappiamo poco o niente del volto che avrà la nostra squadra nel 2007/08: abbiamo saputo il nome del nuovo allenatore in anteprima intercettando per puro caso un fax in azienda. No, quello dell'ingaggio di Dineikine invece non c'era...
Non bisogna certo scomodare Montesquieu (non si affannino coloro che passano - invero con stimabile costanza, nonostante sia passata da un bel po' la festa per la permanenza in a/1 strombazzata in home page - di qui per conoscere in anteprima i colpi di mercato del Sempre Volley: è un filosofo francese, non un martello-ricevitore d'oltralpe) per giungere alla conclusione che tutte le cose umane hanno un inizio e una fine.
Finiscono le cose belle, di solito molto in fretta (iniziamo bene in quanto a banalità...), finiscono pure quelle brutte e, nella generale indifferenza, finiscono anche le cose così così.
"There is never a neverending thing" potrebbe essere il ritornello di una melensa canzone pop, invece è una verità. Nemmeno l'avvocato Taormina, azzeccagarbugli delle cause più improbabili, potrebbe fare causa a Michael Ende, autore de "La storia infinita" (mediocre libro molto gettonato nelle festicciole ai tempi delle nostre scuole medie), per pubblicità ingannevole.
Comunichiamo ufficialmente - gli amici più veri comunque lo avevano intuito o e i lettori più scaltri avevano colto da tempo inequivocabili segnali di stanchezza - le nostre dimissioni. Come Charlie Brown in una bellissima strip ("Io soffro di claustrofobia nel mondo. Se la vita è un lavoro, vorrei licenziarmi. Solo che non so quale sia l'ufficio incaricato di accogliere la mia domanda"), non abbiamo la minima idea né di quali dimissioni stiamo parlando né di chi sia il nostro referente: in fondo non ci ha mai assunto nessuno e la nostra identità si è formata - cosa che invero ci suscita pure un pizzico di tristezza, ma tant'è - soprattutto attraverso il blog.
Quando, quasi quattro mesi fa, in un mercoledì sera pieno di paure e di emozioni fortissime, Giorgio De Togni è entrato in campo al posto di Davide Tovo ci siamo resi conto - con un po' di inevitabile magone - che quello poteva essere l'ultimo cambio della nostra luminosa carriera di palettaro. A 16 anni abbiamo lasciato il basket giocato lo stesso giorno in cui si ritirava Magic Johnson (ecco perché i giornali non hanno poi dedicato molto spazio al nostro addio al mondo della palla a spicchi) e oggi salutiamo la panchina con una squadra ancora nella massima serie.
Avevamo subordinato questa decisione alla permanenza nel massimo campionato dell'Antonveneta, proprio perché nessuno pensasse che la molla di questa decisione potesse essere la scarsa volontà di sporcarsi le mani con realtà come Modugno Noicattaro, Castellana Grotte, Isernia, Crema o Taviano (trasferte che, sia detto senza offesa per nessuno, sarebbero state in ogni caso delle oggettive discrete rotture di coglioni).
Ci fa inoltre piacere terminare la "carriera" con uno dei gruppi in assoluto più educati e soddisfacenti dal punto di vista umano con cui ci si mai capitato di "lavorare" (immaginiamo che al metalmeccanico del turno di notte in fonderia tutto questo ricorso a termini che riciamano il vero mondo del lavoro non suoni così appropriato): perché, sia detto chiaramente, di volley capiremo forse poco o nulla, ma se non avessimo ricavato un briciolo di soddisfazioni umane oltre che sportive, difficilmente un talebano della ragion morale come noi avrebbe resistito ben cinque anni. Un episodo stupidissimo su tutti: negli anni abbiamo sempre guidato con piacere la macchina di parecchi atleti verso i palazzetti di tutta la penisola. Si tratta di un piccolo e per nulla impegnativo favore personale, ovviamente, ma per ritirare il mezzo qualcuno ci ha sempre dovuto accompagnare. Giorgio De Togni è stato il primo che ha avuto l'accortezza di consegnarci l'auto sotto casa la sera prima e che si sia preoccupato - lui! - di organizzarsi in qualche modo.
Salutiamo una bella famiglia, perché - ve lo assicuriamo - quando i mezzi economici sono quel che sono bisogna necessariamente aggiungere qualcosa in più per sopravvivere a questi livelli. E in campo, in sede e all'interno di tutte le varie aree e a tutti i livelli dello staff a Padova si capta quel tocco umano che rende speciale anche una banalissima serata in pizzeria. E' una cosa forse difficilmente spiegabile - e altrettanto difficilmente comprensibile - ma chiunque abbia incrociato il proprio cammino con i colori bianconeri capisce di cosa stiamo parlando. E ci piacerebbe tanto lo capissero pure quei simpatici individui (tifosi, ma - temiamo - non solo, di altre realtà pallavolistiche) che negli ultimi mesi hanno imbrattato forum e guestbook disegnando scenari ridicoli e soprattutto non avendo la minima idea di offendere un bene preziosissimo, la dignità.
E allora perché lasciare? Nella vita finiscono gli amori, cambiano le passioni, si affievoliscono le convinzioni politiche, ci si stanca degli hobby, si battono nuovo strade professionali, si chiudono le parentesi e così via. Nulla di strano quindi nell'iniziare a pensare a qualche weekend in più fuori da questo paese, che tra parentesi ci piace davvero sempre meno, oppure stravaccati in divano a seguire una gara del Manchester United (perché, allontanato Zeman, non abbiamo davvero alcun motivo per seguire ancora quello spettacolo meno credibile del wrestling che è diventato il calcio italiano) e una della McLaren o ancora a vedere qualche altro concerto di Springsteen (ci dicono che 27 siano troppi: e allora vedere Tovo quasi tutte le domeniche da quando facevamo la terza superiore?) e dei Radiofiera o leggere un libro o passeggiare per le vie del centro o sfogliare una rivista o guardare il gatto o fotografare un paesaggio o ascoltare una puntata di Caterpillar dall'inizio alla fine o perdersi per delle ore tra gli scaffali di Feltrinelli o ascoltare uno dei 2.000 cd della nostra discoteca o seguire una puntata di Seinfeld o andare a trovare un nostro amico o fare un giro in bicicletta o...
Insomma: sentiamo il bisogno di riappropiarci di un po' della nostra vita. Che inizia - e passati i trenta non si può più sperare di fare gli eterni adolescenti - ad avere ritmi complicati e responsabilità un po' maggiori che in passato. No, nessun progetto né cambiamento radicale di vita (almeno finché non capiamo come replicare senza fatica quel curioso fenomeno per cui quando lasciamo dei calzini o una maglietta per terra la ritroviamo pulita e stirata dentro il cassetto qualche giorno dopo...), ma solo l'esigenza di non avere tutti i week-end dell'anno già decisi in partenza.
Le cose ci piace farle bene, anche quando sono ridicole e insignificanti (in tutta sincerità non crediamo che ci sarà da svenarsi sul mercato per sostituire la figura del dirigente accompagnatore): non vogliamo passare per quelli che seguono la squadra solo per farsi una vacanzina o una bella mangiata. Negli ultimi tempi abbiamo seguito poco o niente gli allenamenti e questo - forse in un eccesso di sensi di colpa (saranno gli effetti dell'educazione (poco)catto(molto)comunista?) - ci ha fatto sentire poco meritevoli di appartenere ad un gruppo di privilegiati, ossia tra coloro che possono vivere e seguire in prima persona un'avventura sportiva di alto livello. Insomma: la partecipazione al party di fine anno a casa Santuz - quello in cui anche quelli solitamente più compassati si strafogano di wurstel e salsicce di ogni tipo, con l'aggiunta di una bella cucchiaiata di fagioli alla Bud Spencer - bisogna conquistarsela sul campo. E quell'atmosfera sarà la cosa che ci mancherà di più, anche se, ovviamente, gli amici rimarranno amici e non è mica che spariamo dal globo terrestre... Di certo però non invaderemo spazi non più nostri e non faremo come quelli che salutano con la manina ai margini di una ripresa televisa, credendo di esserne i protagonisti.
Che poi il rischio - che, anzi, è praticamente una certezza - è quello di ritrovarsi ogni santa domenica al PalaBernhardsson e spesso pure in trasferta a tifare come dei pazzi per questi benedetti ragazzi. Quasi certamente vergognandoci di usare la tessera omaggio, perché noi - che pure almeno almeno per diritto ereditario uno zinzinello di privilegi pensiamo di meritarcelo - non sopportiamo questa cultura imperante dello scrocco, in cui la furbizia è sempre e solo una virtù e massimizzare l'utilità personale diventa una medaglia da appuntarsi al petto.
Volutamente non facciamo nomi in questo post: troppe sono state le persone conosciute attraverso il pretesto della pallavolo e cui poco tempo dopo abbiamo voluto un bene dell'anima. Loro lo sanno, noi lo sappiamo. Ci auguriamo pure di aver lasciato qualche sassolino nell'anima altrui, oltre ad averne ricevuti davvero tantissimi.
Chiude le serrande anche il blog, almeno così come lo conosciamo: Gazzetta dello Sport (la lettera di dimissioni di Berruto) e Repubblica (una foto di Morsut) dovranno non citare altre fonti quando dovranno raccontare episodi curiosi da Padova... Ma vale il discorso di prima: chi vorrà continuare a sapere come la pensiamo sui più disparati argomenti (e un giorno da qualche parte, magari su quel blog generalista di cui da anni progettiamo la nascita, pubblicheremo pure la nostra folle teoria sulla pasta fresca) non dovrà far altro che continuare a cercare la nostra amicizia.
Sipario. E ovviamente auguri ad Andrea (Zorzi) per il suo compleanno.
Non bisogna certo scomodare Montesquieu (non si affannino coloro che passano - invero con stimabile costanza, nonostante sia passata da un bel po' la festa per la permanenza in a/1 strombazzata in home page - di qui per conoscere in anteprima i colpi di mercato del Sempre Volley: è un filosofo francese, non un martello-ricevitore d'oltralpe) per giungere alla conclusione che tutte le cose umane hanno un inizio e una fine.
Finiscono le cose belle, di solito molto in fretta (iniziamo bene in quanto a banalità...), finiscono pure quelle brutte e, nella generale indifferenza, finiscono anche le cose così così.
"There is never a neverending thing" potrebbe essere il ritornello di una melensa canzone pop, invece è una verità. Nemmeno l'avvocato Taormina, azzeccagarbugli delle cause più improbabili, potrebbe fare causa a Michael Ende, autore de "La storia infinita" (mediocre libro molto gettonato nelle festicciole ai tempi delle nostre scuole medie), per pubblicità ingannevole.
Comunichiamo ufficialmente - gli amici più veri comunque lo avevano intuito o e i lettori più scaltri avevano colto da tempo inequivocabili segnali di stanchezza - le nostre dimissioni. Come Charlie Brown in una bellissima strip ("Io soffro di claustrofobia nel mondo. Se la vita è un lavoro, vorrei licenziarmi. Solo che non so quale sia l'ufficio incaricato di accogliere la mia domanda"), non abbiamo la minima idea né di quali dimissioni stiamo parlando né di chi sia il nostro referente: in fondo non ci ha mai assunto nessuno e la nostra identità si è formata - cosa che invero ci suscita pure un pizzico di tristezza, ma tant'è - soprattutto attraverso il blog.
Quando, quasi quattro mesi fa, in un mercoledì sera pieno di paure e di emozioni fortissime, Giorgio De Togni è entrato in campo al posto di Davide Tovo ci siamo resi conto - con un po' di inevitabile magone - che quello poteva essere l'ultimo cambio della nostra luminosa carriera di palettaro. A 16 anni abbiamo lasciato il basket giocato lo stesso giorno in cui si ritirava Magic Johnson (ecco perché i giornali non hanno poi dedicato molto spazio al nostro addio al mondo della palla a spicchi) e oggi salutiamo la panchina con una squadra ancora nella massima serie.
Avevamo subordinato questa decisione alla permanenza nel massimo campionato dell'Antonveneta, proprio perché nessuno pensasse che la molla di questa decisione potesse essere la scarsa volontà di sporcarsi le mani con realtà come Modugno Noicattaro, Castellana Grotte, Isernia, Crema o Taviano (trasferte che, sia detto senza offesa per nessuno, sarebbero state in ogni caso delle oggettive discrete rotture di coglioni).
Ci fa inoltre piacere terminare la "carriera" con uno dei gruppi in assoluto più educati e soddisfacenti dal punto di vista umano con cui ci si mai capitato di "lavorare" (immaginiamo che al metalmeccanico del turno di notte in fonderia tutto questo ricorso a termini che riciamano il vero mondo del lavoro non suoni così appropriato): perché, sia detto chiaramente, di volley capiremo forse poco o nulla, ma se non avessimo ricavato un briciolo di soddisfazioni umane oltre che sportive, difficilmente un talebano della ragion morale come noi avrebbe resistito ben cinque anni. Un episodo stupidissimo su tutti: negli anni abbiamo sempre guidato con piacere la macchina di parecchi atleti verso i palazzetti di tutta la penisola. Si tratta di un piccolo e per nulla impegnativo favore personale, ovviamente, ma per ritirare il mezzo qualcuno ci ha sempre dovuto accompagnare. Giorgio De Togni è stato il primo che ha avuto l'accortezza di consegnarci l'auto sotto casa la sera prima e che si sia preoccupato - lui! - di organizzarsi in qualche modo.
Salutiamo una bella famiglia, perché - ve lo assicuriamo - quando i mezzi economici sono quel che sono bisogna necessariamente aggiungere qualcosa in più per sopravvivere a questi livelli. E in campo, in sede e all'interno di tutte le varie aree e a tutti i livelli dello staff a Padova si capta quel tocco umano che rende speciale anche una banalissima serata in pizzeria. E' una cosa forse difficilmente spiegabile - e altrettanto difficilmente comprensibile - ma chiunque abbia incrociato il proprio cammino con i colori bianconeri capisce di cosa stiamo parlando. E ci piacerebbe tanto lo capissero pure quei simpatici individui (tifosi, ma - temiamo - non solo, di altre realtà pallavolistiche) che negli ultimi mesi hanno imbrattato forum e guestbook disegnando scenari ridicoli e soprattutto non avendo la minima idea di offendere un bene preziosissimo, la dignità.
E allora perché lasciare? Nella vita finiscono gli amori, cambiano le passioni, si affievoliscono le convinzioni politiche, ci si stanca degli hobby, si battono nuovo strade professionali, si chiudono le parentesi e così via. Nulla di strano quindi nell'iniziare a pensare a qualche weekend in più fuori da questo paese, che tra parentesi ci piace davvero sempre meno, oppure stravaccati in divano a seguire una gara del Manchester United (perché, allontanato Zeman, non abbiamo davvero alcun motivo per seguire ancora quello spettacolo meno credibile del wrestling che è diventato il calcio italiano) e una della McLaren o ancora a vedere qualche altro concerto di Springsteen (ci dicono che 27 siano troppi: e allora vedere Tovo quasi tutte le domeniche da quando facevamo la terza superiore?) e dei Radiofiera o leggere un libro o passeggiare per le vie del centro o sfogliare una rivista o guardare il gatto o fotografare un paesaggio o ascoltare una puntata di Caterpillar dall'inizio alla fine o perdersi per delle ore tra gli scaffali di Feltrinelli o ascoltare uno dei 2.000 cd della nostra discoteca o seguire una puntata di Seinfeld o andare a trovare un nostro amico o fare un giro in bicicletta o...
Insomma: sentiamo il bisogno di riappropiarci di un po' della nostra vita. Che inizia - e passati i trenta non si può più sperare di fare gli eterni adolescenti - ad avere ritmi complicati e responsabilità un po' maggiori che in passato. No, nessun progetto né cambiamento radicale di vita (almeno finché non capiamo come replicare senza fatica quel curioso fenomeno per cui quando lasciamo dei calzini o una maglietta per terra la ritroviamo pulita e stirata dentro il cassetto qualche giorno dopo...), ma solo l'esigenza di non avere tutti i week-end dell'anno già decisi in partenza.
Le cose ci piace farle bene, anche quando sono ridicole e insignificanti (in tutta sincerità non crediamo che ci sarà da svenarsi sul mercato per sostituire la figura del dirigente accompagnatore): non vogliamo passare per quelli che seguono la squadra solo per farsi una vacanzina o una bella mangiata. Negli ultimi tempi abbiamo seguito poco o niente gli allenamenti e questo - forse in un eccesso di sensi di colpa (saranno gli effetti dell'educazione (poco)catto(molto)comunista?) - ci ha fatto sentire poco meritevoli di appartenere ad un gruppo di privilegiati, ossia tra coloro che possono vivere e seguire in prima persona un'avventura sportiva di alto livello. Insomma: la partecipazione al party di fine anno a casa Santuz - quello in cui anche quelli solitamente più compassati si strafogano di wurstel e salsicce di ogni tipo, con l'aggiunta di una bella cucchiaiata di fagioli alla Bud Spencer - bisogna conquistarsela sul campo. E quell'atmosfera sarà la cosa che ci mancherà di più, anche se, ovviamente, gli amici rimarranno amici e non è mica che spariamo dal globo terrestre... Di certo però non invaderemo spazi non più nostri e non faremo come quelli che salutano con la manina ai margini di una ripresa televisa, credendo di esserne i protagonisti.
Che poi il rischio - che, anzi, è praticamente una certezza - è quello di ritrovarsi ogni santa domenica al PalaBernhardsson e spesso pure in trasferta a tifare come dei pazzi per questi benedetti ragazzi. Quasi certamente vergognandoci di usare la tessera omaggio, perché noi - che pure almeno almeno per diritto ereditario uno zinzinello di privilegi pensiamo di meritarcelo - non sopportiamo questa cultura imperante dello scrocco, in cui la furbizia è sempre e solo una virtù e massimizzare l'utilità personale diventa una medaglia da appuntarsi al petto.
Volutamente non facciamo nomi in questo post: troppe sono state le persone conosciute attraverso il pretesto della pallavolo e cui poco tempo dopo abbiamo voluto un bene dell'anima. Loro lo sanno, noi lo sappiamo. Ci auguriamo pure di aver lasciato qualche sassolino nell'anima altrui, oltre ad averne ricevuti davvero tantissimi.
Chiude le serrande anche il blog, almeno così come lo conosciamo: Gazzetta dello Sport (la lettera di dimissioni di Berruto) e Repubblica (una foto di Morsut) dovranno non citare altre fonti quando dovranno raccontare episodi curiosi da Padova... Ma vale il discorso di prima: chi vorrà continuare a sapere come la pensiamo sui più disparati argomenti (e un giorno da qualche parte, magari su quel blog generalista di cui da anni progettiamo la nascita, pubblicheremo pure la nostra folle teoria sulla pasta fresca) non dovrà far altro che continuare a cercare la nostra amicizia.
Sipario. E ovviamente auguri ad Andrea (Zorzi) per il suo compleanno.
12 aprile 2007
FESTA/1
Alle tre e mezza passate è difficile scrivere qualcosa di sensato.
Abbiamo ancora negli occhi, nel cuore e nelle orecchie tutto quello che è successo dopo l'ultimo muro di De Togni che ha sancito la permanenza dell'Antonveneta Padova nella massima serie. I tanti abbracci, le centinaia di mani strette, gli abbracci distribuiti, i volti amici e quelli sconosciuti: è una grande famiglia e oggi è stata scritta una pagina che rimane nel libro della vita.
Ci sarà tempo per la cronaca blogghettara della partita con l'ex capolista Roma e per le considerazioni più ragionate (in quanti ci hanno già chiesto il consueto pagellone di fine anno!). Ora abbiamo voglia solamente di goderci per qualche ora questa sensazione inebriante di aver raggiunto qualcosa di importante grazie alla qualità del lavoro svolto.
Il nostro scudetto non sarà appariscente (e pacchiano) come quello cucito in dimensioni capitali sul materiale tecnico di alcune squadre, ma ha lo stesso - se non maggior - valore.
Complimenti a noi, complimenti a tutti. PadovA/1...
Abbiamo ancora negli occhi, nel cuore e nelle orecchie tutto quello che è successo dopo l'ultimo muro di De Togni che ha sancito la permanenza dell'Antonveneta Padova nella massima serie. I tanti abbracci, le centinaia di mani strette, gli abbracci distribuiti, i volti amici e quelli sconosciuti: è una grande famiglia e oggi è stata scritta una pagina che rimane nel libro della vita.
Ci sarà tempo per la cronaca blogghettara della partita con l'ex capolista Roma e per le considerazioni più ragionate (in quanti ci hanno già chiesto il consueto pagellone di fine anno!). Ora abbiamo voglia solamente di goderci per qualche ora questa sensazione inebriante di aver raggiunto qualcosa di importante grazie alla qualità del lavoro svolto.
Il nostro scudetto non sarà appariscente (e pacchiano) come quello cucito in dimensioni capitali sul materiale tecnico di alcune squadre, ma ha lo stesso - se non maggior - valore.
Complimenti a noi, complimenti a tutti. PadovA/1...
09 aprile 2007
DENTRO L'UOVO
Raramente una sconfitta è stata accolta con così tanta soddisfazione. Non tanto per la convincente prova collettiva del gruppo Antonveneta in quel di Piacenza, quanto per la dote che porta con sè: un inaspettato punto tanto pesante quanto prezioso.
I nostri ricordi di catechismo ci riportano piuttosto indietro nel tempo (e, francamente, di quegli anni ci è rimasta di più impressa la formazione del Milan di Sacchi: Galli, Tassotti, Maldini, Colombo...), ma speriamo di non essere né blasfemi né teologicamente in errore se diciamo che tra i vari significati della Pasqua vi è anche quello di salvezza. Certo, il messaggio evangelico non si riferiva al campionato di volley, ma - sia quel che sia - se il campionato finisse oggi, il Sempre Volley avrebbe pieno diritto a disputare il campionato di massima serie pure nella prossima stagione.
Abbiamo ancora nelle orecchie le fastidiosissime polemiche sull'ultima giornata dello scorso campionato: in assenza dei play-out (possibile soluzione ai rischi di gare poco eque dal punto di vista sportivo), tanto vale sospendere il campionato qui e congelare le posizioni di classifica attuali...
Battute a parte, il punto fondamentale è che l'Antonveneta si è conquistata sul campo il privilegio - non da poco - di poter legare i propri destini unicamente al risultato della propria gara con la nuova capolista del campionato. Infatti in caso di vittoria piena, leggasi tre punti, con Roma, non ci sarà nemmeno da soffrire a seguire col batticuore i risultati dagli altri campi (Taranto - Verona e Vibo - Macerata). L'impresa è assolutamente titanica, ma se consideriamo che c'era già chi, pure tra gli aficionados locali, aveva già iniziato a porgere i fiori sulla tomba bianconera...
Tale situazione è maturata grazie ad una buonissima prova presso il PalaBanca, sede delle gare casalinghe della Copra Piacenza. Il risultato finale parla dell'ennesima sconfitta al tie-break (la quinta su altrettanti tentativi), ma non si è certo trattato di un gentile regalo della squadra degli ex Pupo Dall'Olio, Simeonov e Botti. Anzi se il tecnico dagli affascinanti capelli brizzolati (invero piuttosto lievitato da quando ha lasciato la città del Santo) avesse perseverato nella scelta tattica - dall'esterno francamente incomprensibile - di escludere Venceslav, poi devastante, a favore del modesto Dunnes, forse ora il quadro sarebbe addirittura più roseo.
L'Antonveneta, dopo aver conquistato il primo set, è stata pure sul punto di ammainare bandiera bianca, ma sul 21-17 del quarto parziale ha azzannato con i denti il match e costretto i biancorossi a lasciare sul piatto un punto. Le altre gare erano già finite da un pezzo e gli dei del volley hanno forse voluto premiare la squadra che nella giornata di sabato ha dimostrato maggior tenacia.
Questo rende ancora più significativa l'impresa dei ragazzi agli ordini di Gigi Schiavon e fuga ogni dubbio sulle loro qualità caratteriali. Qui ci sentiamo assolutamente in dovere di aprire una parentesi: delle squadre coinvolte nella lotta per non retrocedere, Padova è senza dubbio quella che manca di individualità in grado di risolvere da soli una partita. Eppure i dodici, tranne qualche rarissimo passaggio a vuoto, hanno mantenuto un rendimento assai lineare e ad ogni inizio settimana si sono sempre rituffati in palestra col massimo impegno, anche quando la serie di sconfitte iniziava ad essere pesante. E vi assicuriamo, per noi che viviamo questa realtà da dentro e che quindi abbiamo la fortuna di poter fondare il nostro giudizio su un'osservazione quotidiana, che Tovo & company hanno trovato questa forza dentro di sè, senza bisogno di stimoli o forzature esterne. Pare facile, ma per un gruppo tanto giovane e inesperto (e che quindi inevitabilmente non ha nel proprio curriculum l'aver già vissuto situazioni analoghe) si tratta senza dubbio di una dimostrazione di maturità non indifferente. Per questo, comunque vada a finire, noi non ci sentiremo mai di puntare il dito contro la truppa.
Se proprio dobbiamo fare un nome per firmare la bella prova con la Copra, spendiamo volentieri qualche riga per Christian Pampel. Mikko Esko gli ha servito la bellezza di 51 (!) palloni e il tedesco, pur saltando ogni volta, stremato, qualche millimetro in meno, ha sino alla fine messo a segno i punti decisivi. Il teutonico ha così potuto ribadire sul campo la felicità per la notizia che ha girato a staff e compagni di squadra durante la trasferta in pullman: " se tutto fa bene fra sei mesi difenterò papa". Noi all'inizio abbiamo gioito perché Ratzinger ci pare in effetti troppo reazionario per i nostri gusti, poi abbiamo compreso che si parlava di paternità...
La gioia per i destini bianconeri pare esser stata condivisa anche dal correttissimo pubblico di Piacenza: i Lupi Biancorossi, che sappiamo figurare tra i nostri lettori, hanno tributato un lungo applauso e ci hanno salutato col migliore augurio possibile: arrivederci all'anno prossimo!
Ci spiace solo che all'applauso finale non sia stato presente di persona il Presidente (circostanza che non accadeva da un'amichevole infrasettimanale a San Giorgio in Bosco nel 1992), reduce da una trasferta lavorativa a Mosca. I cui biglietti aerei, si sa, erano stati acquistati con la cessione di Veres...
Ora non c'è diretta di Bayern-Milan che tenga. Mercoledì sera il PalaBernhardsson deve essere pieno come un uovo (per farvi capire: al limite siamo pronti ad aggiungere una biglietteria come quella - unica e tristemente vera, vedi foto - di Taranto) e il pubblico padovano deve sostenere la volata finale come non mai.
I nostri ricordi di catechismo ci riportano piuttosto indietro nel tempo (e, francamente, di quegli anni ci è rimasta di più impressa la formazione del Milan di Sacchi: Galli, Tassotti, Maldini, Colombo...), ma speriamo di non essere né blasfemi né teologicamente in errore se diciamo che tra i vari significati della Pasqua vi è anche quello di salvezza. Certo, il messaggio evangelico non si riferiva al campionato di volley, ma - sia quel che sia - se il campionato finisse oggi, il Sempre Volley avrebbe pieno diritto a disputare il campionato di massima serie pure nella prossima stagione.
Abbiamo ancora nelle orecchie le fastidiosissime polemiche sull'ultima giornata dello scorso campionato: in assenza dei play-out (possibile soluzione ai rischi di gare poco eque dal punto di vista sportivo), tanto vale sospendere il campionato qui e congelare le posizioni di classifica attuali...
Battute a parte, il punto fondamentale è che l'Antonveneta si è conquistata sul campo il privilegio - non da poco - di poter legare i propri destini unicamente al risultato della propria gara con la nuova capolista del campionato. Infatti in caso di vittoria piena, leggasi tre punti, con Roma, non ci sarà nemmeno da soffrire a seguire col batticuore i risultati dagli altri campi (Taranto - Verona e Vibo - Macerata). L'impresa è assolutamente titanica, ma se consideriamo che c'era già chi, pure tra gli aficionados locali, aveva già iniziato a porgere i fiori sulla tomba bianconera...
Tale situazione è maturata grazie ad una buonissima prova presso il PalaBanca, sede delle gare casalinghe della Copra Piacenza. Il risultato finale parla dell'ennesima sconfitta al tie-break (la quinta su altrettanti tentativi), ma non si è certo trattato di un gentile regalo della squadra degli ex Pupo Dall'Olio, Simeonov e Botti. Anzi se il tecnico dagli affascinanti capelli brizzolati (invero piuttosto lievitato da quando ha lasciato la città del Santo) avesse perseverato nella scelta tattica - dall'esterno francamente incomprensibile - di escludere Venceslav, poi devastante, a favore del modesto Dunnes, forse ora il quadro sarebbe addirittura più roseo.
L'Antonveneta, dopo aver conquistato il primo set, è stata pure sul punto di ammainare bandiera bianca, ma sul 21-17 del quarto parziale ha azzannato con i denti il match e costretto i biancorossi a lasciare sul piatto un punto. Le altre gare erano già finite da un pezzo e gli dei del volley hanno forse voluto premiare la squadra che nella giornata di sabato ha dimostrato maggior tenacia.
Questo rende ancora più significativa l'impresa dei ragazzi agli ordini di Gigi Schiavon e fuga ogni dubbio sulle loro qualità caratteriali. Qui ci sentiamo assolutamente in dovere di aprire una parentesi: delle squadre coinvolte nella lotta per non retrocedere, Padova è senza dubbio quella che manca di individualità in grado di risolvere da soli una partita. Eppure i dodici, tranne qualche rarissimo passaggio a vuoto, hanno mantenuto un rendimento assai lineare e ad ogni inizio settimana si sono sempre rituffati in palestra col massimo impegno, anche quando la serie di sconfitte iniziava ad essere pesante. E vi assicuriamo, per noi che viviamo questa realtà da dentro e che quindi abbiamo la fortuna di poter fondare il nostro giudizio su un'osservazione quotidiana, che Tovo & company hanno trovato questa forza dentro di sè, senza bisogno di stimoli o forzature esterne. Pare facile, ma per un gruppo tanto giovane e inesperto (e che quindi inevitabilmente non ha nel proprio curriculum l'aver già vissuto situazioni analoghe) si tratta senza dubbio di una dimostrazione di maturità non indifferente. Per questo, comunque vada a finire, noi non ci sentiremo mai di puntare il dito contro la truppa.
Se proprio dobbiamo fare un nome per firmare la bella prova con la Copra, spendiamo volentieri qualche riga per Christian Pampel. Mikko Esko gli ha servito la bellezza di 51 (!) palloni e il tedesco, pur saltando ogni volta, stremato, qualche millimetro in meno, ha sino alla fine messo a segno i punti decisivi. Il teutonico ha così potuto ribadire sul campo la felicità per la notizia che ha girato a staff e compagni di squadra durante la trasferta in pullman: " se tutto fa bene fra sei mesi difenterò papa". Noi all'inizio abbiamo gioito perché Ratzinger ci pare in effetti troppo reazionario per i nostri gusti, poi abbiamo compreso che si parlava di paternità...
La gioia per i destini bianconeri pare esser stata condivisa anche dal correttissimo pubblico di Piacenza: i Lupi Biancorossi, che sappiamo figurare tra i nostri lettori, hanno tributato un lungo applauso e ci hanno salutato col migliore augurio possibile: arrivederci all'anno prossimo!
Ci spiace solo che all'applauso finale non sia stato presente di persona il Presidente (circostanza che non accadeva da un'amichevole infrasettimanale a San Giorgio in Bosco nel 1992), reduce da una trasferta lavorativa a Mosca. I cui biglietti aerei, si sa, erano stati acquistati con la cessione di Veres...
Ora non c'è diretta di Bayern-Milan che tenga. Mercoledì sera il PalaBernhardsson deve essere pieno come un uovo (per farvi capire: al limite siamo pronti ad aggiungere una biglietteria come quella - unica e tristemente vera, vedi foto - di Taranto) e il pubblico padovano deve sostenere la volata finale come non mai.
02 aprile 2007
MISSION IMPOSSIBLE
Chi ci conosce, sa che da un mese e qualche giorno sopraggiunti carichi di lavoro ci impediscono di curare il blog (una sorta di nostro giardinetto zen) come vorremmo. Abbiamo ciccato pure l'appuntamento del primo d'aprile - altri tempi quando annunciammo l'arrivo di Dineikine a Padova... - e ora non ci resta constatare che a tirare un bello - e ahinoi reale - scherzetto sono stati invece i tipi dell'Itas Trento.
Marco Meoni e i suoi hanno infatti violato con pieno merito il PalaBernhardsson al termine di un incontro, tutto sommato nemmeno povero di contenuti tecnici, che li ha visti quasi sempre condurre le danze. Al termine, con una singolare simmetria di destini, i tifosi trentini festeggiavano doppiamente così come quelli padovani si deprimevano ulteriormente perché nei medesimi momenti Montichiari, impegnata nella corsa play-off, cadeva a Vibo Valentia, riducendo ulteriormente le possibilità di salvezza dell'Antonveneta.
Alla matematica bisogna aggrapparsi, ma ancora di più a ciò che si ha dentro: da qui a 10 giorni due partite metteranno in palio sei preziosissimi punti. La missione è quasi impossibile...
Marco Meoni e i suoi hanno infatti violato con pieno merito il PalaBernhardsson al termine di un incontro, tutto sommato nemmeno povero di contenuti tecnici, che li ha visti quasi sempre condurre le danze. Al termine, con una singolare simmetria di destini, i tifosi trentini festeggiavano doppiamente così come quelli padovani si deprimevano ulteriormente perché nei medesimi momenti Montichiari, impegnata nella corsa play-off, cadeva a Vibo Valentia, riducendo ulteriormente le possibilità di salvezza dell'Antonveneta.
Alla matematica bisogna aggrapparsi, ma ancora di più a ciò che si ha dentro: da qui a 10 giorni due partite metteranno in palio sei preziosissimi punti. La missione è quasi impossibile...
25 marzo 2007
UNA LEZIONE SEVERES
Tutti i riti scaramantici che da qualche settimana venivano portati avanti con la convinzione che potessero servire alla causa della salvezza bianconera non hanno più - con buona pace degli illuministi - ragione di esistere: la Marmi Lanza Verona ha impartito una severa lezione all'Antonveneta, alla faccia delle barbe lasciate crescere, delle tartarughine masai sulle collanine (dono comunque graditissimo a tutta la squadra della dottoressa in viaggio a Zanzibar), dell'in&out che non c'è più sul giornalino con le formazioni, delle statistiche sulla divisa da gioco che ha portato più punti. Da qui alla fine del campionato servono prestazioni maiuscole e punti veri, non congiunzioni astrali buone al massimo per qualche giornalaccio da parrucchiere.
Le recenti buone prestazioni e un certo ottimismo - frutto del buon lavoro settimanale - ravvisabile in palestra ci avevano portati nella città scaligera, accompagnati da un bel numero di tifosi al seguito, con la convinzione di gettare tutto il peso della partita sulle spalle dei padroni di casa. Purtroppo tale speranza si rivelava esatta solo per le prime due azioni dei gialloblù, che, una volta ingranata la marcia, passeggiavano con relativa agilità sul Sempre Volley.
Peter Veres, di cui ricordavamo la carica agonistica, ha sfoderato una prestazione allucinante: aces, muri e attacchi da seconda linea ai limiti della perfezione. E sì che nel riscaldamento aveva tirato fuori quattro-attacchi-quattro: ancora una volta ha avuto ragione quel maestro di sport che è Dan Peterson, assertore del fatto che chi segna sempre da tre nel pre-partita, probabilmente si è già giocato tutti i jolly per la gara... Assieme a Veres, ottimo Daniel Howard, un giocatore che è sempre stato un nostro pallino. A livello di singoli Verona, ad esser sinceri, fra infortuni e altri incidenti di percorso, non offre molto altro ed è qui che si vede il peso di quel signore che guida dalla panchina questa squadra. Perché la Marmi Lanza gioca davvero bene e sembra aver studiato nei minimi dettagli ogni possibile situazione di gioco: si dice che l'allenatore bravo è quello che riesce a far giocare insieme un collettivo senza creare danni, ma noi pensiamo che Lorenzetti rappresenti davvero un valore aggiunto.
Nel nostro campo merita un applauso Giorgio De Togni, un atleta la cui abnegazione e la cui attenzione hanno portato ai progressi sotto gli occhi di tutti. La ricezione ha ballato un po' troppo per permettere a Esko di sviluppare il suo consueto gioco, ma in ogni caso gli attaccanti non sono mai stati un punto di riferimento affidabile e costante. Eppure non appena ai padroni di casa non è entrata la battuta, l'Antonveneta è riuscita a portare a casa un set...
E adesso? Finisse oggi il campionato, Padova saluterebbe mestamente la massima serie. Una cosa che, si spera, nessuno ammette come già decisa oggi. C'è da rimboccarsi le maniche e lavorare molto duramente, ma il calendario offre ancora delle possibilità.
Nel frattempo la squadra troverà il tempo per riflettere. Anche davanti ai quadri di De Chirico, dato che il main sponsor offrirà a giocatori e staff mercoledì sera l'opportunità di una visita guidata alla mostra del padre della pittura metafisica in quel di Palazzo Zabarella. Noi non siamo capaci di "dipingere ciò che non si può vedere", tantomeno di raccontare una vittoria che non c'è stata...
Le recenti buone prestazioni e un certo ottimismo - frutto del buon lavoro settimanale - ravvisabile in palestra ci avevano portati nella città scaligera, accompagnati da un bel numero di tifosi al seguito, con la convinzione di gettare tutto il peso della partita sulle spalle dei padroni di casa. Purtroppo tale speranza si rivelava esatta solo per le prime due azioni dei gialloblù, che, una volta ingranata la marcia, passeggiavano con relativa agilità sul Sempre Volley.
Peter Veres, di cui ricordavamo la carica agonistica, ha sfoderato una prestazione allucinante: aces, muri e attacchi da seconda linea ai limiti della perfezione. E sì che nel riscaldamento aveva tirato fuori quattro-attacchi-quattro: ancora una volta ha avuto ragione quel maestro di sport che è Dan Peterson, assertore del fatto che chi segna sempre da tre nel pre-partita, probabilmente si è già giocato tutti i jolly per la gara... Assieme a Veres, ottimo Daniel Howard, un giocatore che è sempre stato un nostro pallino. A livello di singoli Verona, ad esser sinceri, fra infortuni e altri incidenti di percorso, non offre molto altro ed è qui che si vede il peso di quel signore che guida dalla panchina questa squadra. Perché la Marmi Lanza gioca davvero bene e sembra aver studiato nei minimi dettagli ogni possibile situazione di gioco: si dice che l'allenatore bravo è quello che riesce a far giocare insieme un collettivo senza creare danni, ma noi pensiamo che Lorenzetti rappresenti davvero un valore aggiunto.
Nel nostro campo merita un applauso Giorgio De Togni, un atleta la cui abnegazione e la cui attenzione hanno portato ai progressi sotto gli occhi di tutti. La ricezione ha ballato un po' troppo per permettere a Esko di sviluppare il suo consueto gioco, ma in ogni caso gli attaccanti non sono mai stati un punto di riferimento affidabile e costante. Eppure non appena ai padroni di casa non è entrata la battuta, l'Antonveneta è riuscita a portare a casa un set...
E adesso? Finisse oggi il campionato, Padova saluterebbe mestamente la massima serie. Una cosa che, si spera, nessuno ammette come già decisa oggi. C'è da rimboccarsi le maniche e lavorare molto duramente, ma il calendario offre ancora delle possibilità.
Nel frattempo la squadra troverà il tempo per riflettere. Anche davanti ai quadri di De Chirico, dato che il main sponsor offrirà a giocatori e staff mercoledì sera l'opportunità di una visita guidata alla mostra del padre della pittura metafisica in quel di Palazzo Zabarella. Noi non siamo capaci di "dipingere ciò che non si può vedere", tantomeno di raccontare una vittoria che non c'è stata...
22 marzo 2007
UBI MAIOR, MAGGIORA CESSAT
L'Antonveneta vince, convince e conquista tre punti d'oro. Non cromato, come quello di certi gioiellacci venduti in televisione, ma zecchino o, meglio, Krommato. Il mercoledì sera al Pala Bernhardsson rilancia le ambizioni salvezza dei bianconeri, ma rimane solo una tappa verso la difficile conquista dell'obiettivo finale.
La Maggiora Latina, dopo un girone d'andata strepitoso e un eccellente comparsata alle finali di coppa Italia, è in questo momento forse la squadra meno brillante del campionato: probabilmente già salva e senza possibilità di agguantare i play-off, la compagine pontina vivacchia in attesa della fine della stagione. A ciò si aggiunga l'assenza nelle ultime settimane del lungagnone Vissotto - da noi visto all'opera in quel del torneo natalizio di Anversa già nel 2005 - alle prese con una borsite e, come ci ha confidato nel tunnel del San Lazzaro, poco propenso a subire spregiudicate infiltrazioni per recuperare più in fretta. Al suo posto ha giocato Francesco Mattioli e non il simpatico Paolo Cipollari. Meno male: avesse giocato il figlio dell'alto dirigente della società laziale, avremmo preteso anche noi il posto in squadra...
Il risultato del mix tra questa situazione e l'inevitabile tensione in casa Sempre Volley è stato quello di una gara molto contratta e dominata più degli errori che dal bel gioco. Bravissimi i ragazzi dell'Antonveneta a gestire a proprio favore i momenti chiave di ogni parziale, trovando all'interno del proprio bagaglio tecnico (ricordiamo l'impressionante filotto in battuta di Kromm nel primo set, ma anche un muro di De Togni, un contrattacco di Pampel e una ricezione di Quarti al momento giusto) la via d'uscita a situazioni che in altre occasioni erano state gestite meglio dagli avversari di turno.
Vladi Grbic, che alla sua età sta disputando una delle migliori stagioni della carriera, ha provato a spronare i suoi compagni (o da quelle parte si dirà "camerati di squadra"?), altro che amicizia personale con capitan Tovo... Ma dall'altra parte Mikko Esko era in giornata ispirata (ha addirittura servito con regolarità i suoi centrali) e tutta l'Antonveneta molto concentrata.
Il tre a zero finale potrebbe essere molto utile anche in chiave di quoziente set e quoziente punti, anche se già rabbrividiamo di fronte ad un finale di stagione fatto con la calcolatrice in mano. In coda si è fermata Verona, ma continua a stupire Vibo Valentia. La corsa a tre vede un altalenarsi di posizioni incredibili.
Domenica altro giro, altra corsa.
La Maggiora Latina, dopo un girone d'andata strepitoso e un eccellente comparsata alle finali di coppa Italia, è in questo momento forse la squadra meno brillante del campionato: probabilmente già salva e senza possibilità di agguantare i play-off, la compagine pontina vivacchia in attesa della fine della stagione. A ciò si aggiunga l'assenza nelle ultime settimane del lungagnone Vissotto - da noi visto all'opera in quel del torneo natalizio di Anversa già nel 2005 - alle prese con una borsite e, come ci ha confidato nel tunnel del San Lazzaro, poco propenso a subire spregiudicate infiltrazioni per recuperare più in fretta. Al suo posto ha giocato Francesco Mattioli e non il simpatico Paolo Cipollari. Meno male: avesse giocato il figlio dell'alto dirigente della società laziale, avremmo preteso anche noi il posto in squadra...
Il risultato del mix tra questa situazione e l'inevitabile tensione in casa Sempre Volley è stato quello di una gara molto contratta e dominata più degli errori che dal bel gioco. Bravissimi i ragazzi dell'Antonveneta a gestire a proprio favore i momenti chiave di ogni parziale, trovando all'interno del proprio bagaglio tecnico (ricordiamo l'impressionante filotto in battuta di Kromm nel primo set, ma anche un muro di De Togni, un contrattacco di Pampel e una ricezione di Quarti al momento giusto) la via d'uscita a situazioni che in altre occasioni erano state gestite meglio dagli avversari di turno.
Vladi Grbic, che alla sua età sta disputando una delle migliori stagioni della carriera, ha provato a spronare i suoi compagni (o da quelle parte si dirà "camerati di squadra"?), altro che amicizia personale con capitan Tovo... Ma dall'altra parte Mikko Esko era in giornata ispirata (ha addirittura servito con regolarità i suoi centrali) e tutta l'Antonveneta molto concentrata.
Il tre a zero finale potrebbe essere molto utile anche in chiave di quoziente set e quoziente punti, anche se già rabbrividiamo di fronte ad un finale di stagione fatto con la calcolatrice in mano. In coda si è fermata Verona, ma continua a stupire Vibo Valentia. La corsa a tre vede un altalenarsi di posizioni incredibili.
Domenica altro giro, altra corsa.
19 marzo 2007
UN PUNTO TARANTOLATO
C'è stato un momento in cui i nostri sguardi d'intesa - invero da perfezionare: ad un certo punto qualcuno credeva che stessimo prenotando un paio di capricciose - con gli uomini dello staff a bordo campo (il team manager Sandro Camporese e lo scoutman Federico Cian) per sapere i risultati dagli altri campi ci ha regalato l'illusione di una domenica molto propizia per la causa bianconera: i nostri conducevano per due a uno sulla Prisma Taranto, mentre tanto Verona quanto Vibo Valentia erano sotto con il medesimo punteggio. Solo mezz'ora più tardi però la soddisfazione per l'importante punticino conquistato dall'Antonveneta al PalaFiom si scontrava con le vittorie al tie-break di Marmi Lanza e Tonno Callipo.
Dalla città jonica il Sempre Volley torna comunque con la conferma di trovarsi in un buon periodo di forma: quattro punti nelle ultime due gare e set sei vinti nelle ultime tre apparizioni. Non sappiamo ancora se questo impegno sarà sufficiente o meno, ma la strada è certamente quella buona. La squadra del mago di Turi Vincezo Di Pinto è stata ad un passo dal lasciare l'intera posta ai patavini e si è salvata in corner grazie al servizio forzatissimo (ma quando non entra i rossoblù esprimono un gioco davvero miserello, soprattutto se confrontato col tasso tecnico a disposizione) e alla fortuna di giocare in un impianto - ci chiediamo cosa succederebbe se il taraflex del San Lazzaro fosse steso alla meno peggio con dei pezzi di nastro adesivo a tenerlo unito - fatto apposta per favorire i battitori in salto.
L'intera compagine bianconera si è espressa bene: Piscopo ha ben figurato sotto gli occhi della famiglia, Esko ha ricevuto gli applausi della parte più dotta e sportiva del pubblico (tra cui ci spiace non annoverare il fine intellettuale che ha inguiriato a pochi centimetri dalla panchina intere generazioni dei Roscini in stretto dialetto pugliese e al termine si è giustificato dicendo che rientra tra i doveri dei professionisti dello sport anche l'essere offesi da persone frustrate durante il resto della settimana), mentre gli attaccanti teutonici hanno peccato solo in continuità e a tratti sono risultati fallosi oltre la media.
Alla fine della fiera non c'è comunque nemmeno troppo tempo per riflettere se il punto conquistato sia buono o meno (noi comunque accettiamo la suggestiva analisi di chi ci ha detto che in fondo Verona ha fatto due punti con una squadra di bassa classifica, mentre noi ne abbiamo conquistato uno fuori casa contro una formazione da play-off) perché il tempo è quantomai tiranno.
Fra poche ore al PalBernhardsson sarà di scena Latina. La squadra pontina appare un po' scarica, ma non bisogna abbassare la guardia. Poi sarà sfida dell'anno a Verona.
Dalla città jonica il Sempre Volley torna comunque con la conferma di trovarsi in un buon periodo di forma: quattro punti nelle ultime due gare e set sei vinti nelle ultime tre apparizioni. Non sappiamo ancora se questo impegno sarà sufficiente o meno, ma la strada è certamente quella buona. La squadra del mago di Turi Vincezo Di Pinto è stata ad un passo dal lasciare l'intera posta ai patavini e si è salvata in corner grazie al servizio forzatissimo (ma quando non entra i rossoblù esprimono un gioco davvero miserello, soprattutto se confrontato col tasso tecnico a disposizione) e alla fortuna di giocare in un impianto - ci chiediamo cosa succederebbe se il taraflex del San Lazzaro fosse steso alla meno peggio con dei pezzi di nastro adesivo a tenerlo unito - fatto apposta per favorire i battitori in salto.
L'intera compagine bianconera si è espressa bene: Piscopo ha ben figurato sotto gli occhi della famiglia, Esko ha ricevuto gli applausi della parte più dotta e sportiva del pubblico (tra cui ci spiace non annoverare il fine intellettuale che ha inguiriato a pochi centimetri dalla panchina intere generazioni dei Roscini in stretto dialetto pugliese e al termine si è giustificato dicendo che rientra tra i doveri dei professionisti dello sport anche l'essere offesi da persone frustrate durante il resto della settimana), mentre gli attaccanti teutonici hanno peccato solo in continuità e a tratti sono risultati fallosi oltre la media.
Alla fine della fiera non c'è comunque nemmeno troppo tempo per riflettere se il punto conquistato sia buono o meno (noi comunque accettiamo la suggestiva analisi di chi ci ha detto che in fondo Verona ha fatto due punti con una squadra di bassa classifica, mentre noi ne abbiamo conquistato uno fuori casa contro una formazione da play-off) perché il tempo è quantomai tiranno.
Fra poche ore al PalBernhardsson sarà di scena Latina. La squadra pontina appare un po' scarica, ma non bisogna abbassare la guardia. Poi sarà sfida dell'anno a Verona.
12 marzo 2007
CHE TIBERTIMENTO!
Gigi Schiavon non poteva ricevere regalo più bello per i suoi 40 anni festeggiati per la sedicesima volta consecutiva: i ragazzi dell'Antonveneta, dopo un lungo digiuno, tornano al successo e in un colpo solo si ritrovano in una posizione di classifica che garantisce la salvezza virtuale.
I tre punti contro l'Acqua Paradiso Montichiari sono la giusta conclusione di una buonissima settimana di allenamenti (cui peraltro, causa impegni di lavoro, non abbiamo praticamente mai assistito: se questi sono i risultati, al PalaBernhardsson non ci passiamo più...) e ridanno forza ad un gruppo che è stato bravo a non scoraggiarsi dopo settimane in cui sembrava che la qualità dell'impegno non pagasse proporzionalmente.
Peccato per le gradinate semi-deserte, riempitesi solo con il passare dei set. Ci dicono che un mega-ingorgo in tangenziale abbia paralizzato la città: vuoi vedere che con l'arrivo del bel tempo la gente si rintana all'Ikea?
Bisogna ammettere che una volta tanto anche il Sempre Volley ha pescato il jolly di un avversario in non perfette condizioni fisiche. La Gabeca ha infatti rinunciato alla coppia di centrali Jeroncic - Forni, per quanto la panchina bresciana - forse la più lunga dell'A/1 - arriva molto vicina alla possibilità di schierare un sestetto che non sfigurerebbe affatto nella massima serie. Non serve comunque sommermarsi troppo sulle disgrazie degli arancioni del divin Julio Velasco (i suoi guantini bianchi sfoggiati nella rifinitura di domenica mattina ci hanno fatto pensare più che ad un probabile problema dermatologico al tristissimo inserviente de "Il pranzo è servito"), perché è stata brava l'Antonveneta a disputare una gara ordinata e precisa e a mettere in difficoltà gli avversari, soprattutto il palleggiatore Suxho sostituito da Tiberti. Anche l'ex più amato, Domotor Meszaros, non ha brillato particolarmente.
Bianconeri ottimi in tutti i fondamentali, con una citazione di eccellenza per il muro (il solo Piscopo ne porta a casa otto: quasi più del numero di sue fidanzate mensili...). L'ultima vittoria dei nostri risaliva alla sfida natalizia con Verona: a questo punto, anziché lamentarsi per l'assai sospetto timing dello scambio Veres-Bernardi, conviene forse augurarsi che Mister Secolo (purtroppo scorso: il tempo passa) inizi ad indossare anche le casacche delle prossime avversarie del Sempre Volley.
Anche in occasione di quella vittoria al PalaBernhardsson si parlò del libro "Una rete, una città, una storia". Ieri nello scatolone di via San Marco è andato in scena un festosissimo amarcord cui hanno partecipato un centinaio di ex giocatori, dirigenti e allenatori. E' stato bello rivedere una marea di volti amici e constatare l'affetto di tutti per questi colori che ti entrano fin dentro la pelle. L'età media, nonostante l'orgogliosa presenza di un Luca Cibin che scherzava sul suo essere già un ex, non era propriamente bassina (ma questi hanno una salute di ferro e francamente quelli meno in forma erano i due autori del volume), ma Davide Tovo ci ha sussurato in un orecchio che lo preoccupava assai il fatto di aver giocato assieme a buona metà dei presenti.
Il Presidente, in occasione del saluto introduttivo, ha detto che c'eravamo, ci siamo e soprattutto che, comunque vada, ci saremo. I giornalisti hanno subito battuto il pezzo, tanto poi - e un ex presidente del consiglio insegna - si può sempre dire di esser stati fraintesi: ci saremo o ci saremmo?
I tre punti contro l'Acqua Paradiso Montichiari sono la giusta conclusione di una buonissima settimana di allenamenti (cui peraltro, causa impegni di lavoro, non abbiamo praticamente mai assistito: se questi sono i risultati, al PalaBernhardsson non ci passiamo più...) e ridanno forza ad un gruppo che è stato bravo a non scoraggiarsi dopo settimane in cui sembrava che la qualità dell'impegno non pagasse proporzionalmente.
Peccato per le gradinate semi-deserte, riempitesi solo con il passare dei set. Ci dicono che un mega-ingorgo in tangenziale abbia paralizzato la città: vuoi vedere che con l'arrivo del bel tempo la gente si rintana all'Ikea?
Bisogna ammettere che una volta tanto anche il Sempre Volley ha pescato il jolly di un avversario in non perfette condizioni fisiche. La Gabeca ha infatti rinunciato alla coppia di centrali Jeroncic - Forni, per quanto la panchina bresciana - forse la più lunga dell'A/1 - arriva molto vicina alla possibilità di schierare un sestetto che non sfigurerebbe affatto nella massima serie. Non serve comunque sommermarsi troppo sulle disgrazie degli arancioni del divin Julio Velasco (i suoi guantini bianchi sfoggiati nella rifinitura di domenica mattina ci hanno fatto pensare più che ad un probabile problema dermatologico al tristissimo inserviente de "Il pranzo è servito"), perché è stata brava l'Antonveneta a disputare una gara ordinata e precisa e a mettere in difficoltà gli avversari, soprattutto il palleggiatore Suxho sostituito da Tiberti. Anche l'ex più amato, Domotor Meszaros, non ha brillato particolarmente.
Bianconeri ottimi in tutti i fondamentali, con una citazione di eccellenza per il muro (il solo Piscopo ne porta a casa otto: quasi più del numero di sue fidanzate mensili...). L'ultima vittoria dei nostri risaliva alla sfida natalizia con Verona: a questo punto, anziché lamentarsi per l'assai sospetto timing dello scambio Veres-Bernardi, conviene forse augurarsi che Mister Secolo (purtroppo scorso: il tempo passa) inizi ad indossare anche le casacche delle prossime avversarie del Sempre Volley.
Anche in occasione di quella vittoria al PalaBernhardsson si parlò del libro "Una rete, una città, una storia". Ieri nello scatolone di via San Marco è andato in scena un festosissimo amarcord cui hanno partecipato un centinaio di ex giocatori, dirigenti e allenatori. E' stato bello rivedere una marea di volti amici e constatare l'affetto di tutti per questi colori che ti entrano fin dentro la pelle. L'età media, nonostante l'orgogliosa presenza di un Luca Cibin che scherzava sul suo essere già un ex, non era propriamente bassina (ma questi hanno una salute di ferro e francamente quelli meno in forma erano i due autori del volume), ma Davide Tovo ci ha sussurato in un orecchio che lo preoccupava assai il fatto di aver giocato assieme a buona metà dei presenti.
Il Presidente, in occasione del saluto introduttivo, ha detto che c'eravamo, ci siamo e soprattutto che, comunque vada, ci saremo. I giornalisti hanno subito battuto il pezzo, tanto poi - e un ex presidente del consiglio insegna - si può sempre dire di esser stati fraintesi: ci saremo o ci saremmo?
25 febbraio 2007
LORO NON SONO COME TREVISO
Non vorremmo che alla fine la sconfitta di sabato a Cuneo fosse essenzialmente colpa nostra: ci era stato chiesto - così, per cambiare le cose, perché a questo punto ci si attacca a tutto - il pezzo pre-partita, abitudine che negli ultimi mesi abbiamo pigramente abbandonato, ma poi abbiamo deciso, visto che nel frattempo nemmeno il governo era cambiato (al nostro già scarso orgoglio nazionale mancava questa: bella scena quella di un paese quasi rotoli, i cui rappresentanti esultano come allo stadio di fronte ad una situazione di crisi), di soprassedere.
Eppure l'Antonveneta in terra piemontese ha dimostrato di essere tutt'altro che morta e sepolta. Il primo parziale, recuperato e strappato con i denti grazie ad uno stoico Pampel (alla terza buona prestazione individuale consecutiva: che ripeta il buon finale della scorsa stagione?), ci aveva fatto sperare che fosse la volta buona per pescare quel jolly - ossia i punti contro una big - che è sinora mancato nella stagione del Sempre Volley. Anche il nostro amico, quello che scommette, aveva pensato di aver azzeccato la mossa dell'anno...
Invece la formazione di Silvano Prandi (altra copia del libro "una rete, una città, una storia" regalata senza alcun tornaconto) è salita in cattedra ed ha fatto valere la tremenda legge del più forte. Quella di una squadra che può far male con ciascun componente del sestetto in battuta e infatti alla fine i tabellini riporteranno 14 (!) aces dei padroni di casa. Il fantasma della clamorosa sequenza in battuta di Omrcen dello scorso anno non è stato purtroppo esorcizzato... Kromm è stato bersagliato in ricezione, ma anche in attacco ha faticato più del dovuto e purtroppo in questa occasione nemmeno i suoi sostituti sono stati all'altezza. In più il secondo di Prandi, Camillo Placì non ha neppure sbagliato formazione, come a Verona quando un suo errore regalò la vittoria agli scaligeri...
Al di là del risultato a noi è piaciuta molto la voglia della squadra, intesa proprio come collettivo di giocatori, di ritrovarsi e di fare quadrato in ogni momento. I numeri di Piscopo (7 muri a referto) e De Togni parlano da sè e siamo certi che l'ennesima battuta d'arresto consecutiva non si rifletterà in un calo d'intensità della voglia di lavorare. Perché la cosa che ci preme davvero di più è quella di arrivare alla fine, qualsiasi sarà l'esito sportivo, con la consapevolezza di non aver lasciato nulla di intentato.
Ancora una volta, e siamo al quarto anno consecutivo, il finale di partita ha visto qualche battibecco di troppo con alcuni signori che occupano lo spazio riservato al tifo organizzato cuneese. Innanzitutto rileviamo che nel palasport della Bre Banca son sempre presenti non pochi rappresentanti dei Carabinieri schierati a bordo campo: sarà un caso, ma a Padova e altrove non si sente affatto questa necessità. Capiamo pure che non bisognerebbe rispondere alle sciocche provocazioni di personaggi dal dubbio livello culturale (presumiamo che per molti l'ultimo volume letto sia il libretto di istruzioni del telefonino), ma francamente abbiamo le scatole piene di chi si trincera dietro la logica del branco e della stupida asserzione secondo cui chi paga il biglietto ha il diritto di dire ciò che vuole. Perché noi, per educazione e per formazione, in nessuna situazione abbiamo mai offeso gratuitamente e con quelle parole qualcuno. In questo caso il fisioterapista Valter Daniele, ma in generale tutta la panchina, è stato oggetto di poco simpatici cori. Siamo sinceri: possiamo essere belli o brutti, simpatici o antipatici, piacevoli o fastidiosi, ma non saremo mai animali dello zoo cui tirare le noccioline (cosa che comunque, da bravi animalisti, ripudiamo con lo stesso fastidio).
E' proprio vero, cari Blue Brothers: voi non siete come Treviso, come cantate con tanto orgoglio, fra un saluto e l'altro agli amici di Santa Croce. Ce ne siamo ben accorti martedì sera a Jesolo (dove fra l'altro eravamo seduti davanti proprio al simpatico presidente Lannutti), quando la Sisley vi ha spazzato via dalla Champions League in poco più di un'oretta...
Eppure l'Antonveneta in terra piemontese ha dimostrato di essere tutt'altro che morta e sepolta. Il primo parziale, recuperato e strappato con i denti grazie ad uno stoico Pampel (alla terza buona prestazione individuale consecutiva: che ripeta il buon finale della scorsa stagione?), ci aveva fatto sperare che fosse la volta buona per pescare quel jolly - ossia i punti contro una big - che è sinora mancato nella stagione del Sempre Volley. Anche il nostro amico, quello che scommette, aveva pensato di aver azzeccato la mossa dell'anno...
Invece la formazione di Silvano Prandi (altra copia del libro "una rete, una città, una storia" regalata senza alcun tornaconto) è salita in cattedra ed ha fatto valere la tremenda legge del più forte. Quella di una squadra che può far male con ciascun componente del sestetto in battuta e infatti alla fine i tabellini riporteranno 14 (!) aces dei padroni di casa. Il fantasma della clamorosa sequenza in battuta di Omrcen dello scorso anno non è stato purtroppo esorcizzato... Kromm è stato bersagliato in ricezione, ma anche in attacco ha faticato più del dovuto e purtroppo in questa occasione nemmeno i suoi sostituti sono stati all'altezza. In più il secondo di Prandi, Camillo Placì non ha neppure sbagliato formazione, come a Verona quando un suo errore regalò la vittoria agli scaligeri...
Al di là del risultato a noi è piaciuta molto la voglia della squadra, intesa proprio come collettivo di giocatori, di ritrovarsi e di fare quadrato in ogni momento. I numeri di Piscopo (7 muri a referto) e De Togni parlano da sè e siamo certi che l'ennesima battuta d'arresto consecutiva non si rifletterà in un calo d'intensità della voglia di lavorare. Perché la cosa che ci preme davvero di più è quella di arrivare alla fine, qualsiasi sarà l'esito sportivo, con la consapevolezza di non aver lasciato nulla di intentato.
Ancora una volta, e siamo al quarto anno consecutivo, il finale di partita ha visto qualche battibecco di troppo con alcuni signori che occupano lo spazio riservato al tifo organizzato cuneese. Innanzitutto rileviamo che nel palasport della Bre Banca son sempre presenti non pochi rappresentanti dei Carabinieri schierati a bordo campo: sarà un caso, ma a Padova e altrove non si sente affatto questa necessità. Capiamo pure che non bisognerebbe rispondere alle sciocche provocazioni di personaggi dal dubbio livello culturale (presumiamo che per molti l'ultimo volume letto sia il libretto di istruzioni del telefonino), ma francamente abbiamo le scatole piene di chi si trincera dietro la logica del branco e della stupida asserzione secondo cui chi paga il biglietto ha il diritto di dire ciò che vuole. Perché noi, per educazione e per formazione, in nessuna situazione abbiamo mai offeso gratuitamente e con quelle parole qualcuno. In questo caso il fisioterapista Valter Daniele, ma in generale tutta la panchina, è stato oggetto di poco simpatici cori. Siamo sinceri: possiamo essere belli o brutti, simpatici o antipatici, piacevoli o fastidiosi, ma non saremo mai animali dello zoo cui tirare le noccioline (cosa che comunque, da bravi animalisti, ripudiamo con lo stesso fastidio).
E' proprio vero, cari Blue Brothers: voi non siete come Treviso, come cantate con tanto orgoglio, fra un saluto e l'altro agli amici di Santa Croce. Ce ne siamo ben accorti martedì sera a Jesolo (dove fra l'altro eravamo seduti davanti proprio al simpatico presidente Lannutti), quando la Sisley vi ha spazzato via dalla Champions League in poco più di un'oretta...
20 febbraio 2007
FIFA 2007
Che sarebbe stata una maratona infinita era ampiamente prevedibile. Che la paura l'avrebbe fatta da padrona, anche a scapito del tasso tecnico, pure.
Il Monday night del PalaBernhardsson premia la Tonno Callipo Vibo Valentia, vittoriosa per tre a due sui ragazzi dell'Antonveneta, ma sorride anche Verona che vede le altre due contendenti per la salvezza dividersi la posta in palio e non scappare in classifica.
Gli spalti sono gremiti. Bene ha fatto la società a non cedere alla tentazione dell'ingresso gratuito per tutti perché forse dalla Calabria sarebbe giunta ben più di una cinquantina di tifosi. I supporters giallorossi meritano un plauso per la loro presenza chiassosa e colorata (e corretta), ma anche i padovani hanno dimostrato di voler bene alla società e di tenere all'A/1, incitando a gran voce e senza pause Tovo e compagni.
Il SempreVolley paga ancora una volta un dazio altissimo all'inesperienza collettiva, cedendo nei finali tirati e conquistando invece con relativa facilità i parziali in cui riesce a prendere subito qualche punto di vantaggio. Maiuscola la prova di due atleti che talvolta raccolgono lo scetticismo di alcuni sedicenti esperti: Pampel e Garghella hanno estratto dal cilindro probabilmente una delle loro migliori esibizioni stagionali, ma ancora una volta si è visto che in un collettivo privo di un'individualità trascinante tutte e sette le componenti del motore devono girare a pieno regime per poter far andare avanti la macchina. In tutta sincerità non ci sentiamo di rimproverare nula di specifico all'Antonveneta (certo, vediamo anche noi quando quel giocatore o l'altro incappano in una serata no), se non constatare che la coperta a volte risulta un po' cortina. La squadra del presidente Callipo non ci ha impressionato (ruolo per ruolo è forse l'unica contro cui i nostri sulla carta partono in vantaggio), ma alla fine non ha rubato assolutamente nulla, anzi.
Non ha portato fortuna la presenza in tribuna di tanti ex, osservatori interessati o semplici appassionati con ancora nel cuore i colori bianconeri. C'erano Tomalino, Bontjie, Meszaros, Veres, Vianello, Travica e pure Mauro Berruto: l'allenatore del fu Giotto Padova (che forse vedremo per qualche giorno guidare i granata del calcio al posto di Alberto Zaccheroni, in attesa di risedersi su una panchina di volley, probabilmente proprio sotto la Mole) sperava di portare fortuna ad una realtà cui è ancora legato e alla fine ha rassegnato le dimissioni da spettatore.
Non è servito nemmeno sperare che si chiudesse il cerchio di vittorie del volley padovano dopo la bella affermazione del Megius sulla più quotata Scavolini Pesaro. Le ragazze di Micelli domenica hanno vinto grazie ad una superba prova collettiva , sotto gli occhi nostri e di parecchi giocatori e rappresentanti del Sempre Volley. Obbligatorio ringraziare da queste righe la gentilezza della società "cugina", che ci ospita sempre con affetto e disponibilità, e in particolare Giulia della segreteria che ci ha regalato - nella nostra misera vita (sempre più amara da quando abbiamo scoperto che nemmeno il flipper è terreno di soddisfazioni) - una delle gratificazioni più belle. Eravamo anonimamente seduti (nannimorettianamente ci si nota di più se andiamo e ce ne stiamo in disparte o se non andiamo affatto?) sugli spalti del PalaArcella accanto ad uno splendido cinquantenne con i capelli ossigenati e vestito come uno studente delle scuole medie (ci hanno detto essere tal Ringo, noto dj e profugo di qualche isola di presunti famosi), quando Giulia, conversando con Massimo Zilio dell'ufficio stampa, ha detto di conoscerci unicamente di fama. Ringo si è voltato baldanzoso, credendo si parlasse di lui...
Torniamo a noi. Non vogliamo leggere epitaffi, anche se siamo i primi - e come potrebbe essere altrimenti? - ad ammettere che la situazione è sempre più complicata. Raggiungere l'agognato traguardo diventa un'impresa molto ardua, ma proprio Verona - ricordiamo sempre che gioca con una formazione dall'equilibrio tattico misterioso - dimostra che nessuna gara è impossibile. La trasferta di Cuneo è stata anticipata a sabato per evitare di cadere nel blocco totale del traffico. Stateci vicino: sarebbe ora di bloccare pure la serie di sconfitte.
Il Monday night del PalaBernhardsson premia la Tonno Callipo Vibo Valentia, vittoriosa per tre a due sui ragazzi dell'Antonveneta, ma sorride anche Verona che vede le altre due contendenti per la salvezza dividersi la posta in palio e non scappare in classifica.
Gli spalti sono gremiti. Bene ha fatto la società a non cedere alla tentazione dell'ingresso gratuito per tutti perché forse dalla Calabria sarebbe giunta ben più di una cinquantina di tifosi. I supporters giallorossi meritano un plauso per la loro presenza chiassosa e colorata (e corretta), ma anche i padovani hanno dimostrato di voler bene alla società e di tenere all'A/1, incitando a gran voce e senza pause Tovo e compagni.
Il SempreVolley paga ancora una volta un dazio altissimo all'inesperienza collettiva, cedendo nei finali tirati e conquistando invece con relativa facilità i parziali in cui riesce a prendere subito qualche punto di vantaggio. Maiuscola la prova di due atleti che talvolta raccolgono lo scetticismo di alcuni sedicenti esperti: Pampel e Garghella hanno estratto dal cilindro probabilmente una delle loro migliori esibizioni stagionali, ma ancora una volta si è visto che in un collettivo privo di un'individualità trascinante tutte e sette le componenti del motore devono girare a pieno regime per poter far andare avanti la macchina. In tutta sincerità non ci sentiamo di rimproverare nula di specifico all'Antonveneta (certo, vediamo anche noi quando quel giocatore o l'altro incappano in una serata no), se non constatare che la coperta a volte risulta un po' cortina. La squadra del presidente Callipo non ci ha impressionato (ruolo per ruolo è forse l'unica contro cui i nostri sulla carta partono in vantaggio), ma alla fine non ha rubato assolutamente nulla, anzi.
Non ha portato fortuna la presenza in tribuna di tanti ex, osservatori interessati o semplici appassionati con ancora nel cuore i colori bianconeri. C'erano Tomalino, Bontjie, Meszaros, Veres, Vianello, Travica e pure Mauro Berruto: l'allenatore del fu Giotto Padova (che forse vedremo per qualche giorno guidare i granata del calcio al posto di Alberto Zaccheroni, in attesa di risedersi su una panchina di volley, probabilmente proprio sotto la Mole) sperava di portare fortuna ad una realtà cui è ancora legato e alla fine ha rassegnato le dimissioni da spettatore.
Non è servito nemmeno sperare che si chiudesse il cerchio di vittorie del volley padovano dopo la bella affermazione del Megius sulla più quotata Scavolini Pesaro. Le ragazze di Micelli domenica hanno vinto grazie ad una superba prova collettiva , sotto gli occhi nostri e di parecchi giocatori e rappresentanti del Sempre Volley. Obbligatorio ringraziare da queste righe la gentilezza della società "cugina", che ci ospita sempre con affetto e disponibilità, e in particolare Giulia della segreteria che ci ha regalato - nella nostra misera vita (sempre più amara da quando abbiamo scoperto che nemmeno il flipper è terreno di soddisfazioni) - una delle gratificazioni più belle. Eravamo anonimamente seduti (nannimorettianamente ci si nota di più se andiamo e ce ne stiamo in disparte o se non andiamo affatto?) sugli spalti del PalaArcella accanto ad uno splendido cinquantenne con i capelli ossigenati e vestito come uno studente delle scuole medie (ci hanno detto essere tal Ringo, noto dj e profugo di qualche isola di presunti famosi), quando Giulia, conversando con Massimo Zilio dell'ufficio stampa, ha detto di conoscerci unicamente di fama. Ringo si è voltato baldanzoso, credendo si parlasse di lui...
Torniamo a noi. Non vogliamo leggere epitaffi, anche se siamo i primi - e come potrebbe essere altrimenti? - ad ammettere che la situazione è sempre più complicata. Raggiungere l'agognato traguardo diventa un'impresa molto ardua, ma proprio Verona - ricordiamo sempre che gioca con una formazione dall'equilibrio tattico misterioso - dimostra che nessuna gara è impossibile. La trasferta di Cuneo è stata anticipata a sabato per evitare di cadere nel blocco totale del traffico. Stateci vicino: sarebbe ora di bloccare pure la serie di sconfitte.
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